Letto domenica scorsa, ma non ho avuto il tempo di postare prima.
Inizio folgorante, il personaggio di Doreen è perfetto, soprattutto grazie ai disegni di Mari, profondi e vivi come sempre. Le parole di Doreen ti lasciano quell'angoscia indispensabile per obbligarti a seguire l'evoluzione della storia (e giustifica il coinvolgimento emotivo e non professionale di Dylan). Quello che mi colpisce ogni volta nelle storie di Paola Barbato è la caratterizzazione dei personaggi minori, mai stereotipati. E Groucho può essere anche eccessivo nel pugno dato a Mavi, ma la sua performance nelle prime pagine (la penultima vignetta di pag. 10 in particolare) lo differenzia da quell'inutile sagoma di altri episodi che spara le sue quattro barzellette e poi va a fare il tè.
Inizio folgorante, dicevo, il resto un po' meno. Il problema principale è che è evidente sin dall'inizio che le morti delle vittime sono dovute ai loro desideri. E' vero che non è questo a fare il colpo di scena (un po' come l'assassino di "Nebbia", prevedibile - ma non era quello il mistero da svelare -), ma in questo modo l'attenzione è concentrata più sul "come accadrà" piuttosto che sul "cosa". Quasi sempre le soluzioni sono eccellenti e imprevedibili, come la morte di Ramones, che Dylan involontariamente istigherà al suicidio, ma il tutto appare un po' macchinoso. Il finale aperto mi è piaciuto, ma la storia dei 22 arcani mi pare una soluzione tirata giù un po' frettolosamente. La Barbato che dà una spiegazione troppo veloce? Ebbene si, sembra ironico (non ci accontentiamo mai) ma è così. Comunque è sempre un piacere ritrovare personaggi "veri" su un fumetto popolare, quindi cento di questi Dylan.
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"In su buconi pretziu s'angiulu si ddu i setzidi"
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