Ah, che bello, che bello! Questo è uno di quei Dylan che ci farà discutere proprio tanto! Ci sarà chi lo troverà noioso e inconsistente (già abbiamo visto il primo), chi lo giudicherà un capolavoro, chi ne sarà entusiasta e chi schifato.
Come al solito, Medda evita la banalità e ci propone una storia del nostro indagatore assolutamente atipica, fuori dai canoni. Personalmente, ne sono rimasto affascinato, e ho apprezzato moltissimo l'atmosfera cupa e surreale che si respira a pieni polmoni (anche per merito di un efficace Stano). In alcune sequenze, inoltre, possiamo ritrovare il Dylan più autentico, quello che ormai sulla serie regolare si vede sempre meno, e questo è IMO un valore aggiunto da non trascurare. Il fatto che la vicenda sia abbastanza "interpretabile", poi, contribuisce ad accrescerne il fascino.
In quanto a Stano, appare evidente che abbia velocizzato il suo stile: alcune tavole sono povere di particolari, scarne. Eppure, il suo tratto rimane splendidamente evocativo, e il suo Dylan uno dei più convincenti. Un buon lavoro, senz'altro. Se poi è vero che comparirà un'altra sua storia prima di fine anno, si merita davvero un applauso.
In conclusione, posso dire che IMO non c'era modo migliore di iniziare questo 2006 dylaniato. Ben fatto, Medda, ben fatto!
Ciao
Teo
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