Dylan Dog 200: conclusioni
Dylan Dog e il numero 200
Conclusioni. Pareri positivi e negativi sul numero 200.
Io sono l’uomo dei fumetti.
Lo conoscete? E’ un personaggio della serie televisiva The Simpsons. Non ha un nome, gestisce una fumetteria a Springfield in cui Bart va a comprare L’uomo Radioattivo, è un fan di Star Trek, Xena, Guerre Stellari. Se uno sceneggiatore commette qualche errore, non riesce a fare a meno di dirlo a tutti… tramite internet naturalmente.
Matt Groening, il geniale creatore dei Simpsons, ha ritratto così lo zoccolo duro dei fan del suo cartoon.E’ una spietata satira contro l’eccessivo fanatismo dei fan che ne hanno decretato il successo. Matt Groening sputa nel piatto in cui mangia, se la prende coi fan, con la Fox, ci ha insegnato che nessun aspetto di un prodotto di successo va lasciato inesplorato.
Anche Dylan Dog ha un suo zoccolo duro di fan. Sono ragazzi, ormai trentenni e forse più, che per caso o per curiosità hanno acquistato Dylan Dog sin dal numero uno, oppure lo hanno scoperto, come me, intorno al 1990, l’anno del boom e della crescente fama.
Io sono tra di essi, sono l’uomo dei fumetti quindi,uno dei tanti, un quasi trentenne (ma ne dimostro meno, giuro) che non può fare a meno di dire la propria opinione tramite internet. Quindi mi sono iscritto a tutti i più importanti gruppi di discussione e altrettanti ne ho fondati e portati avanti grazie a questo sito.
La mia opinione è opinabile, permettetemi la ripetizione. E mai come questa volta i fan di Dylan Dog si sono divisi sul numero 200, e come direbbe Groucho: dalla pancia in su, è piaciuto molto, dalla pancia in giù, no.
I commenti sui disegni sono passati in secondo piano rispetto alla sceneggiatura. Tuttavia nessuno ha messo in dubbio la qualità delle tavole di Bruno Brindisi, che probabilmente è il più apprezzato, sicuramente il meno discusso, disegnatore dylaniato. Qualche riserva sulla colorazione però, ottima senza dubbio, ma i sostenitori del bianco e nero hanno espresso la loro perplessità affermando che il colore non sposa bene il tratto di Brindisi e gli toglie espressività.
Le attese però, erano tutte concentrate sulla storia.
A distanza di un mese dall’uscita e dopo aver letto decine e decine (forse un centinaio) di email e svariate recensioni, ho trovato giusto riassumere in un articolo tutto ciò che è stato detto, nel bene e nel male.
Resta di stucco….dov’è il Barbatrucco?
(pareri negativi dei lettori)
La Barbato in questo numero ha dimostrato di aver imparato il mestiere dello sceneggiatore di fumetti.
La sua scrittura è veloce, rapida, scorre liscia fino all’ultima tavola senza particolari problemi.
Questo è un lavoro fatto da una brava professionista. Poi è stato inevitabile il confronto coi suoi precedenti lavori in particolare Lo specchio dell’anima, ma anche Il sonno della ragione: albi complessi, molto complessi, finali verbosi ma accattivanti, con un continuo scambio di ruoli tra i personaggi.
Nel Numero 200 tutto questo non c’è, non c’è nessun Barbatrucco, come li chiamo io. Il numero 200 è un complicatissimo puzzle di eventi e autocitazioni che la Barbato è riuscita a comporre senza quel particolare estro creativo che ha caratterizzato le sue opere precedenti. Alcuni pezzi sono incastrati a forza, ma alla fine il puzzle è stato composto a regola d’arte, nonostante sia evidente che le 98 pagine non erano sufficienti, e molti aspetti, come l’alcolismo di Dylan ad esempio, sono stati trattati superficialmente, lasciando insoddisfazione a chi pretendeva invece un lavoro più corposo, spiegazioni complesse all’altezza della complessità della psicologia del protagonista. Complessità che nel corso della serie è venuta meno, purtroppo.
La psicologia di Dylan Dog, già messa a dura prova dal complesso edipico del numero 100, ha subito un ulteriore appiattimento a causa delle continue spiegazioni di cui è pieno il numero 200. Era davvero necessario spiegare il motivo per cui Bloch tratta Dylan Dog come un figlio? Era necessario dire che Lillie è la donna che Dylan cerca in tutti i suoi flirt? No, non era necessario, soprattutto perché la storia di Bloch e il figlio non è originale, anzi direi che è tra le più sfruttate di tutte, e perché dire che Lillie è la donna che Dylan cerca in ogni altra donna di cui si innamora, è un errore, forse non evidente, ma è comunque un’ulteriore dimostrazione di come la psicologia del personaggio sia ormai allo sfacelo.
Il complesso edipico che sta alla base della quadrilogia di Xabaras e Morgana è più che sufficiente per spiegare i motivi per cui Dylan non riesce ad avere un rapporto maturo con le donne. I suoi rapporti sono sempre costantemente adolescenziali e immaturi, egli stesso si definisce un liceale innamorato, rendendosi inconsciamente conto dei propri limiti. L’amore verso Bree Daniels, irrazionale e tempestoso come quello di un qualsiasi quindicenne, ne è la rappresentazione più esemplare.
Il lungo addio, senza troppi fronzoli narrativi ma più direttamente, proietta Dylan Dog nell’età della sua adolescenza e gli fa vivere un amore incompiuto, che si perde nei silenzi di una parola mai detta. Tutto questo è venuto meno col passare degli albi e del tempo.
Questo è un albo da ricordare senza dubbio, ma non dai critici, non farà parte della storia del fumetto come lo sono L’alba dei morti viventi o Memorie dall’invisibile. Quest’ albo verrà ricordato da chi dovrà rispondere a domande sul passato di Dylan Dog: dove ha comprato il galeone, il campanello, come ha conosciuto Groucho…
Sapere queste cose non è indispensabile, a meno che non si voglia partecipare ad un quiz televisivo.
Un albo degno del miglior Sclavi!!
(pareri positivi dei lettori)
Una cospicua fetta di fan, la stragrande maggioranza, si è trovata entusiasticamente convinta che il numero 200 sia tra i migliori albi della serie, un albo che non ci fa rimpiangere neanche il miglior Sclavi.
La voglia di conoscere il passato di Dylan Dog, sapere in che modo è uscito dall’alcolismo, dove ha acquistato il suo famoso maggiolino, il galeone, soprattutto il motivo per cui Bloch è tanto affezionato a quello scapestrato investigatore che gli crea tanti grattacapi e mette a rischio la pensione, è il motore che ha fatto sgorgare calde lacrime a molti affezionati fan.
Il numero 200 risponde a tutti questi interrogativi, lo fa con destrezza e abilità, ricomponendo un puzzle complicato con una sceneggiatura scorrevole e intesa: Paola Barbato ha ormai raggiunto la maturità professionale necessaria per scrivere un numero importante di una testata importante. Nel corso del tempo è riuscita ad imparare sul campo il mestiere dello sceneggiatore, e possiamo sicuramente affermare che è molto di più di una promessa nel mondo dei fumetti.
Particolarmente suggestivo e commovente il rapporto tra Virgil, il figlio di Bloch e suo padre. Si scopre qualcosa che nessun lettore aveva in mente: Bloch era un pessimo padre di famiglia. La sua totale incapacità di educare e dare affetto al figlio è stata costantemente sostituita dal lavoro a Scotland Yard. Bloch trascinava a casa il lavoro come fosse la coperta di Linus, per non dover adempiere agli obblighi di padre.
La moglie, morta di cancro presumibilmente, è quasi totalmente assente dalla vita del commissario. Non viene neanche raffigurata in viso, la sua presenza nella sua vita è passiva, forse ingombrante.
Apprezzatissimo dagli appassionati di fumetti, la citazione ad uno dei più grandi, forse il più grande autore italiano: Andrea Pazienza, voluta da Brindisi e accettata con entusiasmo da Paola Barbato e da Tiziano Sclavi. Virgil è disegnato col volto di un suo personaggio: Andrea Zanardi. Lui e i suoi amici (con addirittura Andrea Paz) vengono ritratti durante una rapina.
Particolarmente in forma il caro vecchio Groucho. Il nuovo incontro tra Dylan e Groucho avviene in maniera davvero divertente: Dylan viene assunto da una signora convinta che nella sua casa vi siano fantasmi. Dylan si accorge che in un baule c’è qualcosa, lo apre, e vi trova niente di meno che Groucho! Dylan, che si sentiva un po’ deficiente ad investigare su casi paranormali (finezza psicologica bellissima), e Groucho che nel baule passava la nottata, si spaventano a morte.
La sequenza del loro nuovo incontro è memorabile.
Groucho è presente in tutta la storia, dice moltissime battute e soprattutto, aiuta Dylan a non cedere all’alcol.
Questo albo verrà letto, e riletto. Sarà consumato dai fan come è successo con Il lungo addio oFinché morte non vi separi. E ad ogni lettura, sarà difficile trattenerci dalla commozione.
Vedremo Groucho, Dylan e Bloch diversamente. Quando leggeremo i prossimi numeri, ci soffermeremo sui loro volti e ricorderemo inevitabilmente il loro triste passato. Tutto sarà diverso da ora in poi, e noi fan che aspettiamo impazienti che Dylan Dog esca in edicola, sentiremo questi personaggi sempre più vicini.