<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Mirco</i>
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Dopo aver disertato l'edicola il mese scorso, e il numero forse lo recuperero' nel mercatino dell'usato, sono uscito per comprare quest'albo incuriosito dalle decine di messaggi in questo forum e nelle varie ML.
Prima di scrivere ho voluto leggere le vostre opinioni, e devo dire che sono d'accordo con tutti.
Avete tutti ragione insomma.
Quest'albo secondo me è la perfetta antitesi del famoso\famigerato numero 200. Il n.200 è nato per essere capito e amato, è stato scritto con mestiere e mettendoci il suo talento Paola ha commosso praticamenti tutti.
Nel 200 Paola ha tirato fuori tutte le sue doti comunicatrici.
Quest'albo invece è la sua antitesi, è criptico, volutamente poco dylaniato, anche poco commerciale direi, non ricorre a tutte quelle banali invenzioni narrative del 200. Ed è per questo che ad alcuni è piaciuto, ad altri no, e altri ancora mi scrivono in email chiedendomi se è vero che Sclavi è morto.
La vera Paola Barbato è indubbiamente questa, una scrittrice molto criptica e contorta, volutamente autoreferenziale, cosa comune credo per chi soffre di mal di vivere.
Di Paola c'e' tutto, la sua natura intellettuale espressa con le metafore dantesche e pirandelliane del bosco e degli specchi, c'è il suo mal di vivere, espresso in una persona morente, <b>c'è la sua vita privata rappresentata da chi tenta di salvarla</b>. E c'e' Dylan Dog ovviamente, il suo lavoro, con cui metanarrativamente dialoga.
Ho da anni espresso i miei dubbi sulle storie "citazionistiche" quindi preferisco questa sfuriata di originalita' contorta e poco comunicativa piuttosto che albi tipo "24 ore per non morire".
Preferisco un albo cosi' quindi, anche se al posto di dyd ci fosse stato un altro personaggio, sarebbe stato lo stesso.
Ho l'impressione che Paola senta il peso della responsabilità di poter scrivere dyd a suo piacimento, cosa forse non concessa a tutti, o cosa forse non alla portata di tutti (penso a questa seconda opnione).
Concludendo ribadisco: avete ragioni tutti: la storia è bella perché sintetizza l'empatia tra scrittrice e fumetto, ed è brutta perche' poco comunicativa.
Un capolavoro (in qualsiasi arte) riesce in entrambe le cose.
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bè penso che questa parte doveva essere evitata!
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<b>In questa firma ci dovrebbe essere una frase di Groucho, ma non so quale mettere!</b>
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