Manuel Crispo ha scritto:
Posso rispondere solo con una formula che vuol dire tutto e niente: la qualità della scrittura.
Io riconosco la qualità sopra la media nello stile di Bilotta (come quello di Gerasi), altrimenti avrei votato 4 (il valore del soggetto in sé, essendo la trama un pretesto, al meta-discorso) e non 6. Ma la qualità della scrittura deve esser devoluta alla "storia". Altrimenti è solo un esercizio di stile, buono quanto si voglia ma stucchevole alla base, e controproducente negli esiti
.
Perché parliamo di un prodotto d'intrattenimento alla fine, non di uno showcase museale delle proprie abilità controfirmate.
Anche Joyce, Artaud, e Céline sono ottime (ed uniche) penne, ma dubito che il loro stile sarebbe mai stato applicabile al prodotto DD, e cosa cerca un lettore in esso, non solo a livello di struttura. Prima di distinguersi occorre inserirsi.
E come lovestory su di me non ha nessun appeal romantico, se confrontata a cose come
Margherite e
Lungo Addio, visto che vi piace tanto parlare di Sclavi cercando paragoni - Marcheselli mi perdoni
. Una manciata di episodi da sit com medio-brillante chettantovannoperlaquale, a sfondo sentimentale, basata su
repartees di coppia o frasi fatte da decostruire, sbrodolata in 160pp che si chiudono con un meta-golpe (non di scena) mooooolto dylaniato in mood RRschool... e tutti a nanna. Nulla di ronf-atto.
Per questo da dire che questo albo è dieci volte meglio del precedente Speciale, ne passano di ere geofisiche sul mantello superiore ancora magmatizzato dalle non-conseguenze di cosa Bilotta continua a rimandare, Hicks² compresi.
Senza zombi ma con un delitto a margine andava bene per la gioventù di Julia. Solo che il meta-escamotage che regge tutto (vecchio di 30anni ormai) non l'avrebbero digerito tanto i suoi lettori, mentre noi per volontà divina dobbiamo esserne martoriati.
baubau ha scritto:
la più grande qualità della scrittura di Bilotta e la sua filosofia di sceneggiatura stia in quello che dice -pensa- Crandall Reed a metà numero: approfondisci i personaggi e la storia va da sè [...] il modo in cui sviluppa e porta avanti i personaggi, tramite piccoli particolari e piccole situazioni, e dialoghi molto profondi e mai ad effetto (coff coff recchioni) che lo eleva a qualcosa di più.
Ma quali personaggi? Dylan vigliaccamente rinuncia ad un amore, per il resto fa cose nella norma nel più banale dei modi. Nulla di che, tranne la ricerca della battutina ad ogni costo - tara recchioniana, altroché. Preparare sciroppo ed aerosol
.
Opal non è Opal dell'episodio precedente (né del DD#57), ma una hipster sfigata qualsiasi che pre-lamenta i soliti scompensi nei rapporti di coppia, sapendo che l'idillio sarà ad orologeria. Le storielle a corredo dei vari ex sono un campionario di caratteristi da avanspettacolo tragicizzato. A partire dal granmanager stronzo strozzato dai cavi, passando per il bambascione dopato di zuccheri che finisce per esserne ingurgitato, Andy Luotto che vuole comprendere da un fumettista il confine d'influenza tra realtà e fantasia, la cretina che intavola appuntamenti di doppia coppia e poi scarica puntualmente Groucho, la seborroica che si vuole vendicare dell'ex...
A confronto i quadretti
à la Chiaverotti dei poveracci afflitti destinati a finir male, erano Dickens di fine millennio.
Cita:
La vicenda amorosa l'ho trovata intensa e bellissima per come viene portata avanti. La metanarrazione un qualcosa di quasi accessorio.
Quale accessorio? La chiave (di volta) per metter in moto tutto e concludere il percorso (di volta in volta).
Se conosci concessionarie che non vendono auto chiavi-in-mano, ti sottraggono quell'accessorio, e chiedono un riscatto bancario per il PIN con cui avviarle, ti consiglio di contattare l'ADUSBEF. Chissà se loro hanno un meta-sportello per certe denunce nelle denunce...