Lavori forzati, n. 288

Online la scheda di Lavori forzati, n. 288, visibile a questo indirizzo.

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2 Comments

  1. Lance scrive:

    La mia è una critica narrativa, legata alla storia e al suo senso, o almeno a quello che sono riuscito a capire io. Non ci saranno giudizi tecnici (non sarei in grado di farli) o artistici legati ai disegni. Spero di non esser malinteso, esprimo solo un semplice e personale parere.
    😉

    Storia ambiziosa dal punto di vista tematico: il dramma globale dell’uomo che lavora, da immigrato, senza diritti sul lavoro, senza diritti sociali, senza nessun tipo di garanzia.

    La difficoltà è quindi quella di non sembrare retorici e di voler affrontare il tutto in maniera (evidentemente) dylaniata.

    L’inizio è tipico dunque: l’introduzione al luogo dove si svolgeranno i fatti, il mistero legato alla presenza di presunti fantasmi e rumori strani, l’incarico affidato a Dylan nel suo studio dalla bionda fidanzata di turno.

    Successivamente ci si ritroverà nel palazzo in cui manca il tredicesimo piano con tutti i futuri protagonisti della vicenda. Cercare di uscire dalla struttura in maniera semplice e diretta è impossibile, fuori dall’ascensore (che conduce apparentemente al piano terra), ci sarà sarà solo la schiavitù illogica e metafisica gestita da mostri antropomorfi schiavisti e pseudo-nazisti (impossibile non pensare ai campi di concentramento!)

    La storia a questo punto diventa interessante, ci si chiede: da cosa è causata questa condizione di schiavitù così illogica ed esasperata?
    Perché a far compagnia ai nostri protagonisti ci sono (evidentemente) altre migliaia di persone? Quale è la relazione che lega tra loro i personaggi principali in quest’incubo?

    La risposta sarà svelata piano piano. Dopo la morte del costruttore antipatico (e poi colpevole, dottor Greyhound) in un crescendo di intenti giustamente rivoluzionari perpetuati dal buon Dylan (e chi se no, con i suoi ideali e la sua visione del mondo???) riusciremo a capire il perché di tutta quella storia assurda.

    Paradossalmente l’intero apparato mostruoso-schiavista è mosso dalla rabbia e dall’impossibilità di riposare in pace di un giovane immigrato clandestino che muore durante i lavori del cantiere e viene seppellito senza pietà tra i ferri di un pilastro in cemento armato per evitare guai giudiziari ed economici.

    La sua morte è raccontata in un flash-back che prende il via dopo il ritrovamento del suo corpo, nasce così la spiegazione alla volontà di voler evidentemente punire tutti coloro che avevano contribuito in maniera diretta o indiretta alla sua morte.

    A questo punto mi chiedo :QUALE E’ IL VERO SIGNIFICATO CHE SI CELA DIETRO L’ALLEGORIA DEL “CAMPO DI CONCENTRAMENTO MOSTRUOSO”????
    Voglio dire, in fondo è il luogo in cui i colpevoli vengono puniti. Anche chi probabilmente non ha influito in maniera diretta (la fidanzata di Dylan) sceglie consapevolmente di morire e di non salvarsi da quella situazione. CHI SONO GLI ALTRI SCHIAVI? Che funzione hanno? Sono semplicemente funzionali alla storia oppure hanno un ruolo diverso?

    Scuramente è significativo il finale, Dylan afferma di esser “sopravvissuto miracolosamente, o forse perché non era tra i colpevoli”.
    Non colpevole esattamente come il lavoratore che muore sul cantiere e che scatena quella serie di avvenimenti.

    La mia conclusione è la seguente: Il non-sense dell’esistenza è sempre lo stesso, coerente alla sua natura. Puoi essere un clandestino sfortunato e incolpevole, puoi essere un capitalista spregevole e senza scrupoli, la morte colpisce in maniera diretta e ha logica inspiegabile agli umani. In fondo tanta gente muore durante il “campo di concentramento mostruoso”, che siano tutti colpevoli come Greyhound o semplicemente innocenti, casuali e provvidenziali come Dylan??
    Ovviamente non giustifico il comportamento del costruttore, ci mancherebbe altro, ma nemmeno posso capire il tentativo falsamente eroico da parte della fidanzata bionda di Dylan (Amanda) di autoimmolarsi inutilmente per riscattarsi una colpa che evidentemente non ha.

    Insomma: Le vicende accadono e vanno al di la del concetto di giustizia che solo pochi uomini hanno. Tutto il resto è inutile, destinato a cadere nell’oblio come le macerie del London Clipper.
    Cosa resterà, di tutta questa storia????

    Ps- Segnalo piccola incongruenza etichettabile da quelli del Dylan Dog Horror Post con il classico “nun ce rompete”.
    A pag 85, il lavoratore clandestino pensa sconsolato dopo un ordine di Grayhound : “Sono mesi che ripete la stessa cosa…e intanto non paga gli straordinari”

    Ma come fa a dire una cosa del genere, visto che
    “…era arrivato a Londra da una settimana, e non conosceva nessuno”, come afferma Perkins rivolgendosi a Grayhound a pag. 90???

    Chi dei due dice la verità????

    Saluti!!!!!!!!!!

  2. The Imp scrive:

    Ciao Lance… Visto che ti sei impegnato a scrivere il tuo commento, magari ti suggerirei di venirlo a scrivere anche sul forum, dove gli albi vengono sviscerati più a fondo, e con un maggiore confronto

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