Come avevo dichiarato in precedenza (ma ero poi io? o il mio ego 70enne? o mio nipote che s'era fregato la password per entrare nel mio account e farsi un selfie? Non garantisco, eh) ecco il mio parere diffuso sull'albo.
Giudizio complessivo sul
6+ perché - aridanghete con i "v. sopra" - come già detto il caro Russo fa un passo indietro involutivo (effetto collaterale delle storie a tema su commissione?) rispetto alle sue due fichissime storie iniziali dell'OB, ma comunque meglio della terza, dove il coprotagonista jazzista era davvero insopportabile
.
S ☏ P ☏ O ☏ I ☏ L ☏ E ☏ R ☏ Copertina da ennesimo rifacimento omaggiante. Molto ben fatta ma come sempre idee nuove zero, e puzza anche di spoiler, ma su questo piaga dell'albo tornerò dopo.
Disegni abbastanza canonici di Gerasi per il suo stile, quindi apprezzabili in linea di massima, ma di fatto l'albo è povero di situazioni/vignette significative, per cui non doveva impegnarsi più di tanto nell'elaborare chissàcosa. Unica eccezione, in positivo, la sequenza tra pp.70-71. Male l'aspetto buffonesco e caricaturale ai limiti del gratuitamente cartoonoso di alcuni primi piani: certe cose lasciatele su
Mercurio Loi.
Per quanto riguarda la storia in sé, faccio prima ad elencare i
punti positivi, che tutto sommato non mancano.
I personaggi sono abbastanza credibili e non suscitano antipatie a pelle, la trama si divincola fluidamente con un
certo ritmo (schematico: assassinio/Dylan flirta bene/altri flirtano male/altri ancora lavorano come gliela passa (call center e bottega), ed anche il tema sullo sfondo potrebbe risultare interessante, per quanto poco sviluppato e lasciato aleggiare solo a scopo di pretesto alla fine. Molte cose già viste, tipo la retorica dei call center alienanti, ma ci può stare; il profilo migliore comunque è quello del cacciatore di androidi difettosi, con la sua mania per il riciclo vintage
.
Visti i vostri precedenti post, non mi ritrovo tanto nella polemica sui
pesci rossi... perché non ci vedo nulla di strano ad inserirli in quel contesto come mini-starter domesticamente ilare di certi sospetti... mentre molto più forzata è la logica per cui l'appartamento di Carol è territorio di conquista/crocevia per chiunque, con Lila, Dylan, la padrona di casa (
), il killer, etc, che ci entrano a sbafo di continuo come nulla fosse, anche in sua presenza.
[...]
Passiamo
ai punti negativi, che prendono il sopravvento sul giudizio complessivo contro il (mio) pieno apprezzamento dell'albo.
Partendo dalla fine, io proprio
non sopporto più quando vengono impiegate last minute La Morte (e la sua comare Vita) in modo così en passant da deus ex-macchinazione denoartri, per arrabattare posticciamente un solenne alone mistico/imponderabile alla singolarità delle vicende. Mambasta, e pure no: sono quasi 40anni che rifrullano questo escamotage stantio (autocompiacendosene), e anche qui se ne poteva fare tranquillamente a meno, adducendo per il bottegajo aggiustatutto un altro background o lasciando semplicemente tutto senza spiegazioni. Tra l'altro tutto ciò mortifica l'impianto di base sulle IA, gli automi, i rapporti uomo-macchina, la simulazione dell'anima, l'obsolescenza programmata, il ricondizionamento psico-lavorativo, etc che potevano risultare molto più interessanti/approfonditi senza quel bigotto doppiocameo forzoso in coda
Un'altra cosa di mio (e di altri) sgradimento nei dialoghi è
l'appeal à la Fabio Volo di Dylan. Davvero insopportabile, un gatto morto lumacone finto-simpatico, aspirante filosofo di provincia, che spara qualunquaggini col sorrisino per sembrare più alla mano e intortare la prima cosa che respira - beh, qua non proprio
- di pene non munita.
Tutto per sbrodolarne il cincischiamento con tale Lila, che in pratica è il nocciolo della storia e sinceramente si poteva concretizzare in molte meno vignette, come semplice (chetalenonè) rapporto a due
.
Poi, come detto in precedenza, nell'andazzo sincopato della sceneggiatura, una cosa che ricorre un modo urticante, fino quasi a sembrare
un'ossessione personale dell'autore, è il siparietto ultra-insistito del "
che faccio, ti accompagno back home?/salgo a casa tua?/ti salto addosso sul divano?". Ne ho contate quelle 5/6 variabili solo nelle prime 60pp. Caro Russo, o hai subito sensibilmente qualche trauma da rivangarci in sede, o per te il nocciolo assoluto dei rapporti umani (ed umanizzanti, nell'animo) sono davvero le scarrozzate di fine serata, per veder come va a finire l'appuntamento al buio - qui con la Morte spesso... che beffa, eh. Patetico e riduttivo, da fotoromanza coi baloon (pieni)
Infine la cosa peggiore di tutte, a mio parere:
Tutto l'albo è praticamente un mega-spoiler di sé.
Senza essere una volpe cybernetizzata, attorno a p.30 anche il più carnivoro dei viverridi neuronalmente in letargo, s'è già mangiato la foglia con tutto l'albero e mezza foresta di dove si vada a parare e cosa ci sia dietro la storia delle sparizioni/ritorni delle pseudo-vittime "riprogrammate".
Lasciando perdere
Stepford (DD#28) ed i citazionismi autosgamosi o strizzocchiolinanti - v. cognome
Deckard (p.63) dal romanzo di P.Dick che ispirò
Blade Runner - che comunque arrivano più in là, già della copertina e dal titolo ci sono meta-riferimenti al mondo delle IA e della ricostruzioni di personalità non-umane...
...mentre, fino a p.81 circa, nel corso nell'albo in pratica non si vede nessun elemento che si ricongiunga al tema modernissimo del tecno-trittico di albi partito col #446. Anzi, ricompaiono standard più analogicamente da boomer, come la cabina telefonica, il cercapersone, gli appuntamenti smart-less, il quotidiano cartaceo sotto la porta, le sveglie che non suonano, i tostapane che s'inceppano, etc. Quindi, giocoforza, da che dipenderanno mai quelle sparizioni, se il tema lo sappiamo già dal mese scorso ma tarda orsù a manifestarsi? Ai postumi (su un cloud?) l'ardua evanescenza
.
Senza contare che tutto è costellato di telefonatissimi - da quale centralino?
- grassetti lamentosi (vedi p.12) sul finalmente "sentirsi
VIVA" detto da credibilissime ragazze carine già avanti con gli anni ma che (
) sfortunelle non hanno mai ricevuto la grazia di un invito per una pizza fuori (v. p.20) in vita-ccia loro.
Adesso vi lascio, e vado a farmi io una pizza (virtuale, post-festività si smazza) con le studentesse disadattate del palazzo a fianco e nel caso vi aggiorno sulla limonata, senza ghiaccio. Da un Nokia 3310.
ALOHA