Cravenroad7

Giurassico e un poco Cenozoico.

Una storia quasi inutile incastonata tra due bei colpi di rilievo del Chiave e Manfredi .

Concordo sul Roi sprecato per il sotto-genere in questione. Non basta uno scimpanzè in Alfa&Omega o uno scheletro di dinosauro in Partita con la Morte per renderlo lo spennellatore ideale di questo genere di albo...
Ennesimo appello alla sensibilizzazione antropologica verso i "diversi", calcato sin troppo e fioccante citazioni auto-compiaciute .
Tappabuchi di medissima qualità, senza infamia nè lode,...all'epoca stonò non poco. Oggi incontrerebbe molta più clemenza visti i pacchi, contropacchi, e controbauli che ci propinano

ALOHA

Recuperai quest'albo quando puntavo a collezionare tutte le storie disegnate da Roi... Diciamo che per essere di Mignacco le do la sufficienza... Tra l'altro non ricordo sia una storia particolarmente ironica come sostiene qualcuno (idem per "La nuova stirpe" se si esclude la gag di Groucho con la venditrice di mele).

non mi piace molto questo

Mamma mia che brutta storia (votata Insufficiente, e per me è un 4).
A parte i disegni e il prologo della vicenda, il resto mi sembra davvero sconclusionato.
La presenza del predicatore/sognatore proprio non l'ho capita.
Ma fosse solo quello...

Storia patetica. Bello solo l'inizio senza dialoghi.

Storia agghiacciante. Eppure qualche sparata di Groucho si salva.
I disegni di Roi non sono assolutamente adatti all'albo, la copertina è bruttissima, la credibilità del gorilla domestico è pari a quella di Galeazzi dal dietologo, non ho capito perché Habilis è scritto senz'acca.

Credevo che le scimmie su Dylan Dog avessero già fatto abbastanza magre figure

La ricordavo come la storia più brutta di sempre...
In effetti resta da 4.5/5, però dal 250 in poi ho letto molto di peggio...
Storiaccia

fratelli di un altro tempo
la storia parte bene con un omaggio a odissea nello spazio, e l'idea degli homo abilis sarebbe anche curiosa
ma viene fuori una storia brutta e infantile, si sorride poco e amaramente
mignacco (e groucho) sempe peggio, roi forse voleva staccare un pò dalle storie che disegna di solito
copertina brutta

voto 5

A me non è parsa una storia dai toni così leggeri e ironici come altri hanno scritto, ma può anche darsi che a sviarmi siano stati proprio i disegni di Roi, quindi diciamo che su questo punto sospendo il giudizio.

L'incipit muto è molto affascinante, ed efficace il colpo di scena che lo conclude: ma da lì in poi Mignacco si mette a riciclare un bel po' del suo "Il sogno della tigre", con l'africano N'Oha al posto dell'indiano Singh in veste di "straniero a contatto con lo spirito della Natura", per approdare al più classico (per non dire frusto, per non dire illogico) dei messaggi: "L'uomo è la vera bestia".

Solo che, se in quell'albo gli riusciva di tenere in piedi la pista soprannaturale fino all'ultimo, scartandola (... più o meno) solo in dirittura d'arrivo, qui accade quasi il contrario, e il finale sa tanto di soluzione di comodo, con E la dottoressa Jay Pelham non ha certo il fascino giovanile e svagato ed esotico, e l'ambiguità, della giovane Seline -al contrario, ci mette giusto due pagine e mezza per dichiararsi apertamente interessata ai comportamenti sessuali del Nostro.

Veramente dimenticabilissima questa storia. Ricordo solo sensazioni sgradevoli a fine lettura.

5

Dopo il numero 100 ho deciso di prendere con leggerezza qualsiasi cosa arrivasse e una storiella del genere - immerso in questo mood - l'ho trovata persin carina. Intensa l'idea degli ibridi uomo-gorilla, anche se non ho proprio capito da dove i loro poteri ESP sarebbero sorti. Inoltre non mi è affatto chiaro il significato di N'oha, entrata in scena solo per fare da ripetitore ESP e poi praticamente nient'altro...
D'accordo con altri sulla totale incompatibilità tra i toni di questa storia e l'ombroso Roi.

“Fratelli d’un altro tempo” è una delle migliori opere di Luigi Mignacco (e Corrado Roi). Si parte dal bel film “Gorilla nella Nebbia” con una brava Sigourney Weaver nei panni di Dian Fossey (non le somigliava granché ma la curiosa scelta non indebolisce la trama). L’albo sfrutta l’animalismo, qui non peloso, di Dylan Dog. Il nostro mostra anzi una certa cattiveria vendicativa verso chi utilizza i primati come cavie. Sembrerebbe una storia più alla Casertano o alla Brindisi, ma Roi ci sorprende con le sue atmosfere cupe. Meraviglioso il finale in Africa.
Copertina di Stano debitrice del Quarto Stato di Pellizza da Volpeda.