Dal fumetto al grande schermo
La Platinum Studios è la compagnìa che ha originariamente acquisito i diritti per fare un film su Dylan Dog.
Il regista, Kevin Munroe, e il vicepresidente per lo sviluppo della Platinum, Dan Forcey, ci parlano dei cambiamenti che hanno apportato per trasportare Dylan Dog sul grande schermo.
La storia del film Dylan Dog: Dead of Night non è ispirata a nessun volume della serie a fumetti, nello specifico. Tuttavia, siamo rimasti fermamente fedeli allo spirito del classico personaggio creato da Tiziano Sclavi.
Come nel fumetto, Dylan Dog è uno squattrinato “Indagatore dell’Incubo” ancorato alla tradizione classica dell’horror, con una vena di surrealismo ed una retorica anti borghese. È un amante, non un combattente. Il mondo in cui vive è pieno di mostri. Indossa quasi sempre gli stessi abiti. E lo vediamo suonare il clarinetto e passare il tempo libero con belle donne.
Il personaggio originario è anche un mix di vari generi (horror, azione, dramma, commedia). Così, quando abbiamo bilanciato bene questi toni differenti, l’obiettivo era quello di mantenere sempre reale e credibile il tutto. E, come nel fumetto, anche qui troverete alcuni riferimenti alla cultura pop.
Lo studio e il regista hanno trovato una risorsa straordinaria in Gioy Demarco. Gioy è italiana ed è cresciuta leggendo Dylan Dog in Italia. È una grande fan della serie ed è stata in contatto con lo staff della Bonelli Editore, ottenendo il loro parere su diverse cose. E la loro “approvazione”.
Dyd è un bel personaggio, vendibile e molto adatto ad essere commercializzato: bisogna tenere a mente questo, prima di tutto.
È stato necessario apportare alcuni cambiamenti, tra il fumetto e l’adattamento cinematografico, ma, per la maggior parte delle modifiche, ci sono ottime ragioni…
Da Londra a New Orleans: la città dell’incubo…
Anche se pubblicata in Italia, la serie a fumetti è principalmente ambientata a Londra, dove il protagonista vive. Dylan Dog: Dead of Night ha una location differente. Nel film, Dylan si è appena trasferito a New Orleans per sfuggire a una vita fatta di incubi. Il regista, Kevin Munroe, è un grande sostenitore di questo setting, ma all’inizio, nella prima bozza di script, il film doveva essere ambientato a New York.
-
K. Munroe: Non ho mai gradito la postazione Newyorkese dello script iniziale. Penso che fosse troppo tipicamente americana e che non potesse offrire quel giusto spessore al complesso. E qualsiasi altra città sarebbe stata troppo generica, anonima.
New York è stupenda, non fraintendetemi, ma questo film aveva bisogno di una più spessa riflessione sugli elementi soprannaturali che sono intorno a noi. È Men in Black ad avere praticamente il monopolio del mercato per le “cose strane che accadono a New York e che non sappiamo spiegarci”, e così sento che New Orleans è stata la scelta migliore che ci è stata offerta. Il dover girare il film negli Stati Uniti (anziché in Europa) è sicuramente stata una soluzione legata al budget, non voglio mentire, ma sono pienamente a favore della location di New Orleans. È una città straordinariamente ricca dal punto di vista visivo, ed è la più europea fra gli insediamenti che abbiamo in America.
E sì, anche se non è Londra, ha le stesse sfumature inquietanti che aderiscono perfettamente al setting londinese. Come fan, sarei lieto del risultato una volta visto sul grande schermo. È uno sfondo notevole. Ma, cosa più importante, è in sintonia coi personaggi e la storia, ed è questo quello a cui l’ambientazione dovrebbe sempre rispondere. Per la “storia di partenza” (perché dopo questa, si può andare ovunque), penso che abbiamo preso la decisione giusta. Questo film è un’introduzione molto più focalizzata sulla figura di Dylan Dog e il suo tormentato recente passato avente luogo a New Orleans. È lontano dal suo habitat. Ed è questo che noi ora dobbiamo vedere. E la cosa divertente, ciò che amo del suo personaggio, è che il suo habitat è tra mostri e creature soprannaturali.
La storia non specifica se Dylan sia inglese o meno. Ma abbiamo molti indizi nel corso del film che suggeriscono il fatto che Dylan abbia avuto un passato internazionale (come una tazza di Scotland Yard sulla scrivania). Quindi penso che l’idea che potrebbe aver vissuto a Londra sia ancora intatta. New Orleans è il posto dove si trova da poco. Per questa ragione, non vedremo neanche alcuna traccia di Xabaras (principale antagonista e padre di Dylan) nel film. Ma non mi sento di escluderlo per il futuro.
E se Londra è una parte così importante per lui, possiamo solo immaginare quale orribile evento lo abbia costretto a lasciarla… Questo è un enigma che mi piacerebbe vedere risolto in un possibile sequel.
Dylan veste quasi sempre gli stessi abiti: camicia rossa a maniche lunghe, giacca nera e un paio di blue-jeans. Questa dottrina è presente anche nel film. C’è solo una scena dove lo vediamo con vestiti diversi… Ma anche qui, la scelta è funzionale alla storia.
-
K. Munroe: All’inizio del film, vediamo Dylan a un punto molto basso della sua vita. E, come sempre, ogni aspetto del film – dalla grafica, all’illuminazione, all’abbigliamento – deve riflettere i personaggi e la loro storia. E quella scena riflette quello che vediamo anche un po’ attraverso il reparto costumi.
Aldilà di tutto, Brandon Routh ce l’ha davvero messa tutta nell’interpretare quella parte buia della vita di Dylan in cui si sente “estraniato“. È stata comunque una parte divertente.
Dylan Dog ha un passato molto complicato, anche dal punto di vista emotivo, ma deve andare avanti e riuscire a superare le difficoltà. Questo aspetto rende Brandon Routh una grande scelta. Brandon ha una grande durezza come attore, ma ha anche un notevole sense of humor e un lato umano molto gentile. Una volta che lo vedi incarnare il ruolo, si avverte che è perfettamente in linea con quello spirito, quindi penso che il tutto rispetti ancora bene il franchise originale.
K. Munroe: Nella serie a fumetti, Dylan usa abitualmente l’esclamazione “Giuda Ballerino!“. Abbiamo eseguito un paio di tentativi durante le riprese, ma nella versione finale del montaggio ci è sembrato poco appropriato al resto. Comunque, proveremo a farlo funzionare in futuro (se ne avremo la possibilità, ovvio)!
Groucho? No Marcus, la spalla di Dylan
-
Forse il più significativo cambiamento è però Marcus Adams (interpretato da Sam Huntington). È la “spalla” di Dylan, che sostituisce il tanto amato Groucho dei fumetti.
D. Forcey: Un sacco di persone si sono lamentate di questa sostituzione e il motivo è comprensibile: è difficile vedere qualcosa che si conosce da molti anni, passare attraverso un cambiamento del genere. La sola ragione per cui è avvenuto ciò si riduce a una sola parola: denaro.
Per quelli di voi che non lo sapessero, la spalla originale di Dylan è un attore che, mentre recitava la parte di Groucho Marx, è rimasto intrappolato nel ruolo, a causa di una perdita di memoria. Attualmente vive e si comporta proprio come Groucho.
Quando abbiamo iniziato a sviluppare il film, abbiamo immediatamente iniziato la ricerca, scoprendo che la figura di Groucho Marx è di proprietà di una società a cui è stata concessa. Siamo così giunti insieme da loro, chiedendo se fosse possibile fare un film con il loro personaggio. Ma il costo di licenza era davvero troppo alto.
E così è nato Marcus. Non abbiate paura: lo spirito irriverente della classica spalla di Dylan, rivive nella performance di Sam Huntington. Il suo rapporto con Dylan nel film è sicuramente un omaggio al comico Groucho (ci sono anche un sacco di cenni a lui nel film). Sam e Brandon sono grandi amici nella vita reale, e questo rapporto di amicizia traspare in maniera evidente anche in questo film.
-
Un altro cambiamento è l’assenza dell’ispettore Bloch (una sorta di mentore per Dylan, nel fumetto). Ma, in questo caso, è stata un’esigenza di trama, piuttosto che di soldi.
K. Munroe: Non avremmo mai tenuto Bloch fuori dal film per motivi finanziari. Il personaggio di Bloch è talmente radicato nel passato di Dylan a Scotland Yard. Adoro il rapporto mentore-amico che c’è tra i due. Trasportare anche lui a New Orleans (l’avere una sua versione americana) avrebbe definitivamente tradito la discendenza dei personaggi, a mio parere. Non dimentichiamo che all’inizio del film si suppone che Dylan sia andato via. Senza una direzione. Senza amici e tutto solo verso un sentiero sconosciuto. Quindi penso che sia giusto per lui, in questo film, non avere quel mentore a cui appoggiarsi, e rialzarsi da solo da questo basso punto della sua vita. Quindi sì, come detto, penso che Bloch potrebbe (e dovrebbe) essere inserito in film futuri.
-
D. Forcey: Come abbiamo accennato, Dylan Dog non è un eroe d’azione. Non è Batman, John McClane e non è neppure John Constantine.
Lui è l’eroe che non riesce ad avere una ragazza fissa. È costantemente impegnato a finire il suo modellino di galeone, suona non benissimo il clarinetto e dichiara apertamente il suo carattere. È claustrofobico, ha paura dei pipistrelli e soffe il mal di mare. E guida un Maggiolone. E non stiamo parlando di una moderna e scintillante “VW New Beetle“. Stiamo parlando di un Maggiolone Volkswagen d’epoca che si rompe molto spesso e che è targato “DYD 666”.
Abbiamo avuto diverse pressioni per trasformarla nel film in qualcosa di più “moderno e figo”. La gente era perplessa nel vedere l’eroe guidare una certa auto. Era anche preoccupata di come sarebbe potuto sembrare buffo un tipo alto, come Brandon Routh, alla guida di una VW.
Ma per Dylan (ed i suoi fans), il Maggiolone è una esternazione importante di chi lui è in realtà. Ovvero un cimelio di una generazione diversa, che rifiuta di cambiare e adattarsi, semplicemente perché non ne vede la necessità.
Il Maggiolone è un classico, come Dylan stesso. Quel modello di auto ha superato la prova del tempo, pur avendo i suoi difetti. Proprio come Dylan. È interessante perché non è appariscente e scintillante. Si distingue priprio perché non lo è.
-
Solo un piccolo cambiamento. Nel film l’auto è nera (con cappotte bianca), anzichè bianca (con cappotte nera). L’immagine del Maggiolone bianco su pellicola è di proprietà della Walt Disney Corporation (grazie al film su Herbie). Ecco perché non vedrete mai altri maggioloni bianchi al di fuori di un film Disney. La vernice nera era l’unico modo per aggirare l’ostacolo.
-
K. Munroe: Abbiamo la classica pistola di Dylan Webley Revolver (che ha un sistema di espulsione di proiettili d’effetto – saltano tutti fuori quando l’arma si apre – ed è molto bello da vedere su pellicola). Questa rivoltella era, in diversi marchi, la pistola standard di servizio delle forze armate del Regno Unito, l’Impero britannico e del Commonwealth, fino al 1963.
Abbiamo poi una gamma di armi e gadget che Dylan usa per uscire dalle situazioni difficili nel film – esempi: strumenti che impiegherà in un confronto con un licantropo e una coppia di vampiri; un “monocolo” utile per le sue indagini -.
Abbiamo realizzato anche una specie di borsone da medico contenente vari gadget e aggeggi antichi (alcuni concernenti l’alchimìa, altri l’occulto) che porta in giro nel suo lavoro. La borsa contiene un mucchio di dettagli. L’ufficio che si è occupato degli oggetti di scena ha davvero svolto un ottimo lavoro: hanno fatto tutto il possibile (dalla ricerca di antichi inquietanti oggetti alla realizzazione di nuovi prodotti che abbiamo usato nel film).
Ma la più significativa differenza qui è che Dylan non è l’eroe di un film d’azione western. Egli può avere gadget o armi, ma è la sua intelligenza, o la conoscenza di queste creature, il suo vantaggio. È questo che fa la differenza.
Atmosfere
-
D. Forcey: I disegnatori di Dylan Dog hanno sempre fatto un lavoro incredibile nel trasporre le strade umide e buie di Londra, mentre sono perscorse da Dylan, alla ricerca di un nuovo incubo e allo stesso tempo, nel lasciare che i momenti più leggeri (per lo più con Groucho) fossero ironici e semplici. Il direttore della fotografia, Geoffrey Hall, e il regista, Kevin Munroe, hanno voluto che l’illuminazione del film riflettesse la stessa cosa che gli artisti avevano catturato per anni nel fumetto, e per essere sicuri di ciò, hanno consultato ogni giorno il materiale d’origine…L’dea di Kevin era, poi, fin dall’inizio, quella di evitare il più possibile la CGI (effetti digitali).
-
K. Munroe: C’è un bel mix di tutte queste cose. Mi piacciono gli effetti fatti con le protesi, per cui ne avremo un sacco. I cari vecchi trucchi e costumi spaventosi. Ma abbiamo anche degli effetti in CGI fatti nella migliore maniera possibile (il più delle volte neanche vi accorgerete che ci sono). Credo che quando la gente vede personaggi intermente realizzati al computer, sullo schermo, in realtà non si preoccupi molto di loro. A chi importerebbe di un personaggio di un videogioco? Dylan, di per sé, è molto reale e urbano e noi vogliamo che si rifletta nei “mostri” che incontra. Un tono alla Van Helsing sarebbe stato tecnicamente discordante dal mondo di Dylan Dog. Quando leggi quegli albi, puoi quasi fisicamente toccare quel mondo e quei mostri, sentire il loro odore. Ciò non riesce facilmente con gli effetti in CGI. Tutto quello che abbiamo fatto con questo progetto scaturisce dall’amore verso la serie originale. E credo che i fan avvertiranno tutto questo.
-
D. Forcey: Abbiamo, infine, realizzato un fedele adattamento del fumetto? Noi speriamo di si. Abbiamo fatto il miglior lavoro che potevamo.