Il post di settembre (con tanto di supplenza)
Cari Guerci dell’Incubo, state tranquilli, non soffrite di allucinazioni visive. Siccome Herr Imp ci ha da fare in Ccermania, eCcezionalmente per questa volta vi beccate la scrivente, in un’atmosfera post-estiva da empire à la fin de la décadence particolarmente consona alla sua mesta figura. Ma ri-state tranquilli: il prossimo mese (se Dio -ammesso che esista- vuole…) il nostro eroe riprenderà il post…o che gli compete.
Basta ciarlare, adesso. Il pubblico, giustamente, vuole fatti e non parole. Tanto più che anche questo mese il vincitore ha fornito al tetro conciliabolo blogettaro di Cravenroad7.it due valide alternative; e nuovamente la scelta è caduta sul post inerente a un’uscita esterna alla collana regolare, vale a dire lo Speciale settembrino.
L’albo è stato giudicato perlopiù negativamente, e un buon punto di vista per comprenderne il flop può essere proprio quello espresso dal nostro misterioso Mister X. Presentiamolo, dunque, prima di proporne le illuminanti dichiarazioni.
È una colonna storica del forum. È un raffinato fumettofilo e un raffinato cinefilo. È chiaro, conciso, (a tratti: ora non esageriamo) acuto. È membro di una famigerata cricca nota col poco rassicurante nome di Triade.
Ladies and gentlemen…
rimatt
Disse questo bel tomo:
Uno Speciale bislacco.
Dalla lettura emergono almeno due evidenti difetti: la caratterizzazione sballata di Dylan (il che è molto barbatiano) e una sceneggiatura che a un certo momento perde compattezza e si sfilaccia, diventando sgangherata (il che non è per nulla barbatiano).
A mio modo di vedere, il difetto più grave è il secondo: perché è vero che il Dylan delle prime pagine non è Dylan, ma è anche vero che l’inizio della storia è divertente e brillante; in più, quest’inizio “sballato” ci permette di leggere una chiusura di Speciale (intesa come l’ultima pagina) strepitosa. Insomma, l’ennesimo tradimento barbatiano non mi ha infastidito troppo; poi, però, la storia prosegue e inizia a perdere pezzi. La parte conclusiva è fuori registro e, soprattutto, piatta: non si capisce se si dovrebbe ridere o piangere, il ruolo dei personaggi è poco chiaro (passi per gli “animalisti estremi”, caratterizzati con nessuna ironia perché loro, per primi, ne sono sprovvisti, ma tutti gli altri?) ma, alla resa dei conti, tutto va come deve andare. Insomma: una Barbato poco convincente anche dal punto di vista tecnico, il che è una novità. Grandiosa la tavola finale.
Freghieri è ottimo, in complesso; eppure, neanche stavolta rinuncia a vignette tirate via e inchiostrate in cinque minuti. Comunque, questa rimane la sua prova migliore degli ultimi anni.
Vace propone nella sua rece il paragone con La lunga notte, altra storia clamorosamente sballata: paragone che si può fare ma che personalmente non mi convince. Quella storia, pur essendo straordinariamente poco dylaniana per ambientazione e personaggi, è pur sempre scritta bene e divertente nella sua eccezionalità (per me lo è stata, perlomeno); lo Speciale, ahimè, non può nemmeno contare sulla solidità strutturale e sulla valida sceneggiatura di quel Gigante.
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