Cravenroad7

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MessaggioInviato: sab ott 01, 2005 4:42 pm 
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Grazie Ginky!
Se volete ne posto un altro soltanto che è un po' lunghetto...


L'amore è il motore del mondo. L'odio è il freno che gli impedisce di schiantarsi.


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MessaggioInviato: sab ott 01, 2005 4:50 pm 
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postalo

mettermi in ginocchio implorare picchiare suicidarmi piangere urlare sbrodare strisciare rotolarmi disperarmi suicidarmi uccidermi farla finita ibernarmi


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MessaggioInviato: sab ott 01, 2005 7:20 pm 
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<b>IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE (CAPITOLO PRIMO)</b>

Io sono un professionista.
Gli ostacoli che s?incontrano in un?attività come la mia, soprattutto quando è fresca d?avvio, sono una sorta d?iniziazione obbligatoria utile al setaccio. Ho visto molte persone abbandonare, volenti o nolenti, questa strada fatta di responsabilità e sacrifici. Io l?ho sempre tenuta sotto i piedi.
è la legge del più abile: chi non ha le capacità è tagliato fuori in poco tempo. Ci si può dimostrare tenaci quanto si vuole, ma è l?audacia che vince. Io, che il mio lavoro lo porto avanti da più di sette anni, ho rischiato e ho inciampato, ma non ho mai smesso di credere nelle mie forze e nelle mie capacità ed oggi posso affermare con orgoglio di essere davvero un asso del settore.
Il mio è un lavoro che apre molte porte e l?onestà è il fermo che le tiene aperte. L?importante è conoscere il cliente, offrirgli il meglio, studiare la strada più breve per entrare in diretto contatto con lui, sviluppare una certa confidenza e fare perno su questa forma di legame che si viene a creare per assicurarsi un bilancio sempre in positivo. Questo non vuol dire violare la privacy del cliente, sia ben chiaro. La discrezione è fondamentale in un?attività come la mia. Tutto ciò che bisogna imparare sono i suoi gusti e il modo migliore per saperli soddisfare senza mai invadere la sua vita privata.
Questo è il principio fondamentale su cui si basa la mia professione e le nuove arrivate devono averlo appreso appieno, prima che io mostri loro la zona nella quale dovranno operare. Naturalmente non mi limito a dare consigli per poi lasciarle lì, sole e indifese tutta la notte. Il mio lavoro consiste anche nell?accertarmi che acquisiscano un atteggiamento consono all?abito che indossano, assicurarmi che nessuno dei clienti faccia loro qualcosa che esuli dai limiti della trattativa e, soprattutto, devo garantire la copertura continua del territorio di mia competenza.
Faccio un esempio: se su Via del Commercio rimango scoperto di personale e riscontro in questa strada il passaggio continuo di macchine a me note, provvedo immediatamente a trasferirvi una o due ragazze al momento operanti in Piazza dell?Agricoltura, dove il traffico è più rado, che rimpiazzerò non appena le prime saranno rientrate. Ci vuole anche tattica, insomma, ed io, modestamente, posso considerarmi un valido stratega degli affari in questo campo.
Un altro dei miei compiti, e qui si entra nel vivo dei fatti che iniziarono circa un anno fa, è di trovarmi il più possibile nelle vicinanze qualora una mia ragazza abbia bisogno d?aiuto. Generalmente seguo con più attenzione le ultime arrivate. Hanno bisogno di ambientarsi e il primo impatto può confonderle, quindi impiego la maggior parte del tempo ad osservare nell?ombra il loro modo di offrirsi alla clientela e soprattutto tengo ben conto di come quest?ultima risponde alle nuove proposte. Per il resto non devo fare altro che percorrere il solito tragitto per le strade del mio territorio, segnare su un taccuino l?ora in cui una ragazza viene caricata ed attendere. Se dopo venti minuti ? mezz?ora (secondo le capacità della ragazza) non è tornata al suo posto, comincio a preoccuparmi e guardo innervosito il cellulare.
Ecco spiegato il motivo per cui quella sera in Via Dell?Artigianato non riuscivo assolutamente a restare seduto in macchina. Guendaline era stata prelevata durante quei dieci - quindici minuti che mi necessitano per compiere il giro di perlustrazione del territorio e non avevo la minima idea di chi l?avesse caricata. Erano passati almeno tre quarti d?ora e di Guendaline nemmeno l?ombra. Dal telefonino (la fornitura di vestiti ed accessori adeguati è un'altra responsabilità del sottoscritto) neppure uno squillo...


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MessaggioInviato: sab ott 15, 2005 5:54 pm 
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ecco due miei racconti

MONOLOGO DI GIGINO DOPO AVER PASSATO GLI ULTIMI OTTANT'ANNI DELLA SUA VITA SEDUTO SUL CESSO

Voi che cosa fareste se vi capitasse la stessa cosa che è successa a me? Non è stata colpa mia. Immagginate voi, un giorno andate a fare una tranquilla pisciatina, e vi accorgete che la piscia non finisce più. Passano ore, giorni, settimane, mesi, anni... questa dannata piscia si ostina a non finire mai. Poi la cosa si aggrava quando vi viene anche da cacare, almeno la cacca non sarà infinita, dite voi, ma no, anche sta merda non finisce mai. Ed eccomi qui, a più di ottant'anni suonati dopo aver passato la vita vedendo il mondo da una piccola finestrella alla mia destra. Che vita di merda. Non è stata colpa mia.


ed ecco il secondo racconto

MAMMA MI DISPIACE MA SON SCIVOLATO DI NUOVO DENTRO AL LETTO

Appoggiò delicatamente la punta affilata, facendo attenzione a centrare perfettamente la x rossa. Un colpo secco, lo sterno venne trapassato, uno schizzo di sangue gli sporco la camicia. Lentamente prolungò lo squarcio verso l?addome, fermandosi poco sopra l?organo genitale. Dall?apertura uscì un piccolo filo. Travolto dalla curiosità lo prese, incominciò a tirare, e vide che non finiva più. Deciso a continuare la sua ricerca affondò la mano nello squarcio e ne tirò fuori un groviglio di fili immenso. Stringendo in pugno il suo trofeo, se lo portò in bocca, assaporando ciò che per lui era ancora incomprensibile. Continuò la sua ricerca. Rimise le mani dentro l?ignoto, immaginando quale altra meraviglia avrebbero ancora visto i suoi occhi curiosi. Spostò la mano più sopra, esaminò bene tutto il corpo e finalmente lo trovò. Sì, era proprio la cosa che stava cercando, una piccola massa polposa che conteneva il mistero dell?esistenza. Si trovava nel petto, un poco spostata verso sinistra. Tentò di cacciarla fuori ma capì che era legata a dei fili. Adoperò il coltello e in un battibaleno la poté vedere finalmente con i suoi occhi. Sì, era bellissima. La assaporò con la lingua, sapeva di vita. Dopo tanto tempo la sua ricerca aveva avuto termine.


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MessaggioInviato: sab ott 15, 2005 6:51 pm 
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Sono seriamente preoccupato. [:0][:0]

-
Sangue di giuda!


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MessaggioInviato: sab ott 15, 2005 8:11 pm 
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Iscritto il: mer gen 14, 2004 5:00 am
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Ginky</i>
<br />ecco due miei racconti

MONOLOGO DI GIGINO DOPO AVER PASSATO GLI ULTIMI OTTANT'ANNI DELLA SUA VITA SEDUTO SUL CESSO

Voi che cosa fareste se vi capitasse la stessa cosa che è successa a me? Non è stata colpa mia. Immagginate voi, un giorno andate a fare una tranquilla pisciatina, e vi accorgete che la piscia non finisce più. Passano ore, giorni, settimane, mesi, anni... questa dannata piscia si ostina a non finire mai. Poi la cosa si aggrava quando vi viene anche da cacare, almeno la cacca non sarà infinita, dite voi, ma no, anche sta merda non finisce mai. Ed eccomi qui, a più di ottant'anni suonati dopo aver passato la vita vedendo il mondo da una piccola finestrella alla mia destra. Che vita di merda. Non è stata colpa mia.

<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Ahahaahahahha
ahahahah
ahhahahahah
ahahahah
stupenda

-----------------------------------------
Dylan-"Ken_al_surrale_c'è_un_limite"
Ken- "Credi_davvero?"
Dylan- "No."


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MessaggioInviato: dom ott 16, 2005 1:21 am 
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ahahahhaha!!!!!Ginky mi hai fatto sbellicare dal ridere!


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MessaggioInviato: dom ott 16, 2005 8:31 am 
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<b>IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE (CAPITOLO SECONDO)</b>

...Passeggiavo nervosamente, peggio delle mie protette, mentre tempestavo di domande Rose, veterana del settore e compagna di marciapiede di Guendaline. Nemmeno lei aveva visto quella dannatissima auto.
?Guenda non c?era già più quando l?assessore mi ha riaccompagnata. Non ho idea di chi l?abbia caricata? Oggi è pure martedì e non può essere stato il questore? Forse le è successo qualcosa, non so? un cliente con orgasmo a tempo indeterminato, ad esempio. Secondo te??
Alzai gli occhi al cielo.
?Spero che non le sia successo proprio un bel niente! Deve ancora saldare un terzo del biglietto di viaggio e poi è quella che indossa i vestiti più costosi! Era l?unica che riusciva ad indossarli!?
?Parli già al passato come se fosse morta. E poi che vuoi dire riguardo ai vestiti, che noi altre siamo grasse??
?Tu forse? ma ti sembra il momento di fare la polemica? Piuttosto, hai chiesto all?assessore per quella faccenda??
?Sì, sì? Dice che è tutto a posto, sta? tranquillo. Comunque ti ribadisco che per l?attività di pubbliche relazioni pretendo un compenso extra.?
?Prima vedrò i risultati e poi ne riparleremo? Offrimi una sigaretta, và! Questa nevrosi che ho addosso mi ha fatto terminare il pacchetto!?
?Vedrai che tra un minuto arriva sana e salva.?
Cercavo di restare calmo, ma ero combattuto tra l?idea di rimanere ancora lì ad aspettare e quella di salire sul mio Ducato ed andare chissà dove a cercare Guendaline. Non sapevo neanche dov?era il suo nuovo ?angolo appartato?, come lo chiamo in gergo. La settimana prima, a causa di una tubatura rotta, la zona di parcheggio di Guenda era stata recintata e resa inaccessibile per permettere i lavori di riparazione. Per motivi d?impegni vari ancora non mi ero informato sul nuovo punto in cui la ragazza sostava con i clienti. Nemmeno Rose lo conosceva. D?altronde non potevo neppure andare in giro per le zone buie della città a scrutare dentro le macchine ferme per vedere se mi riusciva di trovarla! Tutto quello che potevo fare era aspettare e pregare il santo protettore dei protettori.
Passarono cinque minuti ed una vecchia Panda blu accostò al marciapiede. D?impulso mi avvicinai alla macchina credendo che trasportasse Guendaline ed invece, quando il finestrino si abbassò, mi apparvero le facce brufolose di due ragazzi sui diciotto anni.
?Non vogliamo te, bello? e indicarono Rose.
Sorrisi amaramente trattenendomi dallo spaccargli la faccia e tornai alla mia nevrosi mentre Rose si avvicinava alla macchina per contrattare.
?Sono in due. Posso fare uno sconto di dieci euro??
?Fai quello che vuoi! Non vedi come sono teso?!?
E mi lasciò solo.
Fu un lunghissimo quarto d?ora. La preoccupazione saliva in maniera esponenziale e non poteva essere altrimenti. Una mia ragazza era scomparsa. Scappata? No, lo escludevo, non poteva permetterselo. E se l?avessero rapita? Peggio: se l?avessero uccisa? Se il giorno dopo avessero trovato il suo corpo annegato nello stagno, oppure sgozzato dietro un vicolo? Sarebbe stata una tragedia.
Chi diavolo avrei messo al suo posto? Non c?erano sbarchi previsti per i prossimi quattro mesi e anche dopo avrei dovuto aspettare un bel po? prima che un?eventuale nuova arrivata raggiungesse il ritmo che Guenda era capace di mantenere tutte le notti.
Pensai a Ramesh, il turco, forse aveva ancora qualche ragazza inattiva nel suo casolare nel continente, ma mi seccava disturbarlo proprio nel periodo in cui si svolgeva il processo per omicidio a suo carico. Pensai a Bruno e Pablo, avrebbero potuto prestarmene una a notti alternate, ma non mi fidavo molto della loro merce, troppi clienti avevano lasciato il loro giro per cercare le mie e questo mi insospettiva. Pensai alla Superiora, quella aveva abituato le sue ragazze a lavorare in casa e non erano capaci di stare sul marciapiede, ma con un po? di addestramento iniziale e un accordo sulla spartizione del ricavato forse?
Arrivò silenziosa, quando ormai i miei pensieri erano così mirati alla ricerca di un rimedio a quella brutta storia che non mi aspettavo più nessuna Guendaline. Era una macchina nera, la più lunga che avessi mai visto, un misto tra una limousine e l?astronave di Star Trek. Sembrava più un?enorme cassa da morto marziana con tre sportelli per lato. Le ruote erano nascoste sotto la carrozzeria tanto che, per quel poco che la vidi muoversi, mi parve che volasse. I finestrini erano oscurati (vabbé che era anche notte) e non si scorgeva nemmeno l?autista attraverso il parabrezza. Non aveva gli specchietti retrovisori e gli anabbaglianti erano spenti, ma la cosa più curiosa era un'altra: dal tettuccio saliva perpendicolare un?antenna lunga almeno tre metri.
La strana macchina si fermò sull?altro lato della via e subito dopo giunse anche la Panda dei due brufolosi. Rose scese guardando anch?ella verso la parte opposta della strada, incuriosita dall?auto nera.
?Guendaline è là sopra??, mi domandò.
?Non so se sperarlo o meno?, risposi senza distogliere lo sguardo dall?auto nera. Con la coda dell?occhio mi accorsi che la Panda dei brufolosi stava ripartendo un po? troppo frettolosamente.
?Rose, dimmi una cosa: quei due ti hanno pagato, vero??
?Eh?? S-ssì, certo? Beh, ecco? veramente? Sai, mi sono distratta a causa di quella macchina nera? ehm? la preoccupazione per Guenda??
?Va bene, va bene? ti ammazzo più tardi? Guarda, si sta aprendo uno sportello!?
Lo sportello centrale si sollevò, scorrendo in verticale con un fastidiosissimo sibilo e lasciando intravedere come l?interno dell?abitacolo fosse ancora più oscuro della stessa macchina. In un primo momento pensai che si trattasse di un altro cliente e stavo per invitare Rose ad avvicinarvisi, ma quando dal buio spuntò fuori quel paio di stivaletti rossi col tacco a spillo li riconobbi subito e realizzai con un sospiro che quella specie d?astronave era venuta per scaricare e non per imbarcare.
Guendaline scese titubante e i suoi occhi si diressero subito verso di noi. Attraversò la strada lentamente, sembrava un po? stropicciata, ma integra. A prima vista l?abito era a posto, il trucco pure, aveva entrambe le braccia, gli occhi erano tutt?e due lì, l?unica particolarità anomala era che reggeva in mano una busta di plastica di quelle che si usano per fare la spesa al supermercato.
Alle sue spalle lo sportello si richiuse e l?auto nera ripartì. Quella notte non ci feci molto caso, ma le volte successive mi accorsi che da quella bara vagante non proveniva nessun rumore di motore a scoppio.
Feci qualche passo andando incontro alla giovane nigeriana e Rose mi seguì...


L'amore è il motore del mondo. L'odio è il freno che gli impedisce di schiantarsi.


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MessaggioInviato: mar ott 18, 2005 5:29 pm 
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Posso postare anch'io un mio racconto?
Vabbè, facciamo come se mi aveste risposto di si...[:D]

CAP I
Le persiane erano abbassate quasi al minimo, solo uno spiraglio in basso permetteva all?aria di passare, ma nonostante questo nella stanza c?era un caldo opprimente. Era l?ora più calda della giornata, la cosiddetta ?controra?, e a quest?ora la maggior parte dei napoletani riposa, dal momento che è impossibile per la mente concentrarsi su qualsiasi lavoro.
A meno che non vi siano costretti, naturalmente, come stava capitando in questo momento a Marco, che doveva prepararsi in pochi giorni per un esame piuttosto difficile. L?appartamento che aveva fittato era vicino all?università, ma terribilmente esposto al sole, cosa che era molto comoda d?inverno, ma che in quel momento era una vera maledizione. Aveva bevuto due caffè per combattere la sonnolenza, ma l?unica cosa che vi aveva ottenuto era stato di diventare ancora più nervoso ed irritabile di quanto il calore non lo avesse già reso. Per fortuna l?appartamento era vuoto: i suoi coinquilini erano andati a sostenere un?esame, e il silenzio della stanza gli consentiva un minimo di concentrazione. Dopo essere rimasto con lo sguardo perso nel vuoto per qualche minuto, riuscì finalmente a ridirigere i suoi occhi sul libro, rileggendo per l?ennesima volta la stessa frase, e continuando a chiedersi cosa significasse.
Dopo qualche altro tentativo decise che era ora di fare cinque minuti di pausa. Andò in bagno e si riempì i capelli d?acqua; provò a vedere se un po? di musica potesse riuscire a rilassarlo e a tenergli compagnia, ma non c?era un solo CD che si accordasse col suo umore.
Pensò di telefonare a qualcuno per sfogarsi, ma quando prese il telefono non riuscì a pensare a chi chiamare, che già la sua apatia lo aveva costretto a riagganciare la cornetta.
Si accorse che i cinque minuti erano abbondantemente passati, e si rimise alla scrivania.
Riuscì a finire il paragrafo, e già si era dimenticato cosa aveva letto. Lo rilesse di nuovo, stavolta con più attenzione, e appena aveva finito sentì il bisogno di andare a bere e di ribagnarsi i capelli. La maglietta che indossava gli si era appiccicata addosso a causa del sudore, così se la tolse.
Dopo pochi minuti si rialzò dalla scrivania per rimettersela. Si risedette. Riuscì a rimanere a studiare per quasi venti minuti, ma poi sentì il bisogno impellente di alzarsi, senza neanche sapere se era per bere, per sciacquarsi la faccia, per stiracchiarsi o chissà che altro. Tornò a sedersi senza aver fatto nessuna di queste cose, ovviamente dopo aver perso qualche minuto imbambolato, per poi rialzarsi e farle tutte. Nel rientrare in camera si accorse con disappunto che tre mosche erano entrate, e che stavano ronzando rumorosamente per tutta la stanza.
?Perfetto?, pensò Marco .?Ci mancavano solo loro per farmi incavolare definitivamente?.
Appena si sedette per riprendere gli studi, una di queste gli si posò addosso facendolo sbuffare mentre tentava di scacciarla con le mani.
Rimase tranquillo a studiare per alcuni minuti, finché tutte e tre le mosche non presero a ronzargli rumorosamente attorno, facendogli roteare gli occhi. Le scacciò via continuando per qualche secondo a seguire le loro evoluzioni da lontano, finche non distolse lo sguardo e riprese a studiare.
Riuscì ad ignorare il loro fastidioso ronzare per un po?, poi si dedicò a cacciarle via dalla stanza con un pezzo di stoffa, ma senza successo: riusciva a farle allontanare, ma subito ritornavano.
Vinto, riprese a studiare, concentrandosi per ignorare il rumore, ma non poteva ignorare il continuo poggiarsi addosso delle tre mosche, che lo stava portando all?esasperazione, così decise di andare in cucina a bersi un bicchiere d?acqua, nella speranza che al ritorno le mosche sarebbero sparite così com?erano apparse.
Si trattenne il più possibile, sorseggiò con calma il suo bicchiere d?acqua, se ne versò un secondo di tè freddo, che sorseggiò con ancora più calma, ma poi non aveva più scuse da accampare: doveva tornare in camera sua a studiare. Le mosche erano rimaste tutte tre.
?Si vede che si sono ambientate? pensò Marco.
?Almeno non sono aumentate?, aggiunse ad alta voce in uno slancio d?ottimismo, mentre si sedeva di nuovo a studiare.
Riuscì a mantenere la concentrazione per parecchio tempo, fino a quando alzando lo sguardo vide che due delle mosche, immobili, erano poggiate sulla scrivania davanti a lui. Immediatamente afferrò un vecchio giornale lì vicino, lo sollevò, e, colpendo con forza, uccise le due mosche con un colpo solo. Aiutandosi col giornale, trasportò via i cadaveri e li buttò dalla finestra.
Preso dall?euforia del momento, improvvisò un mezzo balletto per festeggiare, poi tornò alla scrivania e si fece mezz?ora consecutiva di studio, approfittando del fatto che la stanza era finalmente silenziosa, e incoraggiato dal fatto che la temperatura, seppur leggermente, iniziava a calare.
Poi, improvvisamente, la terza mosca ricominciò a farsi sentire, ronzando indiavolata per tutta la stanza, e facendo rumore anche per le sue compagne defunte, continuando a poggiarsi e ripoggiarsi su Marco senza dargli tregua.
Marco provò ad ammazzare anche la terza mosca, ma questa continuava a scappare via non appena lui alzava il giornale, così dopo qualche tentativo rinunciò, e continuò a studiare, limitandosi a scacciarla quando gli volava troppo vicino, e cercando inutilmente di ignorarla negli altri momenti.
Dopo qualche minuto passato così, finalmente vide che la mosca si era fermata e pensò che era il momento buono per finire anche lei. Afferrò il giornale, ancora sporco per le prime due mosche, e si preparò a colpire. Mentre lo faceva, batté le palpebre.
Quando le riaprì, l?impossibile era successo.


E ora come mi riaddormento? Libro? Sonnifero? Suicidio?


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MessaggioInviato: mar ott 18, 2005 5:30 pm 
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Cap II

Davanti a sé, tutto era cambiato: la mosca era sparita, e dove prima c?era la scrivania, ora c?erano due giganteschi fogli stampati, che dopo qualche istante riuscì a riconoscere da un?illustrazione: erano due fogli del libro che stava studiando. Al suo fianco c?era una matita grande quanto un autobus, e attorno a lui riconobbe il resto della stanza, che ora aveva assunto dimensioni colossali.
Per un istante credette di stare sognando, ma dopo essersi pizzicato fino a farsi un livido, dovette arrendersi: per qualche assurdo motivo, si era improvvisamente rimpicciolito, un po? come Alice dopo aver mangiato il fungo magico.
Se n?era quasi dimenticato, ma quando alzò lo sguardo vide che la mosca, ora gigantesca, lo stava sovrastando, e, prima di poter fare qualsiasi cosa, si trovò inchiodato al suolo da una delle sei zampe della mosca.
?Oddiosanto, non mangiarmi? esclamò Marco terrorizzato.
La risposta fu naturalmente un ronzio, ma curiosamente, Marco era in grado di capirlo.
?Perché non dovrei mangiarti? Tu hai ucciso le mie compagne, poco fa, e hai tentato di uccidere anche me, o sbaglio??
Marco era troppo sconvolto per stupirsi che la mosca potesse parlare, e invece cercò di salvarsi la vita continuando a farla parlare.
?Non pensavo di farvi male, e poi continuavate a ronzare e a toccarmi, mi facevate impazzire?
Il tono del ronzio non esprimeva più ferocia, quanto una pacata curiosità.
?A questo punto, prima di mangiarti vorrei capire perché hai ucciso le mie compagne: solo perché ti abbiamo toccato volando e perché facevamo rumore? E poi come sarebbe che non pensavi di farci male: tutte le creature viventi soffrono!?
?Allora io, prima di morire vorrei capire perché dovete sempre appiccicarvi addosso a noi umani, replicò polemicamente Marco, invece di andarvene a volare da qualsiasi altra parte!?
?Che domande! La vostra pelle sudata è piena di cibo che noi veniamo a raccogliere, e in ogni modo non hai risposto alla mia domanda?
?Uhm, dunque??, prese tempo Marco, ?Guarda che il vostro ronzio e il vostro continuo poggiarci è molto fastidioso, e poi credevo che gli insetti non pensassero, non parlassero e non sentissero dolore, non come noi umani, almeno?.
?Non pensavo d?essere tanto fastidioso, e comunque non me ne sarebbe importato molto: devo pur vivere e nutrirmi! Spiegami invece come mai sei divenuto così piccolo, ti ho riconosciuto dall?odore, ma non mi pare che gli umani possano rimpicciolirsi così?
?Ehhh? Vuoi dire che non sei stata tu a ridurmi così?? fece Marco mentre lottava con tutte le sue forze per liberarsi dalla zampa della mosca.
?No, io non c?entro niente, non so perché ti sia rimpicciolito, anche se ammetto che questa situazione mi offre un?ottima occasione per vendicarmi e nutrirmi allo stesso tempo?, rispose sdegnata la mosca.
Marco non sapeva più cosa dire per guadagnare tempo, e diventava sempre più evidente che le sue forze da sole non sarebbero bastate per liberarsi.
?Bene, mi hai detto tutte le cose che volevo sapere, e anche se sono pronto ad ammettere che non è molto educato mangiare qualcuno dopo averci fatto conversazione, è venuta l?ora di mangiarti?, disse finalmente la mosca dopo un lungo silenzio.
Sollevò un altro paio delle sue zampe sul corpo di *, e si preparò a finirlo.
Disperato, Marco chiuse gli occhi preparandosi al peggio.
Dopo un istante, dato che non era successo niente, li riaprì.
Si trovava seduto sulla sua scrivania, e tutte le cose erano della loro giusta dimensione.
Non si chiese se aveva sognato.
Non pensò che fosse stato tutto vero.
Semplicemente, riafferrò il giornale, e con un colpo secco uccise la mosca.
SPLAT!


E ora come mi riaddormento? Libro? Sonnifero? Suicidio?


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coinvolgente sta storia. ma mica è finita qui? eppoi perchè prima hai messo l'asterisco al posto del nome?

Relax...it's over, you belong to me; I fill your mouth with dirt; Relax...it's over, you can never leave; I take your second digit with me...Love...; You are...my first, I can barely breathe; I find you fascinating; You are...my favorite, lay you down to sleep; It's all that I can do to stop...Love...; So blue... so broken, paper doll decays; I haven't left you yet; So cold...subversive, your eyes are full of bleach; Tomorrow, I will go away again...Love...; YOU ARE MINE, YOU WILL ALWAYS BE MINE; I CAN TEAR YOU APART; I CAN RECOMBINE YOU; ALL I WANT IS TO COVET YOU ALL; YOU BELONG TO ME; I WILL KILL YOU TO LOVE YOU.(love)


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L'asterisco lo avevo messo prima di decidere il nome del protagonista, poi mi sono scordato di levarli tutti.
Cmq la storia finisce proprio così.

THE END

E ora come mi riaddormento? Libro? Sonnifero? Suicidio?


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allora ne potevi fare tranquillamente un'unica parte [:)]

i've felt the hate rice up in me
kneel down and clear the stone of leaves
i wonder out where you can't see
inside my shell i wait and bleed


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Non volevo farepost troppo lunghi, scoraggiano il lettore

E ora come mi riaddormento? Libro? Sonnifero? Suicidio?


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MessaggioInviato: dom ott 23, 2005 12:06 pm 
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vero. bravo [:)]


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