Dylan e le donne, ovvero: chi recensisce i recensori?
Questo post potrebbe contenere spoiler sul Color Fest 6.
Stanno facendo molto discutere le storie di Dylan attualmente in edicola, soprattutto stanno aprendo nuove discussioni sulla questione del rapporto tra Dylan e le donne.
Sul forum si criticano le scelte narrative di Paola Barbato: è giusto descrivere Dylan come un uomo che tradisce la donna di cui è innamorato senza neanche tanti sensi di colpa?
Soprattutto: qual è il vero rapporto tra Dylan e le donne?
Risolto il complesso edipico legato alle figure genitoriali, rappresentato dall’amore verso Morgana e l’ambivalenza amore/odio verso Xabaras, Dylan avrebbe dovuto in qualche modo superare lo stato di perenne adolescenzialità e maturare, ma così non è stato. Dylan è rimasto lo stesso ragazzo perso e incomunicativo che sulle spiagge di Moonlight si innamora della bella Marina incapace però di dire “ti amo”.
A chiedersi questo è anche il redattore del blog Harry dice… in questo post:
http://harrydice.blogspot.com/2011/05/dylan-dog-e-le-donne-1-gelosia-e.html
Partendo però dal presupposto errato che in Dylan Dog ci sia una componente anti-femminina di fondo, senza rendersi conto che lo stato di perenne innamoramento non è dovuto a questo, ma all’incapacità tutta personale di rinnovare il proprio amore verso le donne e trasformarlo in un sentimento maturo.
Trovo del tutto errata un’affermazione del tipo: “la realtà sfaccettata dell’angoscia, del disagio e della sensibilità che Sclavi ha messo in scena hanno una forte connotazione femminina”. Pensare che il disagio e la sensibilità siano in qualche modo riconducibili al “femminino” mi lascia molto perplesso. È come dire con termini più intellettuali che la donna è il sesso debole.
Utilizzando lo stesso punto di vista potremmo riconoscere in Dylan uno spiccato femminismo: Dylan seduce le donne, ma non le usa mai. Anzi, in molti casi, soprattutto nelle storie di Sclavi, le clienti prima di suonare il campanello già conoscono la sua fama di Don Giovanni: sono loro quindi a usare Dylan.
È chiaro che per capire la psicologia di Dylan Dog si debbano leggere soltanto le storie di Sclavi: il resto è apocrifo e potenzialmente fuorviante. Sono d’accordo quindi con ciò che Harry afferma quando dice: “la sceneggiatrice Paola Barbato (presente anche in questo Color Fest), che per molti, ma non per il sottoscritto, ha preso il testimone creativo di Sclavi”. Questo è giusto: in realtà l’unico vero successore di Dylan Dog è il suo editor, colui che sceglie cosa mandare in edicola e in che modo.
Harry conclude il suo personale percorso sull’argomento parlando dell’ultimo albo in edicola: La seconda occasione:
http://harrydice.blogspot.com/2011/05/dylan-dog-e-le-donne-1bis-eterno.html
2 Comments
Il carattere seduttivo di Dylan è odioso. Gli uomini sanno benissimo che nella vita non si scopa sempre così con tutte quelle capitano a tiro. Per cui Dylan suscita gelosia e rabbia nel lettore. Vorrei vederlo respinto più spesso. Piuttosto sfiguratelo con un incidente. Non so. Tutto sto narcisismo continuo e questo continuo successo con l’altro sesso sono cose lontanissime dalla realtà di un maschio, e spesso rovinano le storie. Per cosa poi? Per disegnare due tette così da intrigare il lettore? Prima decade questo aspetto meglio è.
@Anonimo
maddai!! non è vero che è odioso, è solo molto molto invidiabile.
Dylan ha un forte potere seduttivo, ma non si atteggia in quanto tale: lo subisce. Ciò lo rende un personaggio surreale (speriamo!) piacevole, e non fastidioso. Per renderlo + realistico forse bisognerebbe, come suggerisci, farlo respingere un pò + spesso…
ps il fatto che Dylan “consumi” quasi ogni numero significa che (dal punto di vista temporale) ha un rapporto quasi ogni mese (ovvero con l’uscita di un nuovo numero)…. non è poi così tanto!!!