Il post di novembre 2013 – Il tramonto dei vivi morenti

Pensavate che fossimo morti? E infatti lo siamo, sin dal lontano autunno del 1986 che segna il nostro ingresso fra le fila degli zombie, ma non siamo ancora del tutto putrefatti, per cui siamo ancora qui a premiare il fan dylaniato più capace di esprimere la sua passione per il suo fumetto preferito e modellarla nei post che noi dello staff di CR7 selezioniamo accuratamente. Purtroppo ultimamente impegni di varia natura, sia personale, ma anche riguardanti le varie attività del forum e del resto del sito (a proposito avete votato per il galeone d’oro, vero?) ci hanno rallentato nelle nostre procedure di selezione, un po’ alla volta vediamo di ritornare in carreggiata, in modo da poter cominciare quanto prima le votazioni del post dell’anno, anche se magari ci teniamo parte dell’offset, per garantirci un minimo di margine e gestirci più facilmente, evitando il ripetersi di ritardi così grossi fra un post e l’altro.

Ma ora bando alle ciance, che si passa a premiare un ottimo post del mese, dedicato insolitamente non all’intera pubblicazione di riferimento (il gigante 2013), ma a una sola delle quattro storie del gigante, Il tramonto dei vivi morenti, opera di Alessandro Bilotta e Daniela Vetro, nonché seguito de ‘Il pianeta dei morti’ e di ‘Addio Groucho’, che pure vengono richiamati nella lunga disamina.

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A scrivere il post uno che decisamente l’ha meritato, visto che diverse volte era finito in finale, ancando di un pelo il traguardo finale, stavolta il premio è suo, e nessuno può toglierglielo, il vincitore è….

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 Antonius

Di seguito il post premiato:

Analisi su “Il Pianeta dei Morti” vorrei essere breve, ma non ci riuscirò.
Quando lessi “Il Pianeta dei Morti” l’emozione che provai fu indescrivibile. All’epoca non avevo uno spazio su cui condividere questi miei pensieri, ma non scherzo quando dico che in un anno rilessi la storia decine e decine di volte, tante furono le forti sensazioni che mi suscitò. Era qualcosa di unico, qualcosa di maledettamente unico! Mi ricordava per certi versi il vecchio dylan, quello dei primi numeri, il sognatore, l’illuso, l’Indagatore dell’Incubo, che passava da un indagine all’altra, da un paese all’altro, scoprendo gli orrori che il suo mondo aveva da offrire, e gli orrori che si celano soprattutto nell’animo umano. Qui si ritrovano con ulteriore forza tutti questi elementi, in una visione ancora più drammatica della vita.

Il mondo visionario descritto da Bilotta: un futuro arcano in cui i morti non hanno intenzione di morire, ma sono stati sottomesi per il bene comune, e in cui il nostro si è trasformato in un derelitto umano, sebbene a capo di un reparto di polizia investigativa! La prima cosa che mi chiesi, quando lo lessi, fù il perchè di tutto questo.
Dylan, oltre la soglia dei 40 anni, vive in un mondo con un forte pessimismo di fondo. In questo non sembrano esserci i suoi migliori amici. Viene nominato solo Lord Wells come compianto e come il vero fautore della legge che ha permesso ai Ritornanti di non essere combattuti ma utilizzati come forza lavoro a profitto del nuovo governo, messo a capo di un ministro che oltre avere l’aspetto deturpato ha anche l’anima corrotta dal potere. Il suo scopo ultimo e uccidere tutti i ritornanti per acquistare voti dalla popolazione spaventata. Dylan viene posto come ostacolo a questa nuova ascesa al potere, semplicemente perchè ha una sua idea precisa sul posto degli zombie in questo mondo, e anche perchè sembra assillato da delle colpe che non conosciamo e che presto scopriamo: “Dylan non ha avuto il coraggio di fermare il paziente zero”!
In un lettore dylaniato per antonomasia subito scatta dentro qualcosa, come scattò all’epoca a me: chi è il “paziente zero”? Dove sono finiti Bloch, Groucho e tutti i comprimari che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni? Che sia un suo amico il “paziente zero”? Perchè proprio questo individuo era il portatore di tale malattia? Non tutte le domande avranno una risoluzione, ma ad una viene subito data una risposta in maniera lapidaria: è Groucho il paziente zero!
E quindi: ecco perchè dylan non lo ha fermato! ecco perchè dylan ha ripreso a bere (ricordiamo che era Groucho uno dei fautori della sua remissione dall’alcolismo)! Ecco perchè dylan è così disperatamente solo e perchè ha comunque una sorta di rispetto per gli zombies!
L’incontro fra Dylan e Groucho, il primo incontro che il lettore vede e legge in questa storia, fa un male incredibile e in sole due pagine ci fa scoprire la vera identità del paziente zero con una bellezza e malinconia disarmante, tanto da sentire come una stretta allo stomaco allo stesso tempo fastidiosa ma di cui, personalmente, avevo particolarmente bisogno. Veniamo a sapere che il paziente zero è Groucho perchè lo zombie comincia a parlare, in maniera fluida, e di questo ci è mostrato solo il suo sorriso, e le sue prime parole al nostro sono una “barzelletta”, una freddura, tipica dell’assistente di Dylan Dog. L’essere che dylan si trova davanti spiazza lui quanto spiazza il lettore. Non ci viene mostrato mai per intero, si da al lettore la consapevolezza che è groucho senza vederlo. Dylan è sorpreso, pensa di essere impazzito, ma è una follia che lui vuole, che lui brama, perchè sorride. In quelle poche pagine di storia dylan ci era sembrato cupo e disperato: il sentire parlare il paziente zero lo fa sorridere, lo rianima di una speranza che esprime a parole: “Forse stai riacquistando l’intelligenza, sei il precursore di qualcosa di quello che diverranno gli altri!” la risposta di Groucho è per certi versi positiva, ma tagliente e dolorosa allo stesso tempo: “Non farti ingannare dal ricordo dell’uomo che ero! La nostra razza con la tua non possono coesistere, quindi è normale che l’una cerchi di annientare l’altra!” Dylan, preso alla sprovvista, resta basito, sorpreso e porta via con se questo ennesimo dolore. Ma tutto sommato anche una consapevolezza: Groucho ha ragione, come ha dimostrato il primo ministro, le due razze non possono coesistere, per natura, ma come il vecchio motto di Sclavi ci insegna: delle due una ha una natura più malvagia e non è necessariamente quella dei “mostri”.
E dylan, alla morte dell’ultima donna che lo ha amato davvero, a cui aveva anche detto in faccia che l’old boy di un tempo era bello che morto, ritorna per l’ultima volta ad essere il nostro Dylan, e fa la scelta, quella di mettere in pari mostri e umani e di far vivere a tutte due le razze il loro destino, che per quello dell’umanità è stato sempre la fine, vista anche nelle pagine futuribili di Morgana. Gli unici umani che forse resteranno vivi saranno gli Immemori, nelle oasi protette, che resteranno per sempre in un paradiso fatto di acidi scordandosi di una realtà cosi dolorosa.
Dylan va a cercare Groucho ma questo gli rende il favore mordendolo e trasmettendogi “la non morte”. ‘ la prima volta che ci viene mostrato il Groucho zombie (altro pestaggio di emozioni). Dylan vorrebbe uccidersi ma è la “morte” stessa che lo prende come suo compagno di viaggio: “In questo mondo non c’è più posto per noi due!” 
Infatti saranno i morti-viventi a prendersi il resto, derisi dall’Oscura Signora: “Guarda come sembrano ridicoli, sono così ostinati a voler imitare la vita!” riferendosi sempre ad un altra filosofia dello stesso Sclavi, dell’uomo che vive “ETERNAMENTE” in quel limbo chiamato zona del crepuscolo! Riciclo che riparte da quella scena finale ripresa da “il lungo addio” e in cui vediamo due giovani zombie innamorati.
Dato il successo di questa storia, Bilotta scrive i due prequel che si focalizzano entrambi su due dei personaggi chiave della serie. Il primo è proprio l’assistente di Dylan Dog e la storia di come diviene il paziente zero.
In un mondo che sembra ancora più malinconico e buio del nostro e velato da un pessimismo di fondo, Dylan Dog continua a fare l’indagatore dell’incubo, con un look un pò più adulto (una cravatta nera sulla camicia rossa), ma un indagatore di scarso successo, magari per via di un sistema di vita collassato su se stesso e non più abituato agli orrori visibili di un tempo. Partendo per la nuova avventura dylan e groucho affrontano uno zombie che nella collutazione morde l’assistente. Dylan, vuoi per l’indagine, ma soprattutto perchè deve aiutare l’amico, si fionda al genera hospital dove incontra un suo nemico storico (un applauso a bilotta che riesce sempre a inserire elementi del dylan classico con una naturalità impressionante, senza forzare nulla). Il professor Hicks, nel vano tentativo di sconfiggere un male incurabile, continua le vecchie ricerche di Xabarax (non si può fare una storia di zombies senza che si accenni al nemico capostipite di tale orrore). Hicks adesso, dalle sue stesse parole, si trova in un limbo in cui il suo corpo è morto ma la sua mente è lucida. Da quello che dice vorrebbe morire, ma appena dylan gli descrive la fine del medico, diventato zombie e il malessere di Groucho, il professore si anima nella sua vecchia voglia di ricercatore-pazzoide. Dylan sembra uccidere Hicks a sangue freddo, ma in realtà come può essere considerato omicidio quello di un essere già cadavere? Esso stesso aveva detto di bramare la morte.
Visto che Groucho non migliora dylan prova la strada della Trelkovsky, anche lei presa in una vicenda tragica, colpita da infarto durante una seduta spiritica è divenuta un portale per parlare con l’aldilà. Il tentativo di Dylan viene descritto da Groucho come un tentativo ridicolo, ma che solo un vero amico potrebbe fare (commozione a mille, anche perchè sappiamo come finirà e quindi sappiamo che quelle sono le ultime ore da umano del nostro barzellettiere preferito). Neanche l’ultimo tentativo va in porto, ma forse nessuno nota quello che dice il Diavolo a due faccie : “Non possiamo restituirvi Groucho, perchè non è destinato a morire!” 
L’addio fra dylan e Groucho avviene in una sorta di limbo dove ci sono queste anime che sembrano tornare indietro, magari destinatari futuri di corpi da non morti.
Trasformatosi in zombie Groucho attacca Dylan, e questo non ha il coraggio di sparargli. Non è la situazione ripresentatasi con Hicks, per il semplice fatto che Groucho è un amico vero, parte della sua vita. Qui Bilotta va a ripescare anche un classico della filosofia sugli zombie di Romero : “L’apocalisse zombie avviene sempre non per la forza dei non-morti, ma per la difficoltà dei vivi di accettare la dipartita o dare la morte ai propri cari!
Perso il suo punto di forza per eccellenza dylan ritorna a cadere preda dell’alcolismo, non crede più in se stesso, e come dice ad una “Morte” ormai disoccupata, non crede ci sia un futuro.
Il capitolo inserito in questo gigante ci da le spiegazioni su come è finita la vita di un altro dei protagonisti seriali, cioè Bloch, è fa di nuovo dannatamente male. L’ispettore-padre di dylan dimostra ancora una volta di essere una figura fortissima di questo universo narrativo, anche nella sua ora più tragica, che lo vede di fronte ad un nemico a cui non può far fronte, quello della demenza senile.
Nelle scene in cui Bloch è lucido fa ancora il padre di Dylan, nelle scene in cui Bloch è vittima della malattia è un ragazzo innamorato. Tutte due figure che stanno inesorabilmente scomparendo, portate via dal male, ma che rendono ancora più granitica e forte la figura dell’ispettore, anche quando si presenta in pigiama a Scotland Yard.
In un mondo in cui il potere vige su tutto, è presente il terrorismo sia fisico che psicologico ai danni della nuova società, spaventata e rinchiusa in delle mura come nelle peggiori guerre, devastata sia all’esterno da forze sconosciute, che all’interno da chi dovrebbe invece proteggerli. Dylan si fa duro, in risposta ad un mondo duro, in una naturale e tragica evoluzione del personaggio. Senza scrupoli pianta in testa un proiettile a chi gli ha eliminato un amico per i suoi scopi, senza starci a pensare su.
Tutto ciò porterà all’ultimo capitolo, che ci presenterà un personaggio devastato, ma che riprenderà in mano la sua umanità nel momento che, ritenendo gli Zombies degni di percorrere il loro destino (ora sono pure intelligenti), li libera dalle museruole (il loro carcere, la loro schiavitù) dandogli in mano la sorte che vorranno crearsi, anche a costo di spazzare via l’umanità intera.
Malgrado mi faccia male vedere come finiscono tutti i nostri protagonisti, vedo questo “finale” di Dylan Dog tragico ma al contempo degno di poter essere il vero “Finale” di serie!

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1 commento

  1. Antonyus scrive:

    Per me è un grandissimo onore aver ricevuto questo ambito riconoscimento! 😀

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