Il post di giugno

Anche questo mese viene assegnato il premio per il post migliore, e anche questa volta i pretendenti sono molti, la concorrenza è agguerrita, e scegliere un solo post fra tanti non è mai facile, ma alla fine, dopo sofferte decisioni, solo uno lo riceverà, in rappresentanza di tutti quelli che, pur non premiati, hanno contribuito per questo mese a rendere il nostro forum un luogo migliore per gli aficionados del nostro Dylan… a tutti gli altri non possiamo far altro che esortare a tener duro e riprovare, in attesa di riuscire prima o poi a vincere l’ambito premio.

Il post prescelto proviene ancora dalla discussione su un albo mensile, precisamente dal n. 285, Il ladro di cervelli, opera del duo Marzano & Cossu, per la prima volta insieme.

Il premiato attendeva il riconoscimento da un bel po’: è stato preso in considerazione fra i finalisti anche per gli appuntamenti precedenti, ed entrambe le volte è stato molto vicino alla vittoria finale, sfumata entrambe le volte per un soffio. Speriamo che ora non si rilassi sugli allori e continui a intrattenerci con i suoi post…

Avatar inquietante e prosa incisiva, il premio questo mese va a…


Cyber Dylan

Cyber Dylan

Ecco il suo post, che descrive in modo sintetico ma efficace la storia del mese, e in più ci delizia tracciando paralleli con vecchie glorie del fumetto bonelliano… cosa volere di più?

Storia da 6. Più per le buone intenzioni che per l’effettivo risultato finale.

 Il potere di assorbire le fantasie delle persone, ammettiamolo, è una banalità di nessun interesse.

Il VERO elemento soprannaturale in questa storia è la pazzesca sequenza di coincidenze che invischia Dylan nella faccenda.

Mi vengono in mente due esempi sublimi con soggetto simile.

Il primo è il dittico di Martin Mystère Il teschio del destino + All’ombra di Teotihuacan, un capolavoro (tra l’altro disegnato meravigliosamente da Claudio Villa) in cui il vero soprannaturale non era il potere del teschio, bensì l’assurda e demenziale sfilza di coincidenze che portava Martin a rimanere impelagato nel caso.
La storia di Castelli ironizzava palesemente su certi buffi topoi del fumetto avventuroso, e il discorso assumeva maggiore risalto con il finale beffardo…

Il piano del teschio veniva sì sventato, ma non per l’intervento di Martin.
Era destinato a fallire fin dall’inizio, dato che la persona plagiata dal teschio aveva capito male le istruzioni!

Il secondo esempio è Dopo mezzanotte di Sclavi.
Anche qui abbiamo una serie incredibile di coincidenze, con tre/quattro persone che nell’arco di poche ore si incontrano ripetutamente ‘per caso’, Dylan che ‘per caso’ entra in possesso del cappotto del serial-killer, e così via…

Sclavi non usa lo stile classico e sottilmente ironico di Castelli. Va costantemente sopra le righe riducendo il mondo a una sorta di teatro dell’assurdo. E la cosa funziona ugualmente.


La storia di Marzano, invece, non rivela consapevolezza ironica, né presa in giro sfrenata.
Forse le intenzioni dell’autore erano simile a quelle di Castelli e Sclavi, ma la storia sembra scritta col freno a mano tirato. Non c’è palese consapevolezza degli stereotipi, nè vero umorismo. Per di più Marzano spreca pagine ciurlando nel manico, come si dice dalle mie parti (vedi l’inutilissima fidanzata e gli insopportabili dialoghi d’amore che vorrebbero essere strappalacrime).
Del resto qui TUTTO è col freno a mano tirato. Ogni volta che si sta per ammazzare sanguinosamente qualcuno… ecco un bel fuori campo con la scritta “AAAARGH!”.
Ma si aaaarghassero i supervisori!

Cossu, poi, non è un disegnatore adatto per questo genere di storie. E’ troppo statico; un disegno più dinamico che evidenziasse l’implicita frenesia del soggetto avrebbe giovato.

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