<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Ema</i>
<br />La Barbato, chiaro. Tutta la storia è la metafora dell'agonia e morte di uno scrittore di fumetti... in particolare lo scrittore di QUELLA storia. In realtà lei non ha alcuna intenzione di lasciare, come testimoniano le pag. in cui tira su Dylan da un precipizio.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
concordo
La sua morte rappresenterebbe metaforicamente la morte di ogni scrittore alla fine della propria creazione. Per poi tornare nell'estasi creativa (la luce...) Il vecchio Sclavi insisteva molto su questo punto nelle sue interviste ("non scrivo più Dylan Dog non perchè non mi piaccia, ma perchè non ho più l'ispirazione" --> anche se credo che per lasciare scrivere alcune delle storie che sono scritte sarebbe stato meglio scriverle pur senza ispirazione - Sclavi tra l'altro ha dichiarato di stare per tornare a scrivere una sceneggiatura... sforzandolo un bel po', cercando il lato romantico della storia, quasi è Sclavi il tizio sotto i ferri... o la Barbato talmente affezionata a Dylan da immedesimarsi col suo creatore)
Poi il resto, l'uomo con la barba, il chirurgo, i personaggi modificati un po' a piacimento (in quell'unica pagina) rappresentano una specie di delirio d'artista, l'onnipotenza stessa del creare le storie dei personaggi... Vabbè, forse ho visto troppi film di Lynch.
Fattostà che credo che sia riduttivo parlare della morte finale come un "allora deve ritirarsi" perchè può voler dire altre cose.
|