Ecco la lettera che inviai tempo fa alla Bonelli (era appena uscito "L'uccisore di streghe"):
Ciao a tutti e in particolare alle amebe (ci sono ancora, vero? Vi prego ditemi di sì)!
Mi chiamo Claudio e questa è la prima lettera che vi invio nonostante legga le avventure di Dylan da circa quattordici anni.
Avevo esattamente la metà dell?età che ho adesso quella volta in cui un ragazzo conosciuto per caso, a casa del quale mi trovavo ospite per un gemellaggio tra scuole medie, mi porse ?Riflessi di morte? come ultimo intrattenimento prima di addormentarmi. Non ricordo come si chiamasse quel ragazzo, (forse Roberto), ma ricordo che quando il giorno dopo gli dissi che volevo ASSOLUTAMENTE leggere altri albi di Dylan Dog sembrò dispiacersi perché aveva cominciato la collezione da poco, da tanto poco che aveva solamente un altro albo: ?Storia di Nessuno? (che mi piacque tanto anche se non ci capii una bietola dato che bisognava conoscere molti retroscena per cogliere appieno il senso della storia).
A quei tempi ero un gran divoratore di libri. L?opera omnia (o quasi) di Agatha Christie era già finita sotto le mie grinfie e stavo passando a cose più ?pesanti? come Edgar Allan Poe e Lovecraft. Ero in quella fase dell?adolescenza in cui la realtà comincia a spaventare quindi ci si allena con l?emozione che può dare un racconto dell?orrore, tanto sai che una volta chiuse le pagine tutto l?orrore (quello finto) rimane là dentro e non stai a guardare chi c?è nascosto sotto il letto. Dylan era superbo quanto i libri che leggevo. Doveva far parte della mia vita.
In edicola erano reperibili ancora quei due albi (milleottocento e duemila lire, sigh!), il mese dopo venne ?Goblin? e così via. Ogni tanto ricomparivano vecchi albi avanzati nel magazzino, come diceva la giornalaia, e guai se me li facevo soffiare da qualcun?altro.
Dylan divenne pian piano il mio segnatempo. Intorno al venticinque di ogni mese gironzolavo impaziente con la mia vecchia bicicletta attorno al chiosco, in attesa che arrivasse il signore con le cassette rosse piene di riviste. Quante volte ho assistito personalmente al taglio della fascetta che teneva insieme gli albi di Dylan e quante volte mi sono curato personalmente di prelevare la mia copia dal mezzo (quella meno rovinata dalla fascetta)! Poi correvo a casa, mi buttavo sul letto e? zitti tutti! Per un?ora circa esistevamo soltanto io e il mio fumetto.
Poi venne il liceo e con lui gli altri interessi, le ragazze, lo studio un po? più impegnativo, ma Dylan c?era sempre e l?emozione di reperire gli albi più vecchi era ancora viva come l?emozione di leggerli e rileggerli. Ormai riconoscevo il disegnatore del mese alla prima occhiata e coglievo le differenze di stile tra papà Sclavi e zio Chiaverotti, pur piacendomi entrambi. Potete darmi del maniaco, ma mi bastava pescare un albo a caso, ad occhi chiusi, aprirlo, guardare una sola vignetta e al novanta per cento ero capace di dire il titolo, il numero, il disegnatore e l?autore dell?albo!
Mi piaceva anche il caro vecchio Club dell?Orrore, quel trafiletto tutto sommato fine a se stesso, ma carico di ironia e inimitabile nella sua capacità di ricordare che in fondo quello che mi accingevo a leggere era soltanto un fumetto e il sentirmi dare dell?ameba era pari al sentirmi chiamare amico.
Avevo appena acquistato ?La regina delle tenebre? nell?edicola di fronte alla fermata dell?autobus che porta a Cagliari in una normale mattina di scuola. Fu proprio il trafiletto del Club dell?Orrore di quell?albo a preoccuparmi per la prima volta. Si parlava di censura a livelli inquisitori di accuse dettate dalla morale distorta di qualche benpensante che vedeva nell?horror di Dylan un incitamento alla violenza. Non erano proprio queste le parole, ma gli argomenti sì e si avvertiva tutta la mestizia che ne fuoriusciva.
Che cosa significa? Mi chiesi. Che Dylan smetterà di essere un fumetto horror?
Lo temevo. Lo temevo tantissimo, ma nel cuore mi dicevo forse non è il genere horror a dettare il successo di Dylan Dog, forse basta il mistero, il paranormale e soprattutto basta che Dylan e tutti gli altri personaggi rimangano quello che sono, unici, ognuno col suo ruolo, ognuno coi suoi compiti e il proprio senso nelle storie, ognuno capace di dare un messaggio. Che poi questo messaggio fosse impegnato o semplicemente ironico, non importava. In fondo (lo ripeto per l?ennesima volta) è soltanto un fumetto è il suo compito primario non è di insegnarti la vita, ma di intrattenerti e strapparti per un po? di tempo alle amarezze del vivere.
La certezza che qualcosa si era logorato in quel mondo che per anni mi aveva fatto compagnia la raggiunsi quando lessi ?Caccia alle streghe?. Ecco che cos?era accaduto, era tutto raccontato in quella storia che rimandava alla prossima puntata, una puntata che non sarebbe mai esistita, a indicare che il Dylan Dog che conoscevamo non sarebbe più esistito. Così avvenne, lentamente, inesorabilmente.
Dylan cominciò a scomparire, a diventare qualcos?altro, sempre più giallo e sempre meno fantastico. Le storie che mi lasciavano inappagato divennero sempre più frequenti. Un po? di stanchezza o un periodo di magra per le idee, mi dicevo, ma questo periodo di stanca è arrivato oltre il numero duecento e io sono arrivato al punto che lascio l?albo sul comodino dopo aver letto un paio di pagine, poi lo riprendo il giorno dopo, due pagine, poi nuovamente il giorno successivo e così via? E quando l?ho finito, lo ripongo di seguito agli altri, senza quasi ricordarne la storia. Non mi capita nemmeno di rileggerlo, come invece faccio ancora con gli albi più vecchi.
Troppo facile controbattere dicendo che sono cambiato io. è vero, sono cambiato, ho ventotto anni, lavoro, sto per sposarmi, ma la mia passione per i fumetti non è scemata. Divoro Julia, Dampyr (stranamente immune all?autocensura), Martin Mistére (come mai quest?ultimo, nonostante gli anni che si porta appresso, non mi delude tanto quanto Dylan?) e continuo a comprare puntualmente Dylan Dog ogni mese, ma più per abitudine che per interesse.
Ritornando a ?Caccia alle streghe?, mi sento ancora dalla parte di quel bambino che voleva tanto parlare a Justin per dirgli di non mollare, di non perdere la fiducia nelle sue fantasie, di non avere paura del benpensare della gente e di continuare a scrivere storie dove un occhio schizzato o una donna nuda sono solo inchiostro su carta e non fanno male all?animo come gli orrori delle guerre o le bassezze della pubblicità.
Che cosa non fila, secondo me, nel Dylan del nuovo millennio? Oltre la prevaricazione dei dialoghi sulle immagini (troppe spiegazioni che hanno tutto il sapore del brodo allungato), oltre ai disegni poco edificanti di certi albi (con tutto il rispetto per il disegnatore U. C., ma per me disegna proprio male o comunque il suo tratto ha a che vedere più con la staticità di Tin Tin che con le atmosfere Dylandoghiane), oltre a queste cose c?è soprattutto la mancanza di coerenza sempre più palese agli occhi di chi legge Dylan da tanto tempo.
Nel Club dell?Orrore di ?Terrore dall?infinito? c?era scritto che ogni albo di Dylan fa storia a sé. Ultimamente questo è diventato così vero che potrebbe esserci benissimo Superman o Paperino al posto dell?Indagatore dell?Incubo, tanto non farebbe differenza.
Parto da ?L?uccisore di streghe? e vado a ritroso seguendo quello che mi viene via via in mente.
La storia era cominciata tutto sommato meglio di certe ultime (a parte che la scopa si cavalca al contrario), ma poi vado a leggere che Kim (la strega di ?Cagliostro!? e ?Maelstrom?) è la nipote della Trelkovski!
CHE?! COSA?! QUANDO?! Vado a riprendere i due albi in cui appariva la bella strega e trovo conferma di quanto ricordavo. NON C?è SCRITTO DA NESSUNA PARTE CHE KIM é NIPOTE DELLA MEDIUM! Addirittura a pagina 48 dell?albo ?Maelstrom!? Kim dice ?Buonanotte SIGNORA TRELKOVSKI!? e successivamente continua a darle del voi che non è modo tipico di chi si rivolge alla propria zia! L?unica vera nipote di cui si era finora a conoscenza è Diana (?Frankenstein?).
Forse voleva essere un colpo di scena malriuscito, ma aveva tutta l?aria di una cantonata grande come un cantone, presa citando per paramnesie.
Andiamo avanti, o meglio indietro.
Su ?Necropolis? nulla da ridire. Bello, veramente bello. Fossero più frequenti le storie così? basterebbe che vi si avvicinassero, perlomeno. Anche ?Il pifferaio magico? era carino, ma poteva essere un po? più horror (lo stesso vale per ?Nebbia?, sono nostalgico e parlo comunque per gusti personali).
?Un mondo sconosciuto? non era mica tanto sconosciuto, c?erano gli stessi personaggi comprimari di tutti gli albi realizzati dallo stesso disegnatore, solo con altri nomi. Se quelli sono mostri poi?
Ah, ecco, mi viene in mente che ne ?Il tempio della seconda vita? Dylan si dimostra scettico in tema di morti che risorgono. Ma? Giuda Ballerino e Porco! Soltanto pochi numeri prima c?era stato ?Resurrezione?, e tanto tempo fa c?è stato H. P. Boone nel mitico ?Mefistofele?! E tutti gli zombi che si sono visti che caspita di fine hanno fatto nell?esperienza di Dylan?
Un paio di anni fa mi aspettavo qualcosa in riferimento a ?Ti ho visto morire? (andatevelo a rileggere e capirete perché e non venitemi a dire che?), ma forse chiedevo troppo a degli autori che dimostrano di non conoscere appieno il passato di Dylan.
Ottima eccezione è stato il ?Numero duecento? dove addirittura si scopre che Bloch è stato sposato. Me l?aspettavo perché ho sempre tenuto a mente un?affermazione che l?ispettore fece in uno dei primissimi numeri, in cui si lamenta del pudding fatto dalla suocera. Complimenti all?autrice (ma siamo sicuri che non sia stato un caso?).
Fino a poco tempo fa, l?albo più brutto di tutti i tempi era stato, per me, ?La sfida?, ma in confronto a ?Uno strano cliente? è un capolavoro!
Gli altri albi nemmeno li ricordo e se vado a rileggerli non trovo né lodo né infamia. Una tristezza?
Non parliamo poi dei serial killer, ai quali si ricorre per una palese povertà di idee. ?Facciamo che c?è un tizio che ammazza un po? di gente e Dylan lo scopre da un indizio piccolo piccolo?. Caspita che fantasia! E perché non farlo affiancare da Nick Raider?
Hamlin sembra essere l?antagonista preferito dagli autori ultimamente. Ma come mai è scomparsa la sua risatina isterica?
E Lord Wells, dove ha perso l?atteggiamento stralunato di un tempo?
Capisco che Groucho sia un personaggio difficilissimo da gestire, ma riciclare le battute è piuttosto triste.
Sul prossimo numero si riparlerà di vampiri. Anche stavolta non ci sarà nemmeno un minimo riferimento a ?Vivono tra noi?? Anche stavolta come in ?Notti di caccia? o ?Polvere di stelle? Dylan agirà come se fosse la prima volta che incontra i bevitori di sangue?
Il bello dei primi albi di Dylan non stava nel percorso di indagine, ma nella storia che ruotava comunque attorno all?Indagatore sia che lui ci capisse qualcosa o che non ci capisse nulla. Non era intrigante il chi è stato, ma il che cosa sta accadendo.
Infine qualche sfrontato (lo ammetto) suggerimento? Che fine ha fatto il Dottor Hicks? E la creatura da lui creata in ?Tra la via e la morte?? Il manicomio di Harlech è stato trasformato in agriturismo? Lord Chester non assale più nessuno? Cagliostro è finito sotto qualche macchina? E il bifacciuto direttore dell?inferno burocratico? Xabaras ha fatto due comparsate, ma a quando un nuovo scontro diretto con Dylan?
Martin si è sposato, Julia cerca in ogni albo di mettere ordine nei suoi sentimenti, Harlan si avvicina sempre più allo scontro col padre. Dylan non ha più uno scopo personale che vada oltre le novantaquattro pagine. Non ha più umanità.
Dylan non mi piace più, perché è scomparso tutto il mondo che c?era attorno. Negli albi degli ultimi anni i personaggi ricorrenti non sono mai uguali a sé stessi, l?indagatore in primis, i casi sono banali, troppo poco ?attivi? e si risolvono alle prime pagine, i tocchi di classe come le citazioni disegnate o nei dialoghi sono ormai preistoria.
Quando avevo quindici anni, nell?edicola del mio paese arrivavano pacchi di cinquanta copie degli albi di Dylan ogni mese, e il giorno dopo erano già ridotti alla metà. Adesso ne arrivano una decina e dopo un mese alcune copie stanno ancora lì.
Ho una forte nostalgia del mio vecchio amico in giacca nera. Forse non si può porre rimedio a tutto, ma se potete, ve ne prego, fate qualcosa.
Speranzosamente vostro. Claudio.
L'amore è il motore del mondo. L'odio è il freno che gli impedisce di schiantarsi.
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