Il post di febbraio
Prima di premiare come al solito il post del mese, dobbiamo in via del tutto eccezionale (cioè dove abita lo strappo alla regola, mi suggerisce Groucho dalla regia) premiare anche il post dell’anno, che non siamo stati noi a scegliere, ma voi dylaniati forumisti… e a vincere meritatamente il premio un grande vecchio (forumisticamente) della nostra community cravenroaddiana, che da anni ci istruisce -è professore- coi suoi eleganti post.
Chiamiamo le girls (Rosinda e Agneta) per accompagnarlo a ritirare il premio, lui è…
Adesso, se gli applausi si attenuano a sufficienza, passiamo come consueto a premiare il post del mese, che magari potrebbe vincere fra 12 mesi anche il post dell’anno.
Il post è tratto dalla discussione riguardante l’albo mensile, Gli ultimi immortali, prodotto dall’inedita coppia Di Gregorio & Mari.
Nonostante le promesse degli esordi, finora sono state premiate molte analisi serie dell’albo, mentre rimane disatteso l’impegno a premiare i post più ironici e divertenti. Per rimediare, questo mese premiamo un post che nel criticare l’albo del mese non risparmia un certo tono fra il polemico e il sarcastico nei confronti della gestione dell’Old boy.
A scriverlo è un’altra colonna del forum, spesso in antitesi col postatore dell’anno, vederli premiati assieme forma un bizzarro accostamento che tuttavia, come prosciutto e melone, magari saprà solleticarvi il palato.
Il vincitore del mese è…
Dario84
E questo è il post al vetriolo con cui si è guadagnato la vittoria:
A parte l’assordante pochezza della storia che fa rimpiangere capolavori come Nightmare Tour o All’ombra del vulcano(giusto per citare due fra le perle più condivisamente riconosciute e apprezzate della serie), c’è una cosa che effettivamente “ha messo a rischio i miei canali lacrimali” come annunciato nell’Horror Club… ed è il ruolo della redazione nella revisione delle storie. È mai possibile che le storie vengano rilette e controllate per mandare in stampa cose come il “di tanto di tanto” di pag.11/v.4 o l’insopportabilmente offensivo “un’artista” (maschile) di pag.98/v.5? Ma certa gente in che modo guadagna i soldi del proprio stipendio?Bene, passando ad altri momenti epici:
1) “Mmm… ammetto che mi avete incuriosito. Vorrei fare qualche indagine…” (Dylan a Hudson) > Uno dei modi di esprimersi più surreali di Dylan per accettare un caso.
2) “A me non presti mai attenzione. Sei sempre preso da quello che dicono quei vecchietti, come se io non esistessi. Cosa hanno loro che io non ho?” (Raquel a Dylan) > Non esiste una categoria critica in grado di dare una spiegazione coerente di questa successione di parole.
Dylan viene assunto per non far nulla, se non il tuttofare o la dama di compagnia, di fatto non indaga su nulla e si limita a prendere atto (come al solito) di quello che gli succede intorno: “Toh, la gente non moriva fino al mio arrivo. C’è qualcosa su cui indagare, ma… è incredibile! Le persone hanno iniziato a morire! Anche questo è qualcosa su cui indagare! Come possono morire delle persone che fino ad ora non morivano? E perché mentre penso a questa cosa le persone continuano a morirmi intorno? E perché prima di aver impedito a Raquel di andarsene sono già tutti morti senza che io abbia potuto avere il minimo peso nella faccenda?”
Agente Carvey: “Bene, è avvenuto il decesso di un residente…”
Dylan: “Come hai detto, scusa? Hey, dico a te, guardami quando ti parlo… Cos’è che ti sei permesso di dire?”
Agente Carvey: “Beh, che è morto un resident…”
Dylan: “Sentimi un po’, patetico stronzetto, quell’uomo aveva un nome, è chiaro o devo fartelo entrare in testa a suon di cazzotti?”
Agente Carvey: “Ma io… ma io…”
Dylan: “Ti piscio che ti profumo, imbecille! Quell’uomo di chiamava Edgard Vattelapesca!”
Agente Carvey: “Veramente sarebbe Edgard Dickens…”
Dylan: “Osi contraddirmi? OSI CONTRADDIRMI? MA IO TI SPACCO LA FACCIA!!! IL SUO NOME ERA EDGARD! EDGARD QUALSIVOGLIA LAQUALUNQUE!!! AAAAAAAAAAAAAAAAARGHHHHHHHHHH!!!!!!!!”
(A questo punto Dylan cade a terra schiumando dalla bocca, in preda a convulsioni spastiche.)
Oltre a ciò, un Mari da impiego al catasto con punte di sciatteria (pag.58/v.1 > bellissime le immacolate e svettanti gambe da cerbiatta di una pluriottantenne; pag.63/v.5 > mai si sarebbe anche solo potuto ipotizzare che dalla matita di Mari potesse uscire “quella cosa”.)
La riflessione finale della storia sull’immortalità della memoria, beh… fa rimpiangere la riflessione sul tempo di Medda de Il giorno del licantropo (ed è tutto dire).
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