Il santuario non è (solo) di Paola Barbato?
Sul forum di Cravenroad7.it si è accesa, tempo fa, una discussione molto interessante riguardo a presunti ghost writer in casa Bonelli. Il dibattito è nato all’uscita dello Speciale 2010, Il santuario, scritto da Paola Barbato.
La questione è vecchia, ma vogliamo riportarla alla luce perché noi di Cr7 riteniamo che sia indicativo di come viene visto Dylan Dog all’interno della redazione. La storia dal titolo Il santuario, così almeno sembra aver scritto la sceneggiatrice dylaniata sul suo profilo Facebook, non era nata per uno Speciale ed è quindi stata “modificata tramite interventi non suoi” affinché lo diventasse. Quest’albo (che tra l’altro ha avuto una delle medie di voto più bassa della storia del nostro forum), nonostante il tamburino indichi ai testi il nome di una sola persona, è stato scritto da più mani. Chi sono questi scrittori fantasma e a che titolo hanno allungato la sceneggiatura de Il santuario?
Barbato non è nuova a questo tipo di modifiche: vi ricordate l’albo n. 228: Oltre quella porta? I dialoghi dell’ultima tavola pubblicata per l’albo della serie regolare non sono suoi, ma di qualcuno il cui nome non è mai stato rivelato ufficialmente; una riprova di quanto appena detto sta nel fatto che sulla ristampa del mensile è stata pubblicata la tavola originaria con tutte le spiegazioni del caso.
Non si conoscono altre modifiche di questo genere, ma si fanno strada i sospetti che le vicende redazionali delle storie di Dylan Dog non possano semplicisticamente essere ricondotte ai soli nomi degli autori scritti nei tamburini. Se una storia ha più sceneggiatori, noi lettori di Dylan Dog abbiamo il diritto di saperlo. Dobbiamo sapere chi ha modificato e allungato la sceneggiatura di Paola Barbato per renderla uno Speciale (si parla di più di metà della storia scritta da un altro). Vogliamo sapere dove inizia l’editing di una storia e dove inizia invece il ghost writing (1). Pretendiamo di sapere cosa stiamo comprando quando andiamo in edicola. Ne va della credibilità degli autori che firmano ufficialmente le storie (anche se “ufficiosamente” sono scritte pure da altri), ne va della credibilità della casa editrice cui siamo affezionati e infine ne va della credibilità del personaggio che leggiamo da ormai 25 anni e la cui immagine è purtroppo amaramente lontana da quella dei tempi in cui Tiziano Sclavi scriveva storie come Memorie dall’invisibile, Storia di Nessuno o Totentanz.
Se Dylan Dog rischia di essere “twilightizzato”, reso “robetta commerciale per adolescenti un po’ cretini” (2) e quindi senza sesso, sangue o qualsiasi altro elemento perturbante (che magari implichi pure libero pensiero ed esercizio critico), dobbiamo saperlo. Sarebbe molto triste se Dylan Dog entrasse definitivamente a far parte della categoria dei fumetti generalisti da “non ho niente da leggere per il viaggio in treno”.
(1) – Il ghost writing consiste nello scrivere un romanzo, un articolo o un qualsiasi altro testo per poi apporvi la firma di un personaggio celebre. Tom Clancy, ad esempio, usa dei ghost writer per i romanzi che portano il suo nome.
(2) – È l’impressione di Carlo Ambrosini in merito al film su Dylan Dog che uscirà fra pochi giorni. Quelle riportate sono le sue esatte parole.
5 Comments
Da persona che – forse con eccessiva leggerezza – ha sollevato il caso, riportando le parole scritte su Facebook da Paola Barbato, dico che personalmente non mi indigno per le modifiche redazionali apportate alla storia. Sono prassi comune in ambito narrativo, televisivo, cinematografico… davvero ovunque.
Effettivamente, però, nel caso di interventi di grossa entità credo ci vorrebbe un po’ più trasparenza. Su Diabolik, per esempio, è prassi comune riportare i nomi di chi è intervenuto a modificare soggetti o sceneggiature altrui. E mi sembra giusto.
Io sono il primo a pensare che l’intervento dell’editore serva. Quando leggo un romanzo editato male, con refusi o errori nella trama, occhi neri che diventano verdi, mi incavolo non con chi l’ha scritto, ma con l’editor.
Ma qui, come hai detto tu, il discorso è molto diverso!
Tanto più che l’editing delle ultime storie, per quel che riguarda appunto i refusi testuali e gli errori nella trama, è davvero pessimo. Vedesi gli esempi di “Senza trucco né inganno” (errori nella trama: Ellis) e di “Gli ultimi immortali” (refusi testuali a ufo).
ma dylan dog già lo è un fumetto da leggere in treno
c’hanno messo tutto l’impegno possible per farlo diventare così, alla fine ce l’hanno fatta. Credo che con il passaggio di Gualdoni alla fase di controllo redazionale, l’Old Boy sia definitivamente andato.
La Barbato smentisce di avere ghost writer. Ovviamente questo termine è “forte” e forse esagerato. Forse.
Ho postato la smentita sul forum dove è più facile discutere. Se vi va ne parliamo lì:
https://www.cravenroad7.it/forum/viewtopic.php?f=11&t=6684&start=0