Polpettone pasticcesco di rara ciofecaggine
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Se è questo è il biglietto da visita dalla nuova epoca baraldiana, ricambio con un biglietto scaduto dell'abbonamento ATAC passato sotto una betoniera, come fonte d'intrattenimento più credibile.
A 5 non arriva come voto. Nell'ordine...
S ▩ P ▩ O▩ I▩ L▩ E ▩ R ▩
Copertina anonima e mal gestita: cosa c'azzecca il colore bianco del logo con la luce che proviene dalla finestra alla spalle me lo devono spiegare. Morte una tantum tanto per, e Dylan statuario che non si riflette da nessuna parte, né sembra guardare il drone.
Frontespizio effetto amarcord, senza i mostri standard dell'horror (vampiri, zombie, frankestein, etc) ma con quelli della galassia dylaniata, comprimari compresi. In linea di massima non mi dispiace, ma sembra tutto schiacciato e non proporzionato (v. micro Cagliostro), contrario ad ogni slancio.
Non mi piace (in generale, e vale per tutto l'albo) in queste sedi dylaniate il concetto iconico della Morte à la Bergman, quindi maschilizzata, come di solito avviene nel mondo anglofono (o germanofono) mentre noi, i francesi ed altri la indentifichiamo come un'entità al femminile (v. concetto di Oscura Signora, Mietrice, etc). Metterci un teschio come faceva il Chiave tiene contenti tutti i sessistically correct?
Hanno scomodato 3 disegnatori per questa roba... e che posso dire? L'iper-effettistico
Furnò non lo amo, specie quando esagera con le mezzetinte slavate col cancellino digitale (p. 7.i), ma qui fa un buon lavoro da survival game a sfondo truce.
Mari si accontenta del lavoro d'ufficio, e inchioda dozzine di frontali di Dylan con la stessa espressione tra il serio ed il latin loveroso.
Nizzoli meglio di tutti, ma nonostante il nostro lo ricordi a più riprese,
si dimentica di disegnare un foro/strappo/sgorgo di sangue dalla spalla ferita sulla giacca di Dylan, per tutta la sequenza del flashback "dietro" lo specchio, che dura più di 20 pagine (pp.49-73).
[...]
Sulla storia in sé non mi voglio addentrare nel regime linguistico dei dialoghi perché sarebbe come sparare sulla croce rossa quando l'ambulanza non ha neanche il gasolio per partire. Volevano intavolare un discorso in ambito di Intelligenza Artificiale, ma anche un algoritmo da prima media capirebbe che non è roba per loro... finendo per tracimare nella solita mattanza da luogo chiuso, dove non prende miracolosamente il cellulare, le porte si chiudono dall'interno et similia
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Tralascio il patetico coming out dei colpevoli (padre/figlio, a distanza di 20 anni uno dall'altro), l'idiozia del parapiglia finale con cuggggino sclerato, l'avvelenamento micotico da puffi, la sbrodolaggine del romanziere fallito, il risvolto del libro chiave con l'indizio definitivo, l'imbucamento fuori da ogni logica (di sicurezza? dove ci sono droni ovunque? Nahhhhhh
) di Groucho cameriere, etc (robe già iper-pataccose di per sé)...
... ma la cosa che mi ha urtato di più è stata la confessione dopo un nano-secondo dell'ennesima ragazza "sbagliata" di turno, che sfugge via dagli astanti verso la scenografica scogliera dietro l'angolo, onde scaricare sul primo arrivato Dylan (pp.38-41) anni di traumi e sensi di colpa. Un must della Baraldi, se no non ci dorme la notte, poerella
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Come già detto, inqualificabile la zuffa familiare del finale, dove
abbondano i corsivi a muzzo senza una ragione - ma si comincia prima, v. quanto dice Dylan a p.78.
L'insubordinazione degli automi rispetto alle leggi umane della robotica è una cosa che su
Nathan Never hanno esaurito da vent'anni come tematica, lasciando perdere Asimov o Kubrick. Ma facciamo sempre in tempo per un ripasso? In teoria sì, ma qua la cosa viene spiattellata, in modo goffamente banalizzante, nell'ambito di una casa tecnologicamente senziente, posseduta da sogni/traumi che riproietta come narrazioni random, tramite i droni visionari di cui è dotata, secondo le nuove leggi della domotica classe AAAA+-+-+.
Cosa c'entri tutto ciò, a livello di IA, con lo specchio del mitico #10... anche 18 mega-elaboratori della NASA collegati con quelli del CERN faticherebbero a capirlo. Perché probabilmente non conoscono il concetto di "pretestuosamente tarocco" bonelliano.
Speravo di rivedere quello specchio e La Morte nell'ambito del
Pianeta dei Morti prima che ibernassero i neuroni di Bilotta tra una divagazione e l'altra, invece mi devo augurare che un tribunale algoritmico spedisca quanto prima a razzo l'attuale scuderia dylaniata su qualche colonia penale presso Marte, onde riflettere sulle proprie colpe... rossi di vergogna come un pianeta intero
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