Giudizio divino?
Apro questo piccolo commento sull’ultimo numero di Dylan Dog, mossa dalla convinzione di avere fra le mani qualcosa di molto interessante e costruttivo, magari a discapito di una narrativa fine a se stessa.
Appare evidente che il cardine della storia, ciò su cui ruota il tutto, è proprio il Dylan/pensiero, le Dylan/sensazioni e ciò, dopo mesi di apatia e di storie magari ottime ma poco focalizzate sull’Old Boy è un pieno merito per Roberto Recchioni, autore mai banale e spesso capace di creare discussioni e idee da una semplice, ma mai banale, storia a fumetti.
Dunque il mondo di Dylan viene rivoltato e messo a dura prova da Mr.Giggle, autentico protagonista della vicenda. La simbologia del corvo, animale sacro a molte culture passate da quella greco/classica a quella nordica in particolare come simbolo ambivalente di logica e di oscuri presagi, è qui solo all’apparenza utilizzata come maschera che copre il volto e la reale ( e non svelata ) identità del personaggio. Nello Zoroastrismo, infatti, il corvo è animale benefico e puro che dissipa la corruzione.
Quindi una maschera che cela, che nasconde, ma che al tempo stesso si eleva a giudice, ad imparziale anche se sadica forza di giustizia e di equilibrio. Le prove, per quanto dolorose e opprimenti della volontà di Dylan, non sono sadismo allo stato puro ( ecco dove il racconto si stacca da Saw, cui prende certamente spunto e struttura ). Sono l’estrema ratio della scelta individuale, dello sfidare la morte e la sofferenza proprie e altrui per la difesa di alti principi morali e profondi nel superIo di ognuno di noi ( la claustrofobia e le vertigini, la mancanza di violenza gratuita, il sacrificio personale a discapito di quello imposto ad altri ).
Sottile e profondo è anche l’omaggio ad Hitchcok ( dai corvi nel campo giochi, all’abisso distorto alla Vertigo, alla violenza sadica nascosta nell’innocente placidità di Clelia ), che vene di thriller la narrazione. Ognuno dunque, pare dirci il Rrobe, è prigioniero delle proprie convenzioni, che inevitabilmente si sgretolano quando il quesito è più grande di noi e senza vie di uscita.
Illuminante è il dialogo fra Mr.Giggle e Dylan circa gli amori del nostro. Tanti e tutti puri per la coscienza dell’indagatore, quindi troppi e certamente superficiali per non dire falsi per la cinica visione asettica di Mr.Giggle.
Dove emerge, alla fine, la purezza ? Pare paradossale, ma dalla assoluta mancanza di consapevolezza della medesima. La semplicità demente di Mr.Fantastic, ad esempio, lo pone come contraltare positivo al male assoluto di Axel, altro folle che agisce per puro istinto, senza quindi alcuna forma di barriera o giustificazione morale.
E’ la bontà infantile di Mr.Fantastic che salva Dylan, a sua volta azionata da una complicità docile, pura dell’indagatore anche nel momento più difficile.
Quindi un buona prova, come non la si registrava a mio parere da mesi, concentrata, ripeto, più che sul culto di Saw e del bagno di sangue sadico fine a se stesso, ai concetti alti di morale, giudizio, imparzialità e scelta. La scelta è il motore finale dell’azione.
Dylan fa la scelta più alta nel finale, non scegliendo. Clelia nel agire impulsivamente, Mr.Giggle nel eseguire una condanna cruda, ma a suo modo perfettamente logica e Axel e Mr.Fantastic nell’agire come sento dentro, senza preclusioni o libido morali e atavici.
Conta poco che alla fine Dylan non muti i propri orientamenti e le proprie convinzioni: è mutato il nostro modo di vedere questi nell’ottica di Dylan e di DyD dell’affrontarli.
La giustizia alla fine, lascia una vittima, forse la più inconsapevole poiché mossa dalla follia, e ciò ne impedisce la reale, concreta purezza cui tanto anelava Mr.Giggle.
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