Cravenroad7

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#443 - Gli indifferenti
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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 3:51 am 
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bertuccia ha scritto:

SPOILER
Un viaggio in quei meandri vischiosi della malattia, del dolore sordo della depressione, nelle fauci di quel male di vivere che spesso viene ignorato da chi ci sta vicino.
Un abisso tentacolare e invisibile, che attanaglia le persone, somemergendole con un malessere che non solo le estrenea dalla società, ma impedisce loro di tornare in superficie.


Bella interpretazione, interessante e mi ha anche integrato un tassello per la spiegazione del finale del quale mi apre una nuova interpretazione. Grazie! :D

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E lasciatemi divertire!


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 5:50 am 
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SPOILER
SPOILER
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Ciao Palombaro, provo ad aggiungere qualcosa al mio commento, anche perché finalmente ho di nuovo il computer, e non quel cavolo di smartphone che mi costringe alla sintesi!
Il problema principale di quest'albo è che parla di un argomento importantissimo, ma purtroppo lo fa in un modo molto poco originale. Recentemente abbiamo avuto, durante il trittico di Vasco, ben due albi che affrontavano il problema della depressione, e tra l'altro in modo anche molto simile. Questi Indifferenti sono imbastiti ESATTAMENTE come l'albo Jenny, stessa IDENTICA struttura: Dylan deve salvare una persona caduta in depressione (lì Jenny, qui George), per farlo si viene a trovare in una dimensione surreale (lì una prigione, qui una metropolitana), in cui incontra più personaggi emblematici, e in cui deve cambiare location (lì vaga di cella in cella, qui di vagone in vagone), e il messaggio (semplifico, pardon), in entrambi gli albi, è quello che se hai ancora speranza vuol dire che ce la puoi fare, che se provi ancora sentimenti vuol dire che sei vivo, eccetera eccetera.
Vorrei anche sottolineare che anche in "Jenny" Dylan:
1) incontra un VECCHIO,
2) che questo vecchio è INCATENATO,
3) che Dylan prova invano a liberarlo (e vuole anche liberare gli ALTRI, come succede qui), e
4) che la sequenza del vecchio incatenato finisce con una INONDAZIONE! e
5) che terminata l'inondazione Dylan si trova catapultato in un'altra location.

Mi sembra evidente che l'associazione depressione/inondazione deve essere tipo a pagina 18 del manuale della depressione,e a pagina 19 c'è il vecchio incatenato! Così come a pagina 8 del manuale dello sceneggiatore dylaniato c'è il lavoratore depresso dentro il suo cubicolo o l'ormai proverbiale impiegato del catasto invisibile ai più. Ecco perché dico che non è un albo particolarmente originale. Mizzica, addirittura la discotecara che sniffa nel bagno!

Ora, mi perdoneranno Porretto & Mericone se le ho messe a paragone con la Baraldi, con la quale in genere non hanno nulla a che spartire (e infatti Gli indifferenti finisce malissimo, giustamente, mentre Jenny finisce più a tarallucci e vino!), però è innegabile che la questione "depressione" è affrontata dal duo in modo molto poco originale, con l'aggravante di quella svolta action finale che ci sta veramente come i cavoli a merenda.

Volendo andare ulteriormente a scavare:
- in "Jenny" Dylan viene tentato dal mangiare carne, ma si dimostra coerente fino in fondo (Jenny, pagina 12 "mi puoi tenere prigioniero, ma non rinuncerò a quello che sono"; la stessa cosa succede ne Gli indifferenti, pagina 71 "almeno morirò fedele a me stesso");

- pagina 45, Jenny, il vecchio: "il tuo posto non è qui". Gli indifferenti, pagina 41, il vecchio: "non dovresti essere qui";

- pagina 27, sempre Jenny: "odiare significa non essere INDIFFERENTI". What?!?

Anche questa cosa dell'indifferenza, dev'essere roba da prontuario del perfetto depresso.

Ripeto, "Jenny" per me è illeggibile sotto tutti i punti di vista, repleto com'è di peruginismi, mentre "Gli indifferenti" ha comunque il pregio di essere più asciutto e più crudo, e conserva qualche spunto interessante, ma non parliamo di originalità, per favore, perché siamo anche qui al bignami sulla depressione. Problema enorme, ovviamente, e che non ho nessuna intenzione di sottostimare, o di denigrare, sia chiaro, ma trattato in questo modo mi lascia del tutto insoddisfatto. Vogliamo dire "più se ne parla, meglio è?", diciamolo pure. Quest'anno ho dovuto leggere in classe un libro sul bullismo che faceva PENA, ma chiaramente più se ne parla, e meglio è, lo so.
A prescindere spesso da come se ne parli.

Per quanto riguarda il lato grafico, ho poco altro da aggiungere: nella mia sensibilità personale, percepisco il tratto digitale come qualcosa di poco empatico, come qualcosa in cui mi viene difficile immedesimarmi, e in un albo così capirai che l'effetto per me è letale, perché mi fa perdere tutto il lato emotivo della storia. Armitano ha fatto un lavoro prodigioso? Ovvio, ma l'albo ha più in comune con un artbook o con un tutorial sulle infinite possibilità offerte dal digitale, che non con una storia sequenziale. E in più ha anche dei momenti proprio buttati via (già esemplificati da Wolk) o stampati malissimo (tipo lo scambio di battute col meccanico, che a malapena si vede!).



Per la questione off topic sul black humor, io sono strenuamente a favore, di salda scuola gervaisiana, secondo la quale si può dire assolutamente tutto. In questo caso, poi, la cattiveria del manifesto è secondo me un'accusa contro gli schifosi che si lamentano dei suicidi che fanno ritardare i treni, certo non è una presa in giro a scapito dei suicidi. Un'accusa violentissima contro una società malata che incolpa il suicida del ritardo del treno, e non incolpa invece la società che ha portato quel poveretto a suicidarsi. Classico esempio di dito/luna.
Lo humor nero purtroppo è spesso stigmatizzato, ma è anche quello che riesce ad andare sempre dritto al punto. Anche per me alcune battute risultano pesantissime, ma che ci possiamo fare?!?

Ultima cosa: non è che mancano, oltretutto, gli errori o i non sequitur pure qui, eh, solo che mi secca!
Una cosa però la devo dire: scomodare addirittura il mio mito Virgilio per questo personaggio che compare per tre vignette per dire solo banalità, non gliela perdono.

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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 10:21 am 
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... mah, secondo me il discorso "depressione", ormai applicabile alla qualunque e spesso fuori luogo tra i vari disagi umanamente storici, è più un involontario corollario alle intenzioni iniziali delle P&M.

Il riferimento a 9 colonne (redazionali compresi) a Moravia, fa pensare che il discorso cardine fosse sull'indifferenza (a tutto) che non crea differenza, stagnando.

I personaggi del romanzo di fatto non sono depressi, ma mancano di volontà, interesse o capacità di reagire a cosa gli accade attorno.

Anche il bambino dell'albo non è propriamente depresso: sembra più un hikikomori chiuso in camera che non riesce ad ascoltare la madre ansiosa (quello che potrebbe costituire e smuovere verso la reazione /differenza)... salvo poi lamentarsi nella metro con Dylan che la madre non gli parla. La sordità preclusa tipica degli indifferenti prima che dei depressi.

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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 10:31 am 
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L'albo in sè è carino, però anche basta sentirsi in obbligo ogni fottuto mese di far uscire sempre 'ste storie metaforico-surreali introspettive; Cioè, una di queste all'anno intervallata da slasher / zombi / lupi mannari al contrario / gente che esplode a caso mentre va a messa la domenica, sarebbe sufficiente


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 1:14 pm 
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Allora non si capisce Keanu, il messaggio è facilmente fraintendibile, come tutte quelle abominevoli vignette di Charlie Hebdo, giusto per citare esempi recenti.

L'accusa di perbenismo di Wolkoff è davvero superficiale a mio avviso.
Generica, qualunquista.
Il perbenismo si identifica in una sovrastruttura non genuina, posticcia, ipocrita.
Ognuna di queste caratteristiche non mi rappresenta. Me ne frego semplicemente del perbenismo e del politicamente corretto.
E quindi mi sdegna genuinamente, non ipocritamente, molto visceralmente, la mancanza di gusto, di classe e di empatia di questa locandina.

Ma sono caratteristiche personali, IO non ti accuso di nulla, non giudicherò TE e il tuo apprezzamento per la satira.

Gradirei facessi uguale Wolkoff.


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 1:26 pm 
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Io ho parlato di perbenismo oscurantista (che è l'anticamera della censura) e di arte dell'indignazione custom-izzata, non di bacchettonaggine retriva.
La ricerca dell'empatia a tutti i costi è un surrogato della. censura rispetto alla libera espressione.


Per il resto per me ognuno è libero di esercitare la propria libera espressività... anche quando quella comporta il rendersi sgradevomente ridicoli (e poco divertenti) come Charlie Hebdo appunto.

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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 1:33 pm 
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Spoiler!

Qua si parla di massimi sistemi, ma io all'inizio quando Bertuccia parlava di sedia e metropolitana, pensavo si riferisse all'assurdità di Dylan che alla fine sbullona a mani nude il sedile del guidatore!
Questo per fare capire la lucidità!

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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 2:22 pm 
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E io nemmeno ricordo che l'abbia fatto figurati :D
Tranquillo saranno quei 45 gradi percepiti 60 che ci stanno flagellando.
(Quando non si torna a 12° nel giro di una mezza giornata).


Ma mai censura, sia chiaro. Ma quand'è che inizia la censura del pensiero, se non ci si può indignare per una mancanza di gusto, perché si viene tacciati di perbenismo? :mrgreen:

Va bene così Wolkoff, il mondo et bello perché è vario, altrimenti non saremmo qua a giudicare un'opera io col 10 e altri con un'insufficienza!


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 2:36 pm 
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Checchè ne dica la Baraldi, “Gli Indifferenti” col romanzo di Moravia, salvo l’indifferenza umana introdotta dal titolo, ha poco a che spartire.
Forse è meglio così perché la sceneggiatura di Rita Porretto e Silvia Mericone porta Dylan Dog in un incubo che potrà sembrare banale (e in parte lo è) ma almeno è godibile.
La metropolitana di Londra torna protagonista e i personaggi con cui si relaziona Dylan non sono per nulla banali ma tutti con un loro minimo di profondità ( in 94 pagine di fumetto non si possono delineare personaggi cechoviani).
I protagonisti sono gli indifferenti e i loro mali, le loro colpe, situazioni che il fumetto anni ottanta e novanta, specie bonelliano si rifiutava di trattare (depressione, tossicodipendenza, solitudine della terza età) o non conosceva (hikkikomori).
Armitano e il suo tratto sporchissimo ben si inseriscono nella storia e il suo Dylan smunto e barbuto, degno di “Brutti, sporchi e cattivi” risulta adeguato al soggetto.
Bella e azzeccata anche la copertina dei fratelli Cestaro.
Una buona ripresa della serie visti gli ultimi albi. Aspettiamo con un po’ più di attesa del solito i prossimi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 6:06 pm 
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Iscritto il: sab dic 28, 2013 7:16 pm
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Albo carico d'angoscia, con buon ritmo, dai disegni affascinanti, ma come valutazione non andrei oltre un 6.
Come Wolkoff ho preferito l'albo bis e quello della Barbato del mese scorso (coi suoi difetti).
Penso che una delle fonti d'ispirazione possa essere stato il film argentino Moebius del 1996, tratto da un racconto.


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: dom ago 06, 2023 10:03 pm 
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Iscritto il: dom apr 23, 2017 5:36 pm
Messaggi: 869
Ho votato buono. Al netto di qualche situazione un pò strampalata,
Spoiler!
come la distruzione della cabina di pilotaggio che è veramente inverosimile,
mi è sembrato un albo scritto con il cuore: forse è un tema caro alle autrici o semplicemente sono state molto brave a trattare l'argomento con la giusta sensibilità e senza scadere nel buonismo.

Tutta la rappresentazione della metropolitana mi è sembrata una bella metafora per mostrare come la depressione, le dipendenze, le paranoie siano mali subdoli, che spesso agiscono in modo "sotterraneo" sotto un'apparenza di normalità.
I disegni "espressionisti" di Armitano sono perfetti per questa storia.
Albo letto tutto d'un fiato e sicuramente farò una seconda lettura nei prossimi giorni.


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: lun ago 07, 2023 8:35 am 
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Iscritto il: sab ago 27, 2011 12:53 pm
Messaggi: 3406
Località: Valsesia
Cita:
Penso che una delle fonti d'ispirazione possa essere stato il film argentino Moebius del 1996, tratto da un racconto.


Sì, più il racconto di Deutsch che il film per l'idea del "nastro di Moebius".

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https://lastoriadidylandog.blogspot.com


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: lun ago 07, 2023 2:38 pm 
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Iscritto il: ven giu 12, 2015 7:29 pm
Messaggi: 2148
Parto dagli splendidi disegni di Armitano, davvero azzeccati per il tipo di storia. Spero di rivederlo con continuità. Il duo P&M fa centro anche stavolta confermandosi il miglior ingresso delle "nuove leve", in grado di affiancare gli autori storici. Merito a Recchioni di averle scoperte. Come direbbe qualcuno "ha fatto anche cose buone" :D

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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: mar ago 08, 2023 12:32 am 
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Iscritto il: sab ago 23, 2008 12:39 pm
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OT sulla sedia metropolitana: anni fa in una vignetta di Custer (la storia di Carlos Trillo, intendo) c'era una scritta su un muro (non so se volontà dello sceneggiatore o del disegnatore): "Ribellati al potere, non suicidarti nei luoghi consentiti."
Riguardo il concetto alla base che quel manifesto non coglie appieno è evidente che uno può scegliere di suicidarsi in un modo o in un altro in base a estro, dolorosità, possibilità, eccetera, ma non è che ogni modo sia indifferente per un potenziale suicida. Se io volessi farmi fuori e scegliessi la metro quel cartello non mi servirebbe a nulla, o addirittura sarebbe un maggiore incentivo per me ad usare la metro, proprio perché i pensieri alla base della mia scelta sarebbero non unicamente suicidari ma anche mirati a un segnale che l'impiccagione a domicilio non può veicolare.
Peraltro, conoscendomi, la mia naturale ritrosia e il mio senso di protezione verso i cari mi spingerebbero più ad una scomparsa misteriosa e unica tipo quelle di Majorana o addirittura a simulare un incidente o un'altra forma di morte.
Per mia fortuna sono tutte supposizioni mentali, perché non ho la minima intenzione di varcare la soglia anzitempo.

IT: la storia non mi è dispiaciuta, apprezzo generalmente i lavori delle mie conterronee, eppure anch'io inizio a sentire il bisogno di un maggior numero di storie basate su altro, perché questo specifico filone seppur meno sfruttato in sé rispetto ad altri è al tempo stesso capace di stancare più in fretta: 10 serial killer su 12 albi posso anche farmeli andare bene, 5 riflessioni metaforiche/metafisiche su 12 mi sembrano invece troppe.
Per dire, ho apprezzato molto La collina dei conigli, tutto sommato per vari versi anche più di Goblin*, eppure il grave peccato di quella storia è stato arrivare per seconda (dopo decenni) su un argomento già trattato e che già all'epoca aveva in qualche modo esaurito la sua funzione.

* Questo, con tutto che ritengo il Chiave uno sceneggiatore tuttora molto valido e ancora più coerente.


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 Oggetto del messaggio: Re: #443 - Gli indifferenti
MessaggioInviato: mar ago 08, 2023 1:03 am 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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Località: Inverary 2.0
Spero di chiuderla una volta per tutte, perché la cosa sembra non esser ancora chiara:
votarxy ha scritto:
OT sulla sedia metropolitana:
Riguardo il concetto alla base che quel manifesto non coglie appieno è evidente che uno può scegliere di suicidarsi in un modo o in un altro in base a estro, dolorosità, possibilità, eccetera [...]
Se io volessi farmi fuori e scegliessi la metro quel cartello non mi servirebbe a nulla, o addirittura sarebbe un maggiore incentivo per me ad usare la metro, .


Ma quel manifesto è una pura provocazione, fingendosi l'autorità di Londra :tc: :tc: :tc:
Non intima/suggerisce a nessuno di fatto né teoricamente una metodologia corretta del suicidio (ammesso che possa esistere): vuole solo ironizzare in modo macabro sul fatto di come spesso l'egotismo autoreferente di un atto del genere comporta effetti collaterali a catena presso illustri sconosciuti a latere, in grandi numero, non considerati dal soggetto in questione, come possono esserlo gli altri passeggeri della metro, e le loro vite intrecciate da ritardi, allarmi, mitomani, posti di blocco, incasinamenti, etc.

L'unico incentivo è a non prendersi sul serio... ma sembra che non l'abbiate capito. Seriamente. :|
Oltre a Luttazzi servirebbe una tripla dose di Medda.

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