ICERRR ha scritto:
Volevo aggiungere una piccola cosa a cui ho pensato negli ultimi giorni. Non l'ha menzionato nessuno direttamente quindi forse ha senso dirlo
Mi ha dato abbastanza noia che a pagina 91 Dylan dice:
Cita:
"finisce così... l'eroe ha fallito. Non sono riuscito a catturare i colpevoli... né a salvare Lila."
È particolarmente uggioso, perché se non lo avessero scritto ma lasciato sottinteso dall'espressione di Dylan che c'era rimasto malissimo avrei detto "wowoza! non capita tutti i giorni che Dylan non riesca a sconfiggere i cattivoni di turno, figata!" Perché onestamente mi piace l'idea che Dylan non sia infallibile e a volte sbagli strada. Però l'hanno dovuto dire ad alta voce, fra l'altro mettendo anche "
l'eroe ha fallito" in grassetto (in più chi diavolo parla a quel modo in una situazione del genere?) e mi sento quasi offesa perché sembra un modo indiretto di dire "non ci fidiamo dei lettori quindi mettiamo tutto per scritto". Non è un problema enorme, buffo come quest'albo sia tutto sommato buono ma frastagliato di piccoli problemi che alla lunga danno noia. Ma alla fin fine i fumetti li leggerei per divertirmi e non per sentirmi presa in giro quindi forse ho il diritto di lamentarmene.
E' vero, nel momento della lettura anch'io ho pensato a quanto quella frase risultasse stridente nel suo essere pomposa e egoriferita (oltre che appunto indisponentemente didascalica). Però ammetto di non averle dato grande peso (forse avrei dovuto, basta accontentarsi!), riconducendola alla retorica tipica di tante conclusioni dylaniate e a suo modo in-character per come talvolta Dyd tragga quasi un perverso piacere nel piangersi addosso (autoassolvendosi, ça va sans dire). Ok, qui lo dico e non lo nego: a me Dylan Dog "personaggio" è sempre risultato indigesto, dal peterpanismo che sfocia nell'immaturità più irrazionale (però è un sognatore, ehhh!) al facile innamoramento interscambiabile che nel tempo ha assunto connotazioni tra lo stucchevole e il creepy. Mi sembra un tipo di caratterizzazione incredibilmente complessa da scrivere senza farla sembrare infantile o nevrastenica, soprattutto quando la storia la usa non come pretesto d'indagine bensì come elemento centrale e motore narrativo.
Pearl ha scritto:
Appurato che il Dylan Dog di Sclavi e dei primi 100 numeri non può tornare, credo che questo sia il modo migliore per ridargli una nuova vita, rispettandone e comprendendone l'essenza, cosa che almeno da questo albo la Baraldi dimostra di saper fare, a differenza di altri che l'hanno preceduta.
E per sancirlo ti è bastata una singola storia, considerando che questo è anche il primo albo nel quale il contributo della Baraldi è ridotto alla sola revisione.. mi sembra un po' pochino, visto che negli altri due ha apportato un reale contributo personale (rispettivamente co-soggettista e soggettista/sceneggiatrice) con risultati meno che mediocri. Poi insomma, la precedente gestione si è aperta con una fra le più entusiasmanti storie di quegli anni ma forse, più che a Recchioni, attribuirei il merito ad Ambrosini che l'ha pensata, scritta e disegnata.