Allora, senza tarantellarci tanto attorno: questa (finora) è la migliore storia dell'anno... e non è che ci volesse molto, visti i competitor di scarsa qualità. Ma nonostante il caldo infernale, non mi strapperei le vesti davanti a questo fresco lavoro di
Enna che presenta diversi punti di forza ma anche alcuni limiti abbastanza evidenti, a mio vedere.
Comunque complimenti all'autore, benebravoBis... nel senso che speriamo si confermi con più storie possibili a breve, e che la Baraldi gli dia più spazio nel portare avanti il baraccone, non solo nelle fuoriserie rombanti e scintillanti
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Voto 7 ½S ❉ P ❉ O ❉ I ❉ L ❉ E ❉ R ❉
Copertina: buona per
Zagor, ma visto il setting à la Conrad... vabbeh.
Disegni : lavoro bellissimo della
Califano in tutti i frangenti, dagli interni claustrofobici, al Polo desolato, passando per mostrazzi mutaforma e volti familiari. Un piccolo difetto? Personaggi tendenti al nanismo, poco slanciati. Un difetto maggiore? Purtroppo è una tendenza comune a molto disegnatori attuali quella di affastellare
strati su strati di mezzetinte slavate in digitale che dopo un po' danno uno stucchevole effetto acquerello stampato male. Specialmente quando si potevano tranquillamente evitare, tipo p.65 dove non c'è foschia o flashback che ne giustifichi l'utilizzo
.
[...]
La storia in pratica è per metà un mega-omaggio ai limiti del plagio spudorato a
La Cosa di Carpenter (il regista, anche se ci sono alcuni elementi riconducibili al
prequel sulla base norvegese del 2011) ...
... per l'altra metà l'ennesimo capitolo dell'alieno che si aliena da sé, diventando progressivamente un ibrido (troppo) umano... in questo caso un caso umanamente complicato come Dylan, che in ogni epoca fa storia a sé.
Pertanto non è di certo il soggetto il punto di forza ma tutto il resto, a partire dalla caratterizzazione dei personaggi (essenziale o complessa quando serve), la dinamica della tensione e della "scoperta" (del sesso, del romanticismo, dello scetticismo, etc), gli scambi senza fronzoli, la desolazione glaciale, le scene di sventramento e mutazione, il senso di pessimismo cosmico alla base di tutto (v. finale distopico). Alla fine la scoperta dell'amore idealizzato placherà ogni istinto di sopravvivenza per farsi vana speranza melò?
Tutto sommato davvero un buon viaggio narrativo, profondo e irto di complicazioni bipolari, ma qualcosa non mi convince.
A parte la questione plagio smaccata in alcuni punti (v. doc Wright testa-di-ragno o la scena a pp.91-92 del
calcione da boccaporto per espellere l'Alien(s) Bloch presa pari pari: ci mancava solo l'esoscheletro steampunk e che Grace di secondo nome facesse Ripley), non mi convince molto il modo in cui si può "uccidere" un alieno con una pallottola in testa... quando poi dal sangue contaminato schizzato ovunque può ripartire comunque di nuovo un'infezione di progenie mostruosa. In questo senso non ho capito che valenza abbia l'ipotesi di suicidio paventata da Dylan (p.59), ma tant'è
Non proprio sensata la facilità con cui Dylan pensa di dar fuoco soltanto ad un singolo scomparto della nave, senza valutare quanto rischiassero il rogo generale se si fosse propagato l'incendio - cosa molto più probabile che di cavarsela con un mezzo alieno arrostito. Anche l'aplomb very british durante i test di Grace (pp.70-76) non c'azzecca molto, considerando quanto i 5 superstiti fossero di fatto assediati da uno stuolo di bestiacce assatanate.
La lunga sequenza iniziale, infine, mi dà parecchio di didascalico andante : l'alieno parla troppo di sé in modo coeso e cosciente, con una logica sin troppo umana ben prima di fondersi con l'ufficialegentiluomo Dylan, lasciando poco all'immaginazione o all'abominio del "diverso". Non a caso arriva sin da subito a capire gli stati d'animo umani con definizioni ben focalizzate ("
sono un indagatore, un esploratore dell'anima, in inguaribile romantico") ... senza contare che a p.9, ben prima di ibridarsi con Dylan, già definisce i marinai come ubriachi: aveva già avuto esperienze per caso cosmico in questo bar?