<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Alias</i>
<br />Green Day:
<b>5) Pensi che, se una persona non comprenda un tuo passaggio, possa essere anche un pò colpa tua?</b>
Certo, se io NON VOGLIO che il passaggio venga compreso è indubbiamente colpa mia. E' altrettanto ovvio, a mio avviso, che se non voglio che un passaggio venga compreso una ragione c'è. Un certo signore che gira da queste parti, tale Juan Galvez ([;)]), che non ama molto le mie storie, una volta mi accusò (a torto o a ragione lo lasciamo decidere ai posteri) che io "usurpavo" al lettore la possibilità di immaginarsi a suo piacere le mille interpretazioni che poteva contenere per l'appunto un passaggio, una scena o un'intera storia. <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Uh, ciao Paola [:D].
No, chiariamo un momento un paio di aspetti. A me le tue storie (generalmente) piacciono, quale più e quale meno, cosa che capiterà anche a te. Ci sono state quelle dell'"apprendistato" fumettistico che, obiettivamente, erano un bel po' farraginose nella forma; poi hai preso la mano. Fin troppo, secondo me, fino a piegare il personaggio oltre il limite di guardia, oltre l'interpretazione personale di ciascun autore, che per un personaggio seriale trova il suo confine in una griglia di aspetti e caratteristiche condivise tra i suoi autori ed i suoi lettori, e che assumono tanta maggiore rilevanza e rigidità quanta più è l?inerzia (le storie esistenti) del personaggio. Cambiare degli aspetti profondi del personaggio, e forse peggio se non in modo costitutivo ma soltanto occasionale e quindi confusionale, vuol dire renderlo diverso da ciò che è. E? una constatazione, non un??accusa? [;)]. Come era una constatazione e non un??accusa? quella dell?usurpazione, riferita in particolare a storie ben determinate. Il passato del personaggio ? taluni suoi aspetti individuati ? fa parte di quella trama, quello schema di dati che compongono il mosaico che prende nome ?Dylan Dog? e senza i quali il mosaico muta. Leggere ed apprezzare le tue storie e poi trovarvi un personaggio che si chiama Dylan Dog ma non è riconoscibile come tale: è questo che constato spesso. Il fatto che quelle storie siano generalmente buone e interessanti da leggere, ma ?sbagliate? per il personaggio (si prega di notare le virgolette [:D]), rende la lettura spesso esasperante.
Dylan Dog, e i personaggi bonelliani in genere, non hanno spazi dove vivere degli ?elseworld?: Alfredo Castelli lo fece con Martin Mystère nei primi almanacchi del mistero, poi immagino che sia arrivata l?indicazione di normalizzare la testata, e si sprecò un?occasione; ci riprovò sempre sugli almanacchi, con il Docteur Mystère, fino al nuovo stop. Per Dylan, i tanti specialigigantialmanacchimaxi potrebbero, invece che limitarsi a duplicare fiaccamente la serie regolare, (ri)trovare una propria specificità, anche con la strada di storie <b>dichiaratamente</b> fuori della <i>vita</i> del personaggio. Elseworld. Dove si potrebbe tendere molto di più l?elastico della personalità dei personaggi e riscriverne più liberamente il passato ed il presente, giustamente alternativi. O sovrapporsi più invasivamente al personaggio senza snaturarlo. Una extraterritorialità, non uno spazio circoscritto.
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<br />Green Day:
<b>6) Dylan Dog è un fumetto o è indirizzato ai laureati in filosofia?</b>
E' un peccato che questa domanda si basi su una nota di disprezzo. Ovvero che, parafrasandola, un laureato in filosofia non si potrebbe mai abbassare a leggere un fumetto. Il fumetto sarà arte povera ma è pur sempre arte. Arte che ha toccato vertici più alti della letteratura, in certi casi (Galvez, se sbaglio mi corregga.
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Né più alti né più bassi, direi. In fondo, letteratura e fumetto (e cinema, e teatro?) sono aspetti che differiscono nella forma di uno stesso fenomeno: la narrazione. Ed è sul contenuto, su ciò che si narra, che si fa la differenza.
V.
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