Gli indagatori dell’incubo

Quando nel mitico numero 1, L’alba dei morti viventi, Dylan Dog affronta per la prima volta la sua nemesi, il mefistofelico Xabaras, questi dice che lui è l’ultimo di una lunga stirpe di cacciatori di incubi. In seguito siamo venuti a sapere di più sulla strana ed edipica famiglia di Dylan, ma quell’esordio di Xabaras è rimasto senza spiegazioni, a parte occasionali ed effimeri tentativi  di fargli concorrenza da parte di altri personaggi, Dylan è e resta l’unico e solo Indagatore dell’incubo del regno di sua maestà britannica.

Eppure, se nel mondo fittizio in cui Dylan vive e lavora (per cento sterline più spese al giorno), è così, da un punto di vista letterario Dylan Dog si inserisce in una lunga e collaudata tradizione, in cui è lungi dall’essere il primo e unico indagatore dell’incubo, anche se, come vedremo, ha le sue caratteristiche di unicità.

Se vogliamo trovare una definizione per questa figura, possiamo dire che l’investigatore dell’incubo è il trait d’union fra il genere giallo e il genere horror, un personaggio che affronta spettri, maledizioni e tutto il repertorio previsto dal genere dell’orrore, affrontandolo però con il ragionamento deduttivo tipico dei detective, cui però si aggiunge spesso una profonda conoscenza del folklore e del mondo del soprannaturale, usata con la stessa competenza con cui un normale detective può essere esperto di balistica e chimica.

In realtà, storicamente, le cose non sono così semplici, visto che la nascita dei due generi, e della loro ibridazione, non è così slegata come si potrebbe pensare: per entrambi in principio era Poe.

Poe era uno dei padri dell’horror, ed era anche -contrariamente alla vulgata che attribuisce tale merito a Conan Doyle e al suo Sherlock Holmes– l’inventore della detective story, ma il suo August Dupin, oltre a essere il primo detective tout court, occupandosi de I delitti della rue Morgue, fa anche da apripista per la successiva figura dell’indagatore dell’incubo: Dupin è il primo a usare la fredda logica deduttiva per risolvere un delitto, ma il delitto di cui si occupa, pur avendo una spiegazione logica, per quanto anticonvenzionale, all’apparenza presenta tutti gli elementi (inclusa una discreta dose di quello che oggi chiamiamo splatter) per far pensare che qualcosa di sovrannaturale sia avvenuto.

Anche Sherlock Holmes, il più fortunato epigono di Dupin, si trova occasionalmente ad affrontare casi che non sembrano spiegabili con l’umana ragione: ad esempio nel mastino dei Baskerville c’è un cane infernale a perseguitare una famiglia maledetta da generazioni…  ma nonostante la crescente fede di Arthur Conan Doyle nei fenomeni soprannaturali, la mentalità positivista di Holmes non viene mai intaccata, e così dietro alla creatura scappata dagli inferi c’è una spiegazione perfettamente plausibile a giustificare la misteriosa morte di sir Charles Baskerville. Il che sancisce una separazione fra la narrativa horror e quella gialla: regno dell’occulto e dell’inconoscibile l’una, della scienza e della logica, l’altra.

Ma nella seconda metà del XIX secolo divenne chiaro che questa separazione non dovesse essere definitiva: in seguito al verificarsi di alcuni fenomeni paranormali documentati e diventati celebri, lo spiritismo divenne di moda, conquistando personaggi celebri come il già citato Arthur Conan Doyle, ma anche veri e propri scienziati come William Crookes, fisico e chimico, inventore del tubo catodico, e successivamente interessatosi a fenomeni psichici e sedute medianiche.

Per quanto questi interessi non abbiano tuttora portato a niente dal punto di vista della ricerca scientifica, sul piano della letteratura, hanno permesso di conciliare la logica deduttiva e le forze occulte, dando vita a una serie di indagatori che applicano le loro conoscenze dell’occulto per sconfiggere spettri, stregoni, mostri e altre manifestazioni del Male.

Il primo di questi è il dottor Martin Hesselius, creato da  Sheridan Le Fanu (oggi più noto per la sua altra creatura, la vampira Carmilla), che di professione fa il medico, ma si trova spesso a doversi confrontare con situazioni che la scienza medica non è in grado di spiegare. Altri seguirono l’esempio di Hesselius, e così abbiamo il dottor John Silence (di Algernon Blackwood), l’Antiquario (di Montague Rhodes James), il cacciatore di spettri Neils Orsen (inventato da Dennis Wheatley sulla base del realmente esistente Henry Dewhirst).

Oggi questi personaggi sono poco noti al grande pubblico, leggermente meglio ricordati sono i nomi dei lori autori, eppure furono i precursori di un ricco filone, che, soprattutto sulle pagine del popolare pulp magazine Weird Tales era capace di terrorizzare i fan dell’horror della prima metà del ‘900.

Il più famoso di tutti, all’epoca, era la creatura di Seabury Queen, Jules De Grandin. La sua fortuna è venuta meno col tempo, ma il cacciatore d’incubi francese, accompagnato dal suo fido dottor Trowbridge (chiaramente ispirato all’assistente di Holmes, Watson), era di gran lunga il più amato è il più presente sulle pagine di Weird Tales, con ben 93 racconti pubblicati, più altri con protagonisti altri personaggi dello stesso autore. Con tante pagine a disposizione, De Grandin aveva potuto affrontare la più ampia gamma di creature oscure: mummie, vampiri, licantropi, ghoul, spettri e altri morti viventi, presenti in storie ad alto contenuto di azione.

Anche William Hope Hodgson, aveva abbandonato in nove occasioni le atmosfere di orrore marino che prediligeva per dare vita al suo personale ghost-finder, Carnacki, un personaggio molto classico, con ispirazioni ai precedenti Hesselius e Silence, che ama raccontare ai suoi amici, in modo ironico e sornione, le sue  avventure fra presenze spettrali e dimore infestate, spesso aiutato da sue invenzioni quali il pentacolo elettrico e la barriera cromatica, anticipando in questo di molto addirittura i Ghost Busters e il dylaniato Lord Wells.

Fra i nomi più noti oggi sulle pagine di Weird Tales non è possibile trascurare quello di Howard Philips Lovecraft, più famoso per il ciclo di Ctulhu, ma che ha anche creato una sua personalissima versione di indagatore dell’incubo, Randolph Carter (il personaggio che più di ogni altro rappresenta l’ alter ego letterario dell’ autore), anche se va detto che la componente dell’ investigazione risulta essere fondante per la grande maggioranza della produzione di Lovecraft tanto da rappresentare il vero propulsore della sua narrativa. Nel tipico schema narrativo lovecraftiano, si parte sempre da un’indagine di stampo poliziesco (spesso con l’ausilio di differenti discipline scientifiche), per poi arrivare al delirio e alla pazzia dovuti alla scoperta dell’ esistenza di un incomprensibile disegno mostruoso ordito da sconosciute ed inconcepibili forze aliene per le quali l’ umanità altro non è che un insignificante pezzo nello scacchiere infinito dell’ universo. In Lovecraft l’eroe non può realmente confrontarsi (o addirittura comprendere) il Male, spesso ha il solo ruolo di testimone e, talvolta, superstite.  A proposito di Lovecraft è anche interessante ricordare il popolare gioco di ruolo tratto dalle sue opere, il richiamo di Ctulhu, in cui la figura dell’investigatore è una delle più tipicamente utilizzate dai giocatori per interpretare i loro personaggi.

Possiamo ancora ricordare John Thunstone, creato dalla penna di Manly Wade Wellman, specializzato nello studio della magia nera, e particolarmente notevole perché fra i suoi avversari, oltre a mostri tipici del folklore, c’erano creazioni originali dell’autore, quali per esempio gli shonokins, civiltà non umana che abitava il Nord America prima dell’insediamento degli umani.

E per finire la carrellata, riportiamo un altro dei nomi più noti di quegli anni, Robert E. Howard, il cui Solomon Kane pure può essere considerato un indagatore dell’incubo, un puritano cacciatore di emissari di Satana che si aggirava per l’Europa del XV secolo, a dimostrare come la figura non sia necessariamente legata a certe ambientazioni, ma che può adattarsi a diverse epoche e alla commistione con diversi generi letterari.

Come non è legata all’ambientazione, la figura dell’indagatore dell’incubo non è neanche legata alla forma letteraria del racconto, come dimostra la presenza dello sgrammaticato professore olandese Van Helsing nel celeberrimo romanzo Dracula, di Bram Stoker, nelle vesti di esperto di soprannaturale e cacciatore di vampiri.

Grazie al contributo di questi scrittori, l’Indagatore dell’incubo viene di fatto consegnato all’immaginario collettivo, e diventa un archetipo utilizzato a distanza di più di un secolo dalla sua nascita da autori quali Richard Mateson, Clive Barker, e Stephen King. Come al solito, quando un archetipo narrativo ha successo, oltrepassa i confini del mezzo in cui è nato, e diventa oggetto di parodie, citazioni e trasposizioni cinematografiche e fumettistiche.

Prima ancora che Dylan nasca, tocca ad altri personaggi bonelliani improvvisarsi occasionalmente indagatori dell’incubo (possiamo pensare per esempio ai molteplici incontri fra Tex e lo stregone Mefisto), ma sarà proprio con il detective di Craven Road 7 che l’eredità di Hesselius, di Silence e degli altri personaggi citati in questa disamina sarà finalmente raccolta. Certamente però, come Indagatore dell’Incubo, il nostro Dylan è certamente atipico. Abbiamo visto che da una parte personaggi come Dupin e Holmes erano in grado di vedere al di là delle apparenze e trovare una spiegazione razionale a ogni fenomeno, mentre dall’altra i veri e propri indagatori dell’incubo non mettevano in discussione l’esistenza di forze occulte, e armati di pugnali d’argento, poteri psichici e invenzioni adatte allo scopo, erano pronti ad affrontarle ed eliminarle. Dylan invece è scettico sull’esistenza di tali fenomeni, le sue armi sono una vecchia pistola Bodeo e il suo ‘quinto senso e mezzo’ e spesso, anche dopo essersi ritrovato ad aver affrontato le forze occulte, si ritrova pieno di dubbi, a domandarsi se i fenomeni cui ha assistito siano realmente spiegabili col paranormale, o se la spiegazione logica, generalmente fornitagli dal suo mentore, l’ispettore Bloch, sia veramente quella giusta.

Talvolta poi accade che i mostri non siano semplici creature malvagie da eliminare senza pietà con un buon colpo alla testa o un paletto di frassino nel cuore, ma sono rappresentazioni dei tanti mali che affliggono l’umanità: la solitudine, l’emarginazione, la sopraffazione, il potere… mostri che per Dylan possono essere più implacabili persino di quelli tentacolosi e onnipotenti affrontati dal lovecraftiano Randolph Carter, contro cui non è possibile ottenere una vittoria netta, ma solo alcuni effimeri momenti di verità e comprensione.

Ma, pur nella sua atipicità, questo basta a fare entrare anche Dylan nel ristretto club dei cacciatori di mostri, dei cercatori di fantasmi, degli Indagatori dell’Incubo, cui, in caso di problemi sovrannaturali, potrete sempre rivolgervi in cambio, naturalmente, di cento sterline al giorno, più spese.

TAGS: ,

2 Comments

  1. %The city’s last surviving tin tabernacle was the product of a trend for ecclesiastical buildings that could be knocked up quickly in corrugated iron, to serve the transient workforce that powered the industrial revolution.

  2. seo los angeles scrive:

    Hello, everything is going perfectly here and ofcourse every one is sharing facts, that’s in fact
    good, keep up writing.

Leave a Comment


Immagine CAPTCHA
*

Captcha: rispondi a questa semplice domanda *