Dylan Dog: l’evoluzione della specie
Dylan Dog:L’evoluzione della specie
Signori e Signore, buonasera.
Ciò che vi faremo vedere in questa pagina è frutto di anni ed anni di ricerche.
Come è nato Dylan Dog? Beh, se avete già letto le FAQ, ma non credo perché molti ancora mi vengono a dire che ho sbagliato a scrivere la tariffa (la quale è di 100 sterline al giorno più le spese giuda ballerino!!), già sapete pressappoco la sua storia.
Bene, dovete sapere che nel 1985 la Bonelli assorbì una piccola casa editrice chiamata “L’isola Trovata” che in pochi anni di pubblicazione si era distinta per il suo coraggio e la sua forza innovativa proponendo una nuova generazione di bravissimi autori.
Insieme ad essa la Bonellì assorbì anche la “Orient Express”, una rivista prestigiosa caratterizzata dall’alta qualità con cui veniva redatta e dall’elevata libertà di espressione che veniva data agli autori, liberi di sperimentare narrazioni atipiche, fuori dai normali canoni “popolari”.
Tra gli autori della Orient Express c’era un certo Tiziano Sclavi che nel frattempo stava elaborando una storia da realizzare insieme a Claudio Villa (il disegnatore).
La Orient Express purtroppo venne chiusa e il progetto andò in fumo. Sclavi ne approfittò per rielaborare il soggetto di quella storia e ampliarlo proponendo alla Bonelli un personaggio, un cacciatore di vampiri (con meno sex appeal di Buffy) le cui storie erano caratterizzato dallo splatter, dalla presenza e di una spalla comica basata sull’indimenticabile Marty Feldman, che tutti ricordiamo per aver interpretato l’assistente gobbo di Frankenstein Junior. Gobba?!? Quale gobba?!?!
E’ da sottolineare che Claudio Villa realizzò nel 1985 una serie di tavole per fissare l’aspetto di Francesco Dellamorte, che può essere considerato un antenato di Dylan Dog allo stesso modo in cui possono essere considerate nostre antenate le scimmie.
Uno dei primi studi di Claudio Villa riguardante i personaggi di Francesco Dellamorte e Gnaghi, protagonisti del libro “Dellamorte Dellamore”. Tavole datate 1985\1986
Francesco Dellamorte visto da Giovanni Freghieri nell’albo speciale numero 3 “Orrore nero” ,1989
Questo è Gnaghi visto da Freghieri nell’albo “Orrore nero” del 1989
Per la caratterizzazione di Dylan Dog, Sclavi delle indicazioni precise a Villa e gli suggerì di ispirarsi ad attori come Jack Nicholson e Richard Dreyfuss. Inizialmente Villa si ispirò ad un ballerino dall’aspetto molto latino, Antonio Gades e ne uscirono fuori i seguenti schizzi.
Primo esempio di homo dylaniatus nato dalla matita di Claudio Villa, ispirato ad Antonio Gades. A quei tempi Sclavi aveva in mente un detective privato chandleriano, tenebroso, solitario, senza una spalla comica, alla Marlowe. E come Marlowe era newyorchese.
Ancora l’homo dylaniatus mentre pensa. E’ il tipico atteggiamento da “bel tenebroso” che lo caratterizzerà in futuro.
Lo studio di Claudio Villa si conclude con questo profilo.
Infine vi mostriamo l’homo dylaniatus mentre si procaccia il cibo uccidendo mostri.
Da notare che ha indosso la divisa che lo caratterizza anche nei nostri giorni: giacca nera, camicia rossa (che diventa bianca nelle tavole in bianco e nero), sempre portata fuori dai jeans, in un atteggiamento di ribellione tipico dei suoi tempi.
Ma come ha detto Villa, Sclavi tagliò corto e disse “Dylan Dog è Rupert Everett”. Gli consigliò di andare a vedere un film intitolato “La scelta”, che credo sia la traduzione italiana di “Another Country” e finalmente Dylan Dog assunse l’aspetto che conosciamo fissato nelle seguenti tavole:
Dylan Dog si evolve: dopo aver visto il film con Rupert Everett, Villa definisce l’aspetto che verrà utilizzato come modello anche dagli altri disegnatori.
Anche Groucho ha subito un evoluzione, prima di lui era stato scritturato come ho già detto Marty Feldman, lo riconoscete? Lupo Ululì…castello ululà….
Secondo me la scelta e’ stata azzeccatissima, la comicità di Groucho è più immediata e si basa come nel vero Groucho, su incredibili giochi di parole che permettono di realizzare in poche vignette delle gag incredibili.
Con questo si conclude l’incredibile storia della nascita di un mito che ormai fa parte della cultura italiana.