Il post di giugno 2011
Nonostante il caldo asfissiante, i serial killer londinesi continuano a colpire, gli autori bonelliani continuano a narrarne le gesta, e i cravenroaddiani continuano a commentarle… per cui, per non essere da meno non possiamo interrompere la catena, e continueremo a premiare la solerzia dei nostri utenti con la nostra vetrina mensile per il fortunato (e bravo) vincitore.
Questo mese, mentre Marzano e Roi ci raccontano ‘Il sortilegio’ che colpisce il nostro Dylan, agli interessanti post (non troppo benevoli, in verità) sulla storia del mese si sono affiancate altre ottime considerazioni su storie passate e sull’andamento della testata, e proprio da qui siamo andati a pescare per trovare il nostro vincitore, che si sofferma su varie storie del nostro Dylan (e non solo), fra queste andiamo a scegliere l’immagine del mese.
A vincere, per la prima volta, un esordiente assoluto, che col suo primo post riesce dove in tanti non sono riusciti neanche al millesimo… dato che è ancora sprovvisto di avatar, come da tradizione gliene forniamo uno d’ufficio ispirato al suo nick.
L’esordiente misterioso è….
jim kenobi
Lo starwarsiano personaggio, cui abbiamo assegnato il volto di Alec Guinness (siamo tradizionalisti), si è meritato l’ionore con questo post, che pone anche interessanti spunti di discussione (in questo topic):
Mi sono appena iscritto a questo forum, anche se lo leggo ormai da mesi, e apprezzo ogni volta commenti sulle storie di Dylan, le critiche, il rapporto con alcuni degli sceneggiatori o dei disegnatori. Leggo Dylan Dog praticamente dal primo numero (grazie a mio padre, che li ha tutti) e mi è sempre piaciuto. Non spendo parole sulla decadenza del personaggio, sarebbe come sparare sulla croce rossa [cit.].
Ieri e oggi ho riletto i primi due Speciali, ‘Il club dell’ orrore’ e ‘Storie da altroquando’. Non mi sembrava possibile, non ricordavo che il Dylan degli inizi fosse così… non so come definirlo… ecco, ‘pieno di vita’, un personaggio dinamico come pochi, con una ironia sempre presente e mai scontata, ed anche con un modo di porsi verso le situazioni che gli capitano a metà tra il terrore e la farsa.
I colpi di scena del primo, di certo non i ‘colpi di scena’ degli ultimi numeri (uno per tutti ‘Il sortilegio’), contribuiscono a mantenere vivo l’interesse del lettore, a fargli fare domande assurde, domande nonsense, domande esistenziali, non necessariamente in momenti diversi della lettura. Per non parlare di Corrado Roi (che, sempre ne ‘Il sortilegio’, non mi è particolarmente piaciuto, e taccio sull’ultimo Brendon), capace di dare a Nessie una fisionomia ogni volta diversa a seconda di quale storia fosse raccontata. E poi, il ritmo delle illusioni, il trasformista, i vari personaggi, tutti caratterizzati al meglio da uno Sclavi che – sinceramente – manca alla qualità del fumetto come l’acqua nel deserto. Il cinismo del presidente del club, corroborato dal cinismo (anche un po’ di facciata) di un Dylan per il quale ‘il dubbio è il fondamento della conoscenza umana, ma ne dubito’ [cit. Groucho], la noia dell’amico Lord Wilde, and so on, sono tutti elementi che donano alla storia una caratterizzazione che, per quanto belle, è difficile trovare nelle storie mensili dello stesso periodo dello Speciale.
Al primo speciale segue il secondo. Il disincanto che lo permea è a parer mio disarmante. Lasciando per ora da parte la storia di Ghor (da molti anche su questo forum ricordata sempre come piccolo capolavoro quasi presagente Johnny Freak), ho notato che il disincanto si lega indissolubilmente al nonsense, del grande alieno come di Azazelo, dei vari personaggi delle varie storie come di Dylan: ironia e nonsense sono dei passpartout per non perdere la bussola, ma lo sono DAVVERO, non come negli ultimi mensili (sempre per fare un confronto con qualcosa di recente e più ‘sotto gli occhi’), anche se Casertano credo abbia dato una grande prova, ‘sporcando’ Dylan come mai si era visto. Il Diavolo che si fa ingannare da un balbuziente, Bloch attore per caso, Dylan che quasi si rivolge alla neuro (dapprima per un suo cliente, poi – pensa – anche per se stesso), e anche qui l’ironia. E Ghor: le storie di Dylan – quelle dell’inizio – è vero, sfociavano quasi nello splatter, ma era un modo per parlare della realtà quotidiana, degli orrori quotidiani (cui fa riferimento il Diavolo), che spingono gli individui verso una forma di pazzia condivisa.
Il fatto è che, leggendo questi due Speciali, ho riflettuto sulla carica innovativa che un buon nuovo personaggio può portare in un ambiente legato spesso a regole ed etichette. Ho pensato come il John Doe degli inizi fosse incredibilmente innovativo, e come, per non farlo scadere nella ‘regolarità’, Recchioni e Bartoli abbiano saputo sempre rinnovarlo, spesso andando contro il volere dei lettori, ma comunque causando sempre emozioni e reazioni, non indifferenza (come quasi Dylan sembra abituato a donarci).
L’ultimo numero, in particolare, di JD, ‘Urlando al demonio’, è incredibilmente cosciente di questo (per non parlare dell’assenza di vincoli allo sceneggiatore, libero nelle sue scelte, e al disegnatore: son cose che nell’albo si percepiscono quasi a pelle), e la prova è il discorso che il Diavolo, appunto, fa a John: ti piacerebbe credere che ci sia un complotto, e invece no; le alte sfere
vogliono semplicemente che adesso, che sembri aver trovato una sorta di stabilità, tu rimanga uguale a te stesso, portando con te quei (pochi) fan che ti sono rimasti, e tanti saluti.
-come può essere interpretato il discorso del Demonio (in JD) in chiave Dylan Dog?
-in quale rapporto stanno la carica innovativa dei primi Dylan ed il suo scemare in seguito con la carica innovativa di John Doe ed il suo (presunto) perdurare?
-come vedete l’evoluzione dei due personaggi, nel futuro?
Per concudere, Churchill diceva: ‘chi a vent’anni non è rivoluzionario, è senza cuore. Chi lo è ancora a cinquant’anni, è senza cervello’. Potrebbe essere la giustificazione per il cambiamento nell’essenza di Dylan Dog. Eppure, noto, Dylan non è invecchiato (almeno nei disegni), non ha ancora cinquant’anni, non ha diritto di non essere più rivoluzionario, di non avere più cervello. Semplicemente, è senza cuore.
Grazie per aver letto questa ‘cosa’ lunghissima.
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