Come detto nel primo tempo del mio commento... ora tornerei per qualcosa di più completo per l'analisi:
°°°°°°°°°Ciak, si spoilera!°°°°°°°°°°°°
La
copertina è senza dubbio la cosa peggiore del pacco totale: faccio finta di non averla vista e di non vergognarmi per quando lo leggevo in giro in pubblico
.
Disegni di mio altissimo gradimento:
Siniscalchi lo rivedo sempre più che volentieri, e qui col pulp d'epoca ci sta a pennello(ne, insistito), calcando richiami cinematografici a paletta, per volontà di De Nardo più che sua (v. ottomila espressioni di
Meg Ryan alias Madison)
.
Questa sua fase à la
Tacconi poi, come stile, innalza ulteriormente il mio gradimento.
La storia è un grande omaggio alla magia del cinema, ma non tracima in baracconate come
Horror Cult Movie o classici semi-anonimi tipo
La Fortezza del Demone. Si disimpegna per una buona metà come un giallo/noir di ricostruzione
via indagini, dal ritmo abbastanza compassato ma che non annoia, senza avvitarsi in tempi morti o sbrodolate... anche se qualche avvenimento in più (e meno supposizioni) non avrebbe guastato.
Tanti personaggi in ballo, tutti abbastanza riusciti nei loro scambi/motivazioni, tranne il cameo (di ritorno) del dottor Benaker-alias-John-Carpenter di cui avrei fatto sinceramente a meno, perché o dice cose ovvie (come sul rilievo delle ferite da alabarda, quando la guardia giurata aveva già deposto per le modalità dell'amputazione, p.32 ), o eccede in superpoteri da psicomagheggiaccademici, come la lunga sessione di ipnosi che lascerei a gente come la Trelko &co.
Per la parte "sovrannaturale" avrei gradito che l'Angelo della Morte redivivo disponesse di meno poteri totalizzanti - in pratica è invincibile e inafferrabile, quindi poco interessante in sé
- ma tutto sommato il modo in cui sogni, pellicole, incubi e visioni di differenti periodi storici si alternano in questa parte mi ha convinto, con Dylan che investiga anche virtualmente nel dopoguerra... ma con esito differente.
Ecco, il contesto storico post-nazista è una delle parti più interessanti, negli strati di riferimenti, dell'intero albo,
tra esortazione alla libertà artistica come conquista da raggiungere (anche attraverso il cinema, arma d'espressione potentissima all'epoca), sette massonico-sataniste che perdurano per generazioni di lobbies, nell'eterna lotta tra chi vuole fare solo il proprio bene e chi pensa agli altri per il loro non-male, come l'outsider Dylan. L'appeal esoterico - abbastanza classico in De Nardo - non sarà il top o di rilievo particolare in questo senso, ma i richiami alla mitologia biblica (e quindi ebraica) hanno un loro valore suggestivo, per quanto
Bael di solito venga rappresentato come un demone infernale a tre teste (uomo/gatto/rospo) su corpo di ragno, mentre qui si standardizza tutto con una serpe (p.129). Non si eccede in spiegoni, e molti dubbi alimentano il piacere di una rilettura, specie per le figure di Madison e Mac nel cineclub
.
Mi ha molto divertito la scenetta tra Dylan e la prostituta d'alto bordo, parecchio meno il deus ex machina tempestivo (di più semidei giustizieri) che risolve definitivamente la faccenda in modo troppo semplicistico quando l'Old Boy as usually ci stava per rimettere la pellaccia
.
In conclusione un
7 pieno lo merita tutto come voto e forse anche qualcosa in più, pur coi suoi difetti non troppo influenti. Ennesima ragione per dimostrare che l'OB è l'unica testata a mantener vivo con dignità il Nostro, quando sull'inedito non si vede l'ora di arrivare ai titoli di coda.
Popcorn in sala