Il post di gennaio

Cari zombie, anno nuovo, non-vita nuova! Ma per celebrare al meglio un anno di ottimi post abbiamo deciso di premiare il post dell’anno fra i post premiati mensilmente. A decidere il vincitore sarete voi, votando qui.  Ora però torniamo a decidere il vincitore del mese (che magari potrebbe anche vincere il premio per il post dell’anno fra 12 mesi).

Dopo essercene allontanati a lungo, torniamo a premiare un post dedicato al mensile, il numero 292 della premiata ditta Barbato & Stano (per la prima volta assieme in una storia lunga), Anime prigioniere, capace di riportare consensi pressoché unanimi, grazie a un Dylan vivo e partecipe come non mai e a disegni stratosferici, impreziositi dall’utilizzo inedito delle mezzetinte.

L’autore del post prescelto è un utente storico del forum di Craveroad7.it, già premiato un’altra volta e, ci sia consentito dirlo, anche piuttosto tardi rispetto alle aspettative, ma che ora brucia tutti e diventa il primo a essere premiato due volte!

Il primo premiato del 2011 è…

rimatt

Ecco il suo post:

Una buona storia, una discreta boccata d’ossigeno dopo una manciata di albi dimenticabili (quando non pessimi, come quello del mese scorso). La Barbato sa scrivere, e questo, nonostante qualche difetto, è un albo ben scritto. Il che dovrebbe essere il minimo sindacale, e invece di questi tempi è addirittura un valore aggiunto (definire dilettantesco il finale di Senza trucco né inganno è fargli un complimento: probabilmente certi dilettanti farebbero meglio).

Prendendo per buona la parola della Barbato e accettando il fatto che le similitudini evidenziate da Cyber Dylan siano del tutto casuali, c’è da complimentarsi per il soggetto di questa storia, bizzarro e poco canonico eppure dylaniano quanto basta. Anche il modo in cui il protagonista è gestito è gradevole: avrei preferito una caratterizzazione più ironica, ma questo Dylan va comunque bene. Per una volta il Nostro si ricorda di essere un indagatore (dell’incubo) e conduce con abile piglio investigativo un’indagine degna di questo nome, dimostrando di meritare la sua qualifica. Mi fa piacere rivedere, se non il Dylan ironico e scanzonato di una volta (che di recente ho ritrovato solo in alcune sublimi sequenze del Giorno del licantropo meddiano), quantomeno un Dylan empatico e partecipe, realmente coinvolto nel caso che sta trattando, realmente vicino alla vittima (alle vittime), realmente sofferente. Non che di recente non si sia visto Dylan soffrire, partecipare, empatizzare: però la Barbato, a differenza di altri autori, riesce a rendere autentici e perfettamente credibili i sentimenti del suo protagonista; riesce, in una parola, a donargli spessore.

Difetti ce ne sono: su tutti, la caratterizzazione poco approfondita dei ragazzi che assumono Dylan (che alla fin fine spiccano solo per la riuscita caratterizzazione grafica) e una certa pesantezza (giustificata ma comunque evitabile, IMO) in alcuni atteggiamenti di Dylan. Però, stavolta la complessiva riuscita della storia riesce a far passare questi difetti in secondo piano: ci sono e li segnalo, ma non risultano particolarmente fastidiosi.

Nota dolente: la resa dei disegni. Le ultime due prove di Stano sono state fortemente penalizzate (per non dire massacrate) dalla stampa bonelliana: nel Giorno del licantropo lo sfumato era sporco e impastato, in questo Anime prigioniere la stampa retinata preserva le mezzetinte ma distrugge l’incisività  del tratto di Stano (da sempre le sue linee nette e taglienti sono uno dei suoi punti di forza). Fino a qualche anno fa problemi di questo genere non ce n’erano: possibile che negli ultimi tempi la stampa bonelliana sia peggiorata fino a questo punto? I disegni sarebbero splendidi, in sè, ma in questo modo la loro bellezza viene pesantemente smorzata. Peccato.

Concludendo: un albo buono, e anche qualcosina in più.

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