Cravenroad7

Valutazione: "troppo".

È una sbornia di roba affastellata che nemmeno si capisce da dove esca e cosa c'entri.
Immagino la fatica esistenziale di scriverla e disegnarla.

Per la quantità immane di roba che accade Gerasi ha retto anche abbastanza bene, l'unica cosa, ha fatto una fatica immonda per far andare i personaggi da un punto A ad un punto B quindi sembra si siano teletrasportati.
Ma glielo perdono perché gli voglio bene.

La prima parte da un lato cerca un minimo di originalità sul personaggio ma non si capisce cosa è. Non è un horror e latita l'ironia o comunque non è effiace. I disegni di alessandrini sono troppo caricaturali e con il pilota automatico. Dylan è martin mystere con la parrucca.
Si segnalano dialoghi a tratti improponibili che ormai sembra diventato un trademark bonelli.
La seconda parte aggiusta il tiro ed è più convincente grazie soprattutto ad un salto di qualità dei disegni non da poco.
Qui in assenza di groucho si sceglie di mettere un demone pallacane spara freddura di cui si poteva fare a meno.
Premio con un 6 più i propositi che lo svolgimento in se...però anche basta inferno e inventatevi qualcosa di nuovo.

Ps
Il dylan che piega in moto tipo valentino rossi non si può vedere

Dimenticavo, è iniziata l'era oni3.

Buonasera,
questo albo mi ha divertito e quindi l'ho apprezzato; Gerasi e Lanzoni sono riusciti a creare una fantasmagoria notevole. In generale però non ho mai apprezzato quando l'Inferno viene analizzato e spiegato, perdendo di fatto tutto l'Orrore che il luogo dovrebbe ispirare.
Accettabile nel complesso
Baron Karza

Aggiungo una considerazione: mi piacerebbe vedere quest'albo colorato con colori vivacissimi, quasi fluorescenti, esalterebbe l'effetto "ubriacatura" che questa vicenda e queste immagini offrono.
Baron Karza

Personalmente ritengo questo guardare costantemente al passato con una vena sia nostalgica che iconoclastica francamente stucchevole. Preso atto che sarebbe impossibile replicare il postmodernismo arrembante (oltre che privo di diritti d'uso e vincoli in licenza) dell'epoca sclaviana, ciò che resta è un annacquato distillato dei bei tempi che furono, l'idea di ciò che Dylan dovrebbe essere secondo i "non è come i primi cento"... Praticamente l'ennesimo segno di resa, la mano alzata di fronte all'impossibilità di capire, interpretare e attualizzare il personaggio ai tempi odierni. Pessimo, dai. Bisognerebbe darlo in pasto a un bravo autore - ne sono rimasti, in Italia? - e vedere cosa fa realmente presa, oggi, negli orrori centuplicati delle news dell'etere. Una volta Dylan Dog faceva scalpore, oggi al limite coccola il quaranta-cinquantenne che si bea di quando Dylan Dog faceva scalpore. Oh, io ero uno di quelli che nel cambio editoriale tifavano per Bilotta (sia messo agli atti!).

Un classico: seconda parte che delude le (già scarse) aspettative della prima

Laddove nel numero scorso era tutto impostato su un (presunto) bluff sagace condizionato dal calco di determinati film di rapina... qua si tracima unicamente nella pura baracconata caciarona da action-fantasy cheDeNardo&Faracilassameperde, non prima di essersi abbeverati alla fonte eterna del citazionismo auto-compiaciuto sui film di detenzione.

Ho votato 5 e non di meno soltanto perché i disegni di Gerasi sono davvero in palla, e anche la copertina è molto bella.



S ✵ P ✵ O ✵ I ✵ L ✵ E ✵ R ✵



Già dalla scena iniziale della palla da baseball si capisce che senza citazionismi quest'albo durerebbe 20 pagine, o forse non sarebbe neanche nato sulle ali monche della sua scarsa creatività in libero arbitrio di affastellarci occhiatine d'intesa. E la cosa che non rincuora è come questa palla, tale Pugface, infesti poi come il peggiore imp petulante il resto dell'albo da demoniaco alter ego del famiglio londinese baffuto, tra freddure e frescacce seconda media style .

Si vorrebbe trasmettere tensione e gergalità "di genere" cinematografico, ma la prima trentina di pagine non consegue nulla di questa nel suo atteggiarsi allo schemino da claustro-pellicola di detenzione/prigionia, col tipico neocarcerato che deve far conoscenza col gruppone di veterani, dovrebbe venir bullizzato, trovarsi l'amichetto di confidenze, cominciare ad ascoltare le leggende locali, gombloddi di evasione, etc. Peccato che di questa tensione - o contro-rigore ironico, se la si voleva buttare in farsa - non si percepisca quasi nulla... e la prima trentina di pagine ce la siamo giocata, a suon di chiaccheronate inerti .

Poi, diciamo per una ventina di pagine da p.34 a 54 circa, ci ritroviamo l'unica parte (in parte) azzeccata dell'albo: la fuga vera e propria dalla miniera, abbastanza rutilante e rocambolesca, anche se quella che poteva esser la scena madre iconica - il risucchio dentro la miniera dai binari - non viene per nulla rappresentata, e non di certo per colpa di Gerasi (pp.53-54).

A 'sto punto comincia la fase "gita fuoriporta" (o "sotto il battiscopa", come in questo caso) in cui si capisce chiaramente che l'autore non sa dove andare a parare per riempire le tavole... con l'aggravante di un boja gregario Bonardo che alla fine presenta una caratterizzazione pari allo zero, senz'arte né parte, salvo rivelarsi strumentalmente determinante in ogni frangente, senza il quale i Nostri - anzi, il solo Nostro DD - sarebbero stati spacciati. In pratica un jolly salvotutti/sottuttoio patentato senza cui la sceneggiatura sarebbe andata a picco-li passi verso il baratro da sé scavato .

Quasi a 1.10 la quota scommessa che la posa statuaria dei soldati di sale (p.56) sia la citazione di qualche opera d'arte; simpatico l'alchimista che trasforma il sale in pepe - anticipando questo business? - ma non ha nessun rilievo in sé nel viaggio sotterraneo dei nostri... che poi diventa subacqueo (pp.67-69) perché chiaramente non si sa dove andare a parare, un muzzo di pagine di evasione dal senso untantoarkilo, sciorinate tanto per, ma almeno coadiuvate da un Gerasi in splendida forma, anche quando deve dipingere un inutilerrimo inseguimento riempitivo à la Mad Max tra demoni, sgommate, avvoltoi e crepacci, senza lesinare un omaggio in meta-citazione della copertina del #57 (p.81).

Il finale in pratica non esiste, fantasma di sé e della scarsezza d'inventiva generale: Dylan ritrova il campo minerario di concentramento vacante, e Bloch lo salva dall'aldiqua con un iperglicemico massaggio cuorecuore, mentre ci sono uno strambo cane a spasso in più ed un demone sventratore su questa valle di lacrime, mentre il telefono squilla

Non basta ficcare una tantum qualche uomo in bombetta, qualche occhio gigante, un burocrate dalle due facce, qualche testa di pistola o lucertoloide per naneggiare sulle (s)palle dei giganti.
Fossi in Sclavi ed Ambrosini, da qualsiasi non-luogo si trovino, chiederei i danni d'immagine per aver abu$ato dei concept di inferni burocratici e pandemonio di Golconda per produrre una ciofecuzza simile, dove non traspare nulla del loro nonsense grottesco ed ispirato che ha fatto la (hi)Storia di queste pagine... rispetto alla storiella che ci troviamo qui davanti, sorbita in 188pp di una pochezza da raccomandati da brividi, quello sì...

E comunque Dylan che si piega sulla moto chemmancoBagnaia (p.79) proprio nunzepovvedè, eddai.
Più credibile il boja che pilota l'avvoltojo gigante.

A me fa molto ridere che commentate su Dylan sulla moto come azione, ma non sul fatto che ci sia una moto in un luogo comicamente utile al momento giusto.
Cosa ci faceva una moto lì??? Di chi era??? Chi ce l'ha messa??? Chi la conosce??? Chi la vuole??? Dove sono i suoi genitori??? Fra l'altro è viva???

A me fa meno rider che dopo quasi 40anni di DD si debba spiegare ad un utente(fantoccio?) che negli Inferni à la Ambrosini o nel putiferio di Golconda non c'è nulla di cui stupirsi se si trova lì per caso una moto con un occhio (da cui era sceso il vigilante prima con molta probabilità), un sommergibile con ali Tampax o uno pterodattilo che scoreggia arie di Wagner... cose che ci possono benissimo stare laggiù.

La stortura è che un semi-imbranato cronico COME Dylan, impari in un nonnulla QUELLO stile di guida sportivo della moto.
Come se Groucho (Horrorpoppin a parte ) all'improvviso si mettesse a surfare con volteggi olimpici per scansare le manticore mannare in nonsoquale bacino infernale.

La moto era viva...

RILETTO GOLCONDA (perché son di parola)
Peccato che sono scema in culo e avrei dovuto rileggere Inferni e non Golconda. Fra l'altro tutte le pagine si sono staccate ad unisono e mi sto cagando sotto perché l'albo NON È MIO e ho paura mi picchino a sangue.

Nzomma... era "viva" nel senso che Dylan la deve pregare per mettersi in moto, la moto.
Ma poi il resto delle manovre le mette in atto lui, non è la motocicletta occhiuta che sceglie direzione o altro... tant'è vero che proprio in quella vignetta è lui a dire "tieniti forte" a Kelly ... perché è lui medesimo che decide di accelerare e provare qualcosa di ardito.

Comunque salutateci i Baralzones con agostano calore (unto e stanco).