Barbara Baraldi su Dyd

Cari koumpounofobici, quella che leggerete sul Color Fest in edicola l’8 agosto sarà la prima storia di Barbara Baraldi , sorprendente e gotica scrittrice che nel giro di pochi anni ha ritagliato una buona fetta di appassionati del genere (con delle lame, presumo), sia in Italia che all’estero.  Dopo l’esordio con il romanzo La ragazza dalle ali di serpente (2007, Zoe edizioni), è stata subito notata dai tipi della Mondadori e per loro ha scritto La bambola dagli occhi di cristallo (ristampato da Castelvecchi nel 2011 ) e Il giardino dei bambini perduti.
Il successo, caso raro, ha travalicato l’oceano e i suoi libri sono sbarcati niente di meno che nel mercato anglofono, quasi inaccessibile per noi italiani se non in  rare eccezioni come Calvino, Eco e Saviano, tanto per dirne tre.
La sua attività ha coperto anche il settore dei Young Adult con la serie di Scarlet, un Urban Fantasy edito sempre dalla Mondadori di cui sono usciti i primi due volumi della trilogia.

Non è la prima volta che uno scrittore di genere si cimenta, e cementa, nell’impresa.  Sono passati ben tredici anni da quando Carlo Lucarelli (paura, eh!) scrisse il soggetto dell’albo numero 153: La strada verso il nulla, rielaborato con grande maestria dal nostro Tiz nazionale e disegnato da Giovanni Freghieri.
Stavolta tocca a una scrittrice lasciarsi trasportare dalle turbolenti vicende del nostro indagatore dell’incubo. Dylan quindi, soprattutto dopo il Color Fest dedicato al gentil sesso, si tinge sempre di più di rosa e nero, come se le fan del nostro indagatore fossero cresciute e adesso partecipassero attivamente alla sua realizzazione. Ma questo lo sapevamo già: la stessa Paola Barbato prima di essere una scrittrice è stata una fan di Dylan Dog. Ed è stata proprio lei la prima “quota rosa” dylaniata.
Tutto questo quindi era quindi inevitabile: il successo di Dylan  tra le donne è stato oggetto di discussione e stupore, nessuno in via Buonarroti pensava che un fumetto horror potesse piacere al gentil sesso e che l’apporto femminile potesse essere fautore di un successo che ancor oggi, nonostante il calo di vendite, perdura.

Sul sito dell’autrice abbiamo trovato una tavola in anteprima e va la proponiamo. I disegni sono di Paolo Mottura. I bottoni di madreperla cuciti sugli occhi ricordano molto il bel romanzo per ragazzi di Neil Gaiman “Coraline”, adattato in maniera magnifica anche per il cinema. Libro e film (e forse anche questa storia)   sono sconsigliati a tutti coloro che hanno la fobia dei bottoni, koumpounofobia appunto. Per tutti gli altri un’occasione unica per vedere una brava scrittrice sul nostro Dylan, sperando che non sia l’unica o l’ultima, ma la prima di una serie di grandi nomi.

TAGS:

0 Comments



You can be the first one to leave a comment.

Leave a Comment


Immagine CAPTCHA
*

Captcha: rispondi a questa semplice domanda *