Il post di maggio 2011
Cari dylaniati, ci troviamo di nuovo a premiare, fra i molti post scritti questo mese sulle testate dylaniate in edicola, il solo post che fra tutti si meriterà la pubblicazione sul blog, grazie alla buona scrittura del testo, all’imparzialità del giudizio e al versamento di una congrua somma di danaro sul nostro conto corrente.
Ancora una volta, nonostante la concorrenza di ottimi post provenienti dal Color Fest, il post prescelto giunge dal mensile, La seconda occasione. Evidentemente il ritorno di Paola Barbato e l’apprezzatissima prova di Giampiero Casertano hanno ispirato molti dei nostri recensori a dare il meglio di sé.
Vince un vecchio utente di questo sito (iscritto dal 2005), non fra i più prolifici (o spammoni) in termini di post, ma che comunque entra a far parte della storia di Craven road 7 grazie a questa vittoria.
Il vincitore è…
Uomo in Bombetta
Questo è il suo post:
La velocità di narrazione e la scelta di collocare gli eventi clou in determinati punti della storia, sono colpevoli forse, di non far coinvolgere il lettore al primo colpo. Questo infatti, avviene a storia conclusa. Quando Becky, ragazza inquieta e profondamente ferita, diventa per Dylan uno dei ricordi più dolorosi. Ne prende atto anche lei che per il Nostro non può essere che soltanto una parentesi dolorosa nella sua vita. Tutta la vicenda è atta, infatti, a far diventare la ragazza il più grande degli errori compiuti. Mi ha dato l’impressione già da subito che Dylan non l’amasse, e questa sensazione è proseguita anche quando lui le gridava il contrario. Forse in preda a rimorsi più crudeli di un sadico, ha capito che si era immerso in una personalità complessa e ingestibile e che alla fine, non ha avuto né il coraggio né la forza per portare avanti una storia fine a se stessa. Ma il danno era già stato fatto con l’approccio al ristorante.
Forse era immensamente meglio sapere che vi era un assassino, in fondo al fiume, e pagare la posta in gioco per aver ucciso il carnefice della ragazza, piuttosto che accettare il fardello e fare i conti con la sua coscienza.
Tutto il resto è pretesto.
Personalmente, a causa di un’attesa frenetica causata da aspettative nate dalle discussioni sulla trama, sull’autrice e sulle varie anticipazioni, mi aspettavo una storia completamente diversa. Ma con questo non voglio dire che non mi sia piaciuta, e che non mi abbia colpito positivamente. Anche se a caldo sono rimasto un pò perplesso per le ragioni spiegate ad inizio intervento. Il tempo impiegato per la lettura è stato uno dei più brevi, il che non mi capitava da un bel pò di tempo.
Sopratutto per la mancanza di dialoghi lunghi e per la preponderanza di azione.
Per chi faceva notare la mancanza di riferimento alla claustofobia di Dyd, credo che la situazione nella quale si trova Dylan spieghi il tutto. Le fobie sono paure prive di qualsiasi causa fisica, quindi in una situazione dove altri sentimenti più dirompenti fanno capolino, si tende ad escluderle. Questa è una mia spiegazione.
Per quanto riguarda i disegni, il Casertano che preferisco è quello de L’Inquilino del Terzo Piano. Ogni volta che un autore peculiare cambia stile durante gli anni di lavoro, molte volte non incontra il mio parere positivo. Pur essendo consapevole che hanno avuto l’impatto decisivo con l’unione alla storia della Barbato.
La copertina di grande effetto e non ritengo sia spoilerante più di tante altre. Secondo me, sarebbe stata tale se si fosse visto l’anellino alla fine dell’impugniatura della pistola.
In conclusione, questo albo credo che sia uno di quelli che dividerà molto i lettori. A me è piaciuto, ma nel sondaggio ci vorrebbe un voto che stia fra il buono e l’ottimo!
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