rimatt ha scritto:
Grazie, sempre interessante leggere questo genere di considerazioni. Aggiungo che, tra le tue ispirazioni grafiche, Magnus mi sembra il più evidente, perlomeno in questa più recente fase della tua carriera (ed è un complimento, va da sé: si vede "dietro", in disegni che peraltro sono immediatamente identificabili come tuoi).
E' sì un complimento, e ti ringrazio per l'accostamento! Magnus mi ha "flashato" in tenera età, in effetti. Tra le primissime cose che leggevo da bambino, era spuntato non so come un numero di Alan Ford. Il gusto per il grottesco, che lì era eclatante, e per lo sfottò dei "tipi umani" tipico della collana era una rivelazione vera e propria, per me. Un'epifania alla quale sono rimasto agganciato per sempre. Naturalmente, mi ingozzavo anche di tanto altro, ma scegliendo sempre in relazione a quella chiave grottesca che Magnus e Bunker mi avevano seminato nell'anima. Soprattutto, quella capacità meravigliosa di raccontare un personaggio con una o due vignette, donandogli un'anima unica e irripetibile. Cavazzano, inoltre, era l'autore Disney nel quale mi ritrovavo meglio. Non a caso, è a tutt'oggi il disenyano più rivoluzionario che ci sia mai stato. Ricordo che quando, a inizio carriera, avevo tentato di entrare in Disney, mi ero presentato con una montagna di bozzetti e tavole ispirate chiaramente a Cavazzano, sebbene interpretate in chiave personale. Giovan Battista Carpi era l'allora direttore della Scuola Disney, ed era uno "scarpiano" di ferro: pulitissimo, moderato, rispettosissimo dei canoni storici. Mi criticò aspramente i disegni, ritenendoli molto ben fatti ma preoccupanti, in quanto con essi dichiaravo la mia appartenenza a una scuola di pensiero (cavazzaniana) che per lui era pura eresia. Il resto è una favola a sè, che ti racconterò se avrai voglia di sentirla. In ogni caso, ormai il mio segno si stava formando, e con esso anche la mia idea di racconto a fumetti. Magnus germogliava e fioriva. Rispetto a lui, però, credo di aver assorbito anche molto altro. Magnus è iconico anche per una certa fissità che lo contraddistingue: le sue scene d'azione non sono mai veramente "in movimento". Quando voleva sottolineare la velocità del gesto usava le linee cinetiche (che io non uso quasi mai). Aveva delle posture standard per i personaggi che si ripetevano identiche sia che stesse disegnando una storia d'impianto realistico (ad esempio "Lo Sconosciuto") e sia che stesse divertendosi con Alan Ford. Certi villain era possibile prenderli dallo sconosciuto e trasferirli in Alan Ford senza problemi. Inoltre, aveva una evidente idiosincrasia per certi elementi di scena, mai nascosta: le automobili se le inventava e la loro prospettiva spesso zoppicava, così come i cavalli (o gli animali in genere). Non tutti sanno che per il Texone, Magnus si era avvalso dell'aiuto insostituibile di Giovanni Romanin che gli aveva disegnato tutti i cavalli, proprio perchè quelli di Magnus erano troppo comici, grotteschi e dall'anatomia un po' avventurosa. Rispetto a lui, penso di aver ampliato la gamma di possibilità espressive cambiando il mio segno a seconda del tipo di storia a cui di volta in volta mi dedico, mantenendo comunque una certa personalità. Ma fare paragoni tra me e il Maestro Roberto Raviola, sarebbe come mettere a confronto un virtuoso chitarrista attuale con Santana o Jimi Hendrix: loro si stavano inventando un modo di suonare la chitarra, con suoni mai sentiti, mentre i chitarristi di oggi trovano ogni strada già in qualche modo percorsa da altri, limitandosi a "rifare", magari anche con una forte dose di personalità.