Il caso Dylan Dog
Trascrizione tratta dal programma “Antistoria del fumetto italiano, da Pazienza a oggi” andata in onda il 24 giugno 2004 su Cult Italia Network.
Scritta sul video:
Dylan Dog di Sclavi
contiene vizi e virtù del fumetto
…pietra di paragone
forse suo malgrado
Tiziano Sclavi:
Erano i primi anni settanta, mi ricordo ci siamo conosciuti di straforo a Lucca, c’era la fiera del fumetto. Ci andavo come appassionato e c’era Castelli che era un mio idolo e lui ha cominciato a vedermi.
Ho cominciato a fare dei racconti gialli per il Corriere Dei Ragazzi diretto da Francesconi, che poi sono stati il mio primo libro publicato da Bietti, una casa editrice che non esiste più da molti anni, ma qualcuno se la ricorda. E’ uscito quando avevo diciotto o diciannove anni, un record.
Altai e Jonson è stata la mia prima serie firmata e da li’ è nato un po’ tutto. Nella mia memoria avevo inventato delle storie hard boiled, tipo Chandler , delle storie serie, poi quando ho visto il disegno di Cavazzano , formidabile, ho detto “Qui devo cambiare!”, quindi ho virato non sul comico, ma sull’ironico, divertente.
Ne abbiamo fatte tante, sono pubblicate anche adesso.
Cavazzano meritava una fama europea se non mondiale, comunque faceva Topolino. Mi ricordo una volta a Lucca in cui il megadirettore galatttico come direbbe Fantozzi gli ha rimproverato: “Lei non fa Walt Disney, lei fa Cavazzano. Lei deve fare Walt Disney!”. Questo mi è rimasto impresso.
Come vedi a differenza di Dylan Dog bevo, fumo, faccio tutto il contrario di Dylan Dog.
Il maggiolino è stata la mia prima macchina. Il maggiolino in versione cabriolet è diventata anche la macchina di Dylan Dog.
Mi piaceva molto, anche se devo dire all’epoca era la macchina che non avrei dovuto comprare perché per le mie idee politiche non l’avrei dovuta comprare: all’epoca era la macchina dei giovani fascisti.
E’ importante per tutti i personaggi seriali avere dei punti fissi, più sono meglio è.
Dylan Dog su questa scrivania fa delle cose , ha il galeone che io ho giu’ in cantina, ma ce l’ho, guarda i rapporti che gli da’ Bloch, ci lavora insomma, per cui sono elementi essenziali. Lo stesso per le poltrone, avrei voluto mettercene molte di più ma ci sono difficoltà tra i vari disegnatori.
Carlo Ambrosini:
Il lavoro di serie fatto come si fa da Bonelli, prevede che il materiale narrativo e letterario deve essere maneggiato da disegnatori con personalità differenti, con competenze e gusti diversi, per cui un personaggio ha tante sfaccettature: ognuno ne fa una lettura personale o coglie un aspetto piuttoso che un altro.
Nel corso del tempo, lo sceneggiatore che deve gestire un parco di dodici o tredici disegnatori arriva a capire che sintonia ha col disegnatore col quale lavora.
Tiziano Sclavi avrebbe preferito un disegnatore lento, che disegnasse come i geroglifici egiziani, in realtà questa è una cosa abbastanza impossibile anche se qualche sceneggiatore si picca di trovare un codice in cui non ci sia la mano e il temperamento del disegnatore. Però questa io la pavento come una sciagura, per fortuna esistono delle personalità e devono essere rispettate.
Tiziano Sclavi:
Dylan Dog è stato creato da me, ma discusso molto con Bonelli e con Canzio. Il fatto che lui suoni il clarinetto è ovviamente copiato da Sherlock Holmes, che suona il violino.
C’e’ un prologo in cui succede qualcosa di straordinario, horror, fantastico, poi c’è un cliente, o meglio una cliente che va da Dylan Dog. Lui indaga, intanto succedono altre cose incredibili, ci sono intermezzi con Groucho, si dovrebbe dire “graucio” ma dico “grucio” anche perchè è un sosia di Groucho Marx per cui lo chiamiamo “grucio”. Poi altre indagini e si risolve la cosa. Questo è lo schema narrativo. Ovviamente In ogni numero dobbiamo trovare delle variazioni sennò è sempre uguale.
Mi ero imposto una battuta ogni volta che appare Groucho, è una cosa un po’ difficile anche perché quando avevo cominciato non avevo tante risorse. Adesso c’e’ internet dove mi dicono, io non l’ho mai fatto, che tu in un motore di ricerca scrivi “freddure” e ne trovi mille. Io no, io me le dovevo inventare oppure, tra virgolette, copiare da quel poco che avevo. Devo dire che Groucho è molto difficile da gestire.
In tutto lo schema narrativo bisogna trovare sempre nuove variazioni sennò diventa l’ispettore Derrick, diventa sempre uguale!
E’ sempre piu’ difficile trovare delle battute e delle variazioni su questo schema. A volte lo schema viene completamente stravolto è ed giusto che sia così. Ho fatto storie come “Storia di nessuno” poiuttosto che “Morgana”, che hanno contribuito enormemente al successo, parlo del successo economico di Dylan Dog, e vendere un milione di copie.
Queste sono storie pazzesche, alla Joyce, se le rileggo oggi non ci capisco più niente, eppure sono piaciute.
Preferiso trovare l’ispirazione nei “Buddenbrok” piuttosto che un romanzo di Stephen King e trasformarlo e farlo…così… se sapessi spiegarlo…
Se vedo una commedia, adesso non viene in mente un titolo, mi viene un titolo, mi viene in mente di introdurci elementi horror sempre come commedia e farne una storia.
Dylan Dog è uscito nel ’86 ma è nato nel ’84. Allora avevo una grande passione per l’horror anzi nuovo horror; splatter, slasher.
Oggi non lo condivido più anche perché se ne fanno pochi di belli.
Per quanto mi riguarda abbiamo deviato sempre di più verso la commedia alla “Arsenico e vecchi merletti”, o addirittura verso la commedia pura senza elementi horror.
Carlo Ambrosini:
Se noi possiamo permetterci qualche sorta di libertà adesso, che non sia strettamente legata ai canoni dell’intrattenimento avventuroso, lo dobbiamo a Dylan Dog che si è permesso di scomodare elementi come l’inconscio, l’incubo, i sogni, per cui usando materiali umorali legati alla sua sensibilità.
Parlava sempre dell’antieroe, ma quello è l’antieroe per eccellenza: un personaggio legato sempre dalle sue paure.
In qualche modo sublimava riuscendo a trovar l’approccio giusto, aveva quella malattia giusta, quel personaggio timido che cercava di sfuggire dalle bollette del telefono, del gas per andare a scoprire dove era il cadavere sumero nella casa infestata per esempio.
Tiziano Sclavi:
Non ho tutte le sue qualità, non ho la sua bellezza, la sua capacità di avere tante fidanzate, adesso comunque sono sposato e non posso più averne. Ha molto di me dal punto di vista, uso una parola grossa, “ideologico”, non molto di me dal punto di vista della vita, non ho mai avuto una vita così.
Come prima idea era nato in maniera totalmente diversa: era un detective alla Chandler, molto triste, molto banale. Devo dire che grazie alle discussioni in redazione con Bonelli e Canzio, l’abbiamo trasformato, reso diverso: gli abbiamo dato una spalla che non era prevista, Groucho non era previsto, era un personaggio solitario, il classico detective col cappello pieno di pioggia che andava per la strada coi vapori che salgono dai tombini.
Devo dire una cosa che mi costerà il posto. Questo purtroppo è un luogo comune dei fumetti, del cinema, misteriosamente ad un certo punto i lettori vogliono sapere il passato del personaggio. Io sono contrario a farlo pero lo ha fatto Indiana Jones, lo devo fare pure io! Gli ho costruito un passato un po’ fantasy, in questo senso il n.100 è molto fantasy è un passato aperto a qualsiasi cosa, potrebbe essere andato così piuttosto che in un altro modo.
Però, personalmente, sono per il personaggio senza passato, avrei preferito che rimanesse più misterioso.
Dopodichè ci sono episodi del suo passato che mi piacciono come “Il lungo addio”. Altri episodi non mi interessano, questa storia di Xabaras… francamente…
Anch’io ho fatto delle storie non dico politiche, ma sociali, però non è compito del fumetto fare queste cose: è difficile, molto difficile farlo.
Devi metterti lì e fare il Pazienza della situazione, ma in una serie popolare non è il tuo compito, non è quella la sede per attaccare Tony Blair piuttosto che Berlusconi.
“Caccia alle streghe” è un numero di cui vado fiero, ma non è piaciuto a nessuno. Era l’epoca in cui c’erano molti imitatori di Dylan Dog. Dylan Dog ha dato la stura a una serie infintita di imitazioni non dico brutte, però molto forti, molto più splatter.
Questo ha provocato addirittura un’interrogazione parlamentare in cui devo dire, Dylan Dog non ci è mai entrato. In tutta la polemica sui fumetti splatter, sanguinari, Dylan Dog non è mai stato nominato né dai giornali né in questa interrogazione parlamentare. Mi ha fatto particolarmente dispiacere che uno dei firmatari di questa interrogazione parlamentare fosse Luciano Violante.
Nei primi anni ottanta c’era questa divisione tra fumetto d’autore e fumetto popolare che mi dava fastidio tremendo. Una delle prime cose che ho voluto fare con Dylan Dog è rompere questa divisione. E devo dire, non lo dico io, ci sono riuscito.
Oscar Cosulich (critico):
Adesso non esiste più una sigla di tendenza, non esiste una rivista di tendenza, esistono gli albi a fumetti della Bonelli, della Disney che vanno più o meno bene a seconda delle testate, che hanno avuto una modifica, sono stati cambiati anche loro da questa evoluzione. Una volta c’era una distinzione netta: fumetto d’autore, Linus e dintorni, fumetto seriale, Bonelli e dintorni. C’e ‘stato per questioni di sopravvivenza ma anche per questioni di stile, un mescolamento tra questi due mondi per cui alcune storie seriali sono assolutamente d’autore, non soltanto perché Toppi ha disegnato Nick Raider o ci sono stati autori come Saudelli e Cossu che hanno fatto Nathan Never, è che un personaggio come Sclavi o Alfredo Castelli sono stati in grado di dare un quid in più al fumetto seriale tanto da renderlo assolutamente paritetico a quello d’autore.