Gli ultimi immortali – Intervista a Giovanni Di Gregorio

Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Di Gregorio
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Angelo Stano
Dylan Dog viene assunto dal direttore di una casa di riposo per anziani per fare luce sul mistero riguardante la vera età dei suoi occupanti, molti dei quali sembrano avere oltre cent’anni, senza però dimostrarlo. Investigando in incognito, l’inquilino di Craven Road scopre ben più di ciò che stava cercando, svelando tante diverse verità intrecciate tra loro da una rete di inganni e bugie che forse il suo arrivo ha contribuito a spezzare, con la conseguenza che, ora, gli anziani sospettati stanno morendo uno dopo l’altro…

Si torna alla carica con le interviste agli autori. Il primo ospite dell’anno è il tanto chiacchierato autore palermitano Giovanni Di Gregorio, il quale si racconta sui nostri monitor con interessanti dichiarazioni e ribadisce con zelo alcuni divertenti aneddoti sulla sua attività di sceneggiatore per Dylan Dog. Commentante e se volete fate ulteriori domande perché, da quel che si dice, ci spiano in molti! E a proposito di “ultimi immortali”, per citare il più famoso tormentone a tema… “Alla fine ne resterà soltanto uno!” E probabilmente sarà l’ospite raffigurato qui di fianco… 😉

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Ciao Giovanni, lo staff di Cravenroad7.it ti dà il benvenuto e ti ringrazia per la tua disponibilità.

Grazie a voi e un saluto a tutta Craven Road, semafori e panchine comprese.

Come è avvenuto il tuo ingresso in Bonelli e successivamente nello staff di Dylan Dog? Sei un lettore di vecchia data dell’Old Boy e quindi sei arrivato a scriverlo da fan, oppure no?

Ero cugino del macellaio del vicino di casa di uno dei fattorini di via Buonarroti, da lì a sceneggiare il passo è stato breve. Seeee…

È avvenuto nella maniera più semplice e banale possibile, da outsider qual ero (stavo terminando un dottorato in chimica quantistica tra la Francia e la Spagna, figuratevi quale attinenza con il fumetto). Ho inviato dei soggetti per Dampyr. Mi sono stati bocciati uno dopo l’altro, finché non mi è stata chiesta una prova di sceneggiatura per l’ultimo, intitolato Il signore delle maschere. Ma prima ho dovuto dimostrare a Boselli, colui-che-tutto-conosce-e-che-tutto-ha-percorso-a-piedi, che avevo realmente vissuto in Nicaragua. Ha voluto sapere da che lato si apriva il portale della cattedrale di Leòn e altre quisquilie del genere. È stato sempre Boselli, che non ringrazierò mai abbastanza, a presentarmi a Marcheselli, annunciandogli con un ghigno che aveva nuova carne da cannone. Marcheselli ha risposto con un ghigno identico. Su Dylan la stessa trafila di soggetti bocciati (un bel po’, da scoraggiare un bonzo), fino a quello che è diventato Il passo del gambero. Da lì è iniziata una lunga e felice – felice per loro e lunga per me, spero! – collaborazione.

Quanto a Dylan, da ragazzo ne sfogliavo incuriosito i suoi albi tra quelli che mi passavano davanti, nel marasma disordinato da cui pescavo libri e fumetti. Le mie letture preferite erano però strisce e satira politica: tanta, ma veramente tanta, anche estera. Disegnavo anche delle vignette niente male: come il 90% degli sceneggiatori, sono un disegnatore frustrato.

Inutile negare che oggi scrivere l’indagatore dell’incubo non è facile perché ci sono delle restrizioni. Quanto è cambiato il personaggio rispetto alle sue origini? E tu, nello specifico, ti sei mai sentito limitato da questo cambiamento?

Vorrei fare una storia in cui Dylan uccide Cagliostro, ma non posso. Eppure le restrizioni – la chiarezza negli snodi narrativi, per esempio, o l’intoccabilità dei felini magici – sono niente rispetto alla necessità di non ripetersi. È il confronto con l’enorme mole di storie già uscite che rende difficile scrivere Dylan. Vuoi fare una storia con i vampiri? Ce ne sono già 136. E quello spunto originale, costato sangue e sudore, l’ha proposto un tuo collega un paio d’ore fa.

Il cambiamento che ha subito dalle origini? È fisiologico, visto che è passato dalle mani del suo creatore a quello di altri sceneggiatori. Ognuno di noi, ovviamente, l’ha interpretato a suo modo, privilegiando una o più sfaccettature tra le molte di cui è dotato Dylan. A cercare di aderire pedissequamente alla poetica sclaviana avremmo rimediato solo figure barbine.

Quanto interviene solitamente la redazione su un soggetto o su una sceneggiatura? Ti è mai capitato di dover cambiare delle tue storie su richiesta o trovarle al momento della pubblicazione inaspettatamente “diverse”?

La redazione si consulta nelle fasi iniziali, quelle pre-sceneggiatura: raddrizza un’idea, suggerisce la soluzione per un finale, o addirittura lo spunto per l’intero soggetto. Tutti consigli preziosi. Salvo quando Gualdoni mi chiede la sottotrama d’amore… Io odio le storie d’amore. Scrivere d’amore è difficilissimo, è come raccontare l’ascesa a un ghiacciaio. “Il ghiaccio crepitava sotto i ramponi, mentre la parete nord si ergeva lucida e minacciosa davanti a noi”? Non rende minimamente. È una di quelle cose che è meglio starci alla larga.

A sceneggiatura finita la redazione interviene pochissimo: lima una frase, spiega meglio un passaggio. A volte aggiunge una parola, come nel caso del tanto contestato (oh, my God) “Ellis!” urlato da Dylan in Senza trucco né inganno… sì, anche in redazione sono umani e fallibili.

Dylan Dog è spesso accusato dai detrattori (ma non solo) di staticità e paura di osare. Se fosse possibile, cambieresti qualcosa?

Alleggerirei certe prassi narrative, come l’immarcescibile spiegone. Adotterei salti più bruschi, più ellissi. Ucciderei Cagliostro. Farei più riferimenti all’attualità, come in certi vecchi numeri di Sclavi. Ma forse, visto i tempi che corrono, anche i guelfi e ghibellini sono un tema spinoso, come si dice in Boris 3. Però io vivo in Spagna, magari là non mi beccano.

In generale si potrebbe alzare la tensione con trovate più forti. Non semplici escamotage narrativi fini a se stessi (far sposare Dylan, affiancargli un alter ego malvagio, ecc., solo per vedere di nascosto l’effetto che fa). Se usati con intelligenza e talento, come per esempio ne Il pianeta dei morti di Bilotta, questi scarti dalla continuity danno origine ad albi splendidi.

Inoltre sperimenterei più a livello grafico, e sono sicuro che molti disegnatori sono d’accordo con me.

Scrivendo una nuova sceneggiatura non ti poni limiti o sei consapevole che andrà in mano ad uno standard eterogeneo di lettori e quindi tiri un po’ il freno a mano per far sì che la storia sia fruibile da tutti?

Mi appassiona il lato surreale e grottesco delle storie di Sclavi – la mia preferita è Dopo mezzanotte, tanto per capirci – quello che spiazza il lettore, lo raggira, lo confonde, depistandolo e ubriacandolo di (apparenti) incongruenze. Sfornerei un sacco di albi di questo tipo, sospesi in aria, o metafumettistici, o addirittura albi di cui il lettore può dare diverse interpretazioni (come lo straordinario Oltre quella porta della Barbato). Però sarebbe troppo, e allora tiro il freno a mano e ogni tanto parcheggio in doppia fila sul marciapiede giallo (quello in cemento, con venature sovrannaturali).

Le tue storie, in maniera più netta rispetto a quelle di altri autori, dividono massicciamente i lettori in opinioni contrastanti.  Quali sono le tue sensazioni in proposito?

I lettori di Dylan (i lettori, non le copie vendute) sono circa mezzo milione. Mi stupirei – di più: mi preoccuperei! – se non avessero opinioni contrastanti. E poi facciamo una rapida carrellata: Il passo del gambero e Il persecutore gettano Dylan in uno stato di profonda prostrazione; La stanza numero 63 e Uno, nessuno e centomila giocano con sottotracce metafumettistiche; Per una rosa, Il vampiro dei colori e Cartoline da Moonlight [n.d.r.: il titolo corretto dell’albo n. 261 è Saluti da Moonlight] sono albi ‘sentimentali’; Fuga dal passato e Cose dell’altro mondo invece decisamente grotteschi; in Lavori forzati e Il re delle mosche lo spunto horror nasce da una denuncia, ecc.… Insomma, non credo di scrivere un’unica tipologia di storie. Un motivo in più perché i lettori si dividano, no? Se pensate che c’è perfino a chi è piaciuta Blackout!

I fan da anni invocano il ritorno dell’horror puro e dello splatter. Cosa ne pensi? Puoi dirci se ci saranno novità in merito e se tu personalmente hai affrontato questo “ramo” in una tua futura pubblicazione?

Nel numero 342 Cagliostro sarà investito dal maggiolino, in un tripudio di viscere al vento. No, non sono un amante dello splatter e dell’horror puro, quindi è difficile che ne faccia largo uso. A meno che non sia funzionale a quello che voglio raccontare: come in Lavori forzati, per esempio. Mi piace molto di più l’horror grottesco di Golconda! o quelle delle storie di cui è protagonista Pink Rabbit.

In più credo che lo splatter abbia fatto il suo tempo, è qualcosa legato agli anni ‘80. Come dite? Saw? Non saprei, chiedete a un sociologo.

Tempo fa si sparse la voce che avresti lasciato Dylan Dog per altri impegni: notizia falsa, interpretazione sbagliata o qualcosa è cambiato?

Interpretazione sbagliata di alcune mie frasi in una scorsa edizione di Lucca Comics & Games. Dannati giornalisti comunisti!

Armiamoci di pazienza e raddrizziamo la notizia riportata sul forum.

a) Per la Francia (dove finora sono state tradotte alcune mie cose come Brancaccio, Last Travel Inc., Monster Allergy, ecc.) ho dei progetti originali, che spero vedano la luce. In nessun caso la cosa sarebbe incompatibile con il lavoro in Bonelli. Sono felicissimo di scrivere Dylan, che rimane – e rimarrà, finché in via Buonarroti saranno contenti di me – la mia occupazione principale. Sempre che non vinca quel concorso alla Forestale, naturalmente.

b) Mai pubblicati racconti per bambini. Mi piacerebbe, sì, ma è un altro paio di maniche. Una quindicina d’anni fa ho intrapreso, senza fortuna, la carriera di illustratore per libri per l’infanzia, e questo è un secondo paio di maniche (ho camicie a quattro maniche, da mutante).

c) Sì, ho scritto per l’animazione, per serie nazionali (RAI) e internazionali (Rainbow)… e questa, ladies and gentlemen, è l’unica notizia corretta!

d) Cerco nuovi stimoli? Certo, come tutti gli scrittori. Come tutti gli esseri umani. In particolare mi piacerebbe scrivere più umoristico, la cui fame placo di tanto in tanto con i cartoni animati. Vorrei proporre in Bonelli una serie umoristica, ma credo sia più probabile che mi permettano di far fuori Cagliostro.

È appena uscito Gli ultimi immortali. Cosa c’è di particolare in questo albo, quali sono state le idee di base per il soggetto? Ci saranno, per esempio (come nel tuo ultimo mensile pubblicato), chiari riferimenti a film o libri?

La storia si svolge tutta all’interno di una casa di riposo e i protagonisti sono vecchietti. Dylan si trova ad affrontare mostri spaventosi quali dentiere traballanti, fastidi alla prostata, una pensione esigua. L’albo terminerà in un inquietante rito collettivo simile a un enorme scopone scientifico, tra sputacchiere piene e vaghe lamentazioni sul tempo e sul governo ladro. Un albo adrenalinico, insomma.

I riferimenti sono diversi, soprattutto libri. Senza rovinare la lettura a chi non ne ha ancora sfogliato le pagine: Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Rughe di Paco Roca, Saltatempo di Stefano Benni, una spruzzatina di Dickens. Il resto indovinatelo voi.

Ti ringraziamo nuovamente per la disponibilità e ti salutiamo chiedendoti: hai mai avuto contatti con Tiziano Sclavi?

No, ma conservo alcune sue note vergate a pennarello sulla mia prima prova di sceneggiatura dylaniata. Una volta all’anno la uso per perpetuare il miracolo della liquefazione del sangue.

Voglio aggiungere un’ultima cosa: un grazie a tutti i disegnatori che hanno trasformato – o trasformeranno – in immagini le mie sceneggiature. Hanno molti meriti e grande pazienza.

Ciao e grazie anche a voi di Craven Road… ci si vede sul forum!

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7 Comments

  1. Survivor82 scrive:

    Bravo Drago,
    bel colpo! Belle risposte anche da parte di Giovanni di Gregorio.

  2. dragodylaniato scrive:

    Grazie caro!

  3. Mirco scrive:

    Belle domande e belle risposte!
    Secondo me Di Gregorio smarmella alla grande!

  4. Imp scrive:

    chevvordì smarmellare? sei troppo gggggiovane per me!

  5. Mirco scrive:

    non sei fan di Boris! :/

  6. Carlo scrive:

    Apri tutto Biascica!

  7. paolo scrive:

    Davvero una bella intervista.Mi sono divertito parecchio a leggerla.complimenti all’intervistatore e a Di Gregorio per le risposte.

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