Storia con più infamia che lode.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
Ancora una volta GdG ci propone il "suo" Dylan personale, ovvero un semplice spettatore che non influenza minimamente gli eventi.
Dopo tanti e tanti albi, ormai bisogna rassegnarsi. E' chiaro che il Dylan di GdG non fa mai niente.
Non ha mai fatto niente.
E non farà MAI niente.
Tranne, si intende, ciondolare e rimuginare banalità.
Il suo peso narrativo è zero, la sua presenza pretestuosa ed evanescente. Al suo posto, potrebbe benissimo esserci un qualsiasi signor Mario Rossi trovatosi a passare per caso nei pressi dell'albergo e obbligato a fermarsi perchè la macchina si è guastata.
Anzi, Mario Rossi sarebbe stato preferibile. Almeno non avrebbe squadrato tutti dall'alto verso il basso, trinciando giudizi a ogni piè sospinto, menando cazzotti a caso sul primo che passa...
A parte il modestissimo utilizzo di Dyd, la storia ha ben poco da offrire.
E' un remake di roba già vista, come giustamente segnalato. Succede molto poco e quel poco è noioso.
Le 'morti' in stile 10 Piccoli Indiani non creano nessuna tensione (tanto noi lettori sappiamo benissimo che, in questi casi, puntualmente sopravvive il solo Dylan). Tutto è ovvio, pesante e fastidiosamente pretenzioso.
Freghieri si limita al minimo sindacale, ma non mi stupisce che questa roba non lo ispirasse.
Voto : 5