Posso postare anch'io un mio racconto?
Vabbè, facciamo come se mi aveste risposto di si...[:D]
CAP I
Le persiane erano abbassate quasi al minimo, solo uno spiraglio in basso permetteva all?aria di passare, ma nonostante questo nella stanza c?era un caldo opprimente. Era l?ora più calda della giornata, la cosiddetta ?controra?, e a quest?ora la maggior parte dei napoletani riposa, dal momento che è impossibile per la mente concentrarsi su qualsiasi lavoro.
A meno che non vi siano costretti, naturalmente, come stava capitando in questo momento a Marco, che doveva prepararsi in pochi giorni per un esame piuttosto difficile. L?appartamento che aveva fittato era vicino all?università, ma terribilmente esposto al sole, cosa che era molto comoda d?inverno, ma che in quel momento era una vera maledizione. Aveva bevuto due caffè per combattere la sonnolenza, ma l?unica cosa che vi aveva ottenuto era stato di diventare ancora più nervoso ed irritabile di quanto il calore non lo avesse già reso. Per fortuna l?appartamento era vuoto: i suoi coinquilini erano andati a sostenere un?esame, e il silenzio della stanza gli consentiva un minimo di concentrazione. Dopo essere rimasto con lo sguardo perso nel vuoto per qualche minuto, riuscì finalmente a ridirigere i suoi occhi sul libro, rileggendo per l?ennesima volta la stessa frase, e continuando a chiedersi cosa significasse.
Dopo qualche altro tentativo decise che era ora di fare cinque minuti di pausa. Andò in bagno e si riempì i capelli d?acqua; provò a vedere se un po? di musica potesse riuscire a rilassarlo e a tenergli compagnia, ma non c?era un solo CD che si accordasse col suo umore.
Pensò di telefonare a qualcuno per sfogarsi, ma quando prese il telefono non riuscì a pensare a chi chiamare, che già la sua apatia lo aveva costretto a riagganciare la cornetta.
Si accorse che i cinque minuti erano abbondantemente passati, e si rimise alla scrivania.
Riuscì a finire il paragrafo, e già si era dimenticato cosa aveva letto. Lo rilesse di nuovo, stavolta con più attenzione, e appena aveva finito sentì il bisogno di andare a bere e di ribagnarsi i capelli. La maglietta che indossava gli si era appiccicata addosso a causa del sudore, così se la tolse.
Dopo pochi minuti si rialzò dalla scrivania per rimettersela. Si risedette. Riuscì a rimanere a studiare per quasi venti minuti, ma poi sentì il bisogno impellente di alzarsi, senza neanche sapere se era per bere, per sciacquarsi la faccia, per stiracchiarsi o chissà che altro. Tornò a sedersi senza aver fatto nessuna di queste cose, ovviamente dopo aver perso qualche minuto imbambolato, per poi rialzarsi e farle tutte. Nel rientrare in camera si accorse con disappunto che tre mosche erano entrate, e che stavano ronzando rumorosamente per tutta la stanza.
?Perfetto?, pensò Marco .?Ci mancavano solo loro per farmi incavolare definitivamente?.
Appena si sedette per riprendere gli studi, una di queste gli si posò addosso facendolo sbuffare mentre tentava di scacciarla con le mani.
Rimase tranquillo a studiare per alcuni minuti, finché tutte e tre le mosche non presero a ronzargli rumorosamente attorno, facendogli roteare gli occhi. Le scacciò via continuando per qualche secondo a seguire le loro evoluzioni da lontano, finche non distolse lo sguardo e riprese a studiare.
Riuscì ad ignorare il loro fastidioso ronzare per un po?, poi si dedicò a cacciarle via dalla stanza con un pezzo di stoffa, ma senza successo: riusciva a farle allontanare, ma subito ritornavano.
Vinto, riprese a studiare, concentrandosi per ignorare il rumore, ma non poteva ignorare il continuo poggiarsi addosso delle tre mosche, che lo stava portando all?esasperazione, così decise di andare in cucina a bersi un bicchiere d?acqua, nella speranza che al ritorno le mosche sarebbero sparite così com?erano apparse.
Si trattenne il più possibile, sorseggiò con calma il suo bicchiere d?acqua, se ne versò un secondo di tè freddo, che sorseggiò con ancora più calma, ma poi non aveva più scuse da accampare: doveva tornare in camera sua a studiare. Le mosche erano rimaste tutte tre.
?Si vede che si sono ambientate? pensò Marco.
?Almeno non sono aumentate?, aggiunse ad alta voce in uno slancio d?ottimismo, mentre si sedeva di nuovo a studiare.
Riuscì a mantenere la concentrazione per parecchio tempo, fino a quando alzando lo sguardo vide che due delle mosche, immobili, erano poggiate sulla scrivania davanti a lui. Immediatamente afferrò un vecchio giornale lì vicino, lo sollevò, e, colpendo con forza, uccise le due mosche con un colpo solo. Aiutandosi col giornale, trasportò via i cadaveri e li buttò dalla finestra.
Preso dall?euforia del momento, improvvisò un mezzo balletto per festeggiare, poi tornò alla scrivania e si fece mezz?ora consecutiva di studio, approfittando del fatto che la stanza era finalmente silenziosa, e incoraggiato dal fatto che la temperatura, seppur leggermente, iniziava a calare.
Poi, improvvisamente, la terza mosca ricominciò a farsi sentire, ronzando indiavolata per tutta la stanza, e facendo rumore anche per le sue compagne defunte, continuando a poggiarsi e ripoggiarsi su Marco senza dargli tregua.
Marco provò ad ammazzare anche la terza mosca, ma questa continuava a scappare via non appena lui alzava il giornale, così dopo qualche tentativo rinunciò, e continuò a studiare, limitandosi a scacciarla quando gli volava troppo vicino, e cercando inutilmente di ignorarla negli altri momenti.
Dopo qualche minuto passato così, finalmente vide che la mosca si era fermata e pensò che era il momento buono per finire anche lei. Afferrò il giornale, ancora sporco per le prime due mosche, e si preparò a colpire. Mentre lo faceva, batté le palpebre.
Quando le riaprì, l?impossibile era successo.
E ora come mi riaddormento? Libro? Sonnifero? Suicidio?
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