SPOILER SPOILER SPOILER
Ciao Palombaro, provo ad aggiungere qualcosa al mio commento, anche perché finalmente ho di nuovo il computer, e non quel cavolo di smartphone che mi costringe alla sintesi! Il problema principale di quest'albo è che parla di un argomento importantissimo, ma purtroppo lo fa in un modo molto poco originale. Recentemente abbiamo avuto, durante il trittico di Vasco, ben due albi che affrontavano il problema della depressione, e tra l'altro in modo anche molto simile. Questi Indifferenti sono imbastiti ESATTAMENTE come l'albo Jenny, stessa IDENTICA struttura: Dylan deve salvare una persona caduta in depressione (lì Jenny, qui George), per farlo si viene a trovare in una dimensione surreale (lì una prigione, qui una metropolitana), in cui incontra più personaggi emblematici, e in cui deve cambiare location (lì vaga di cella in cella, qui di vagone in vagone), e il messaggio (semplifico, pardon), in entrambi gli albi, è quello che se hai ancora speranza vuol dire che ce la puoi fare, che se provi ancora sentimenti vuol dire che sei vivo, eccetera eccetera. Vorrei anche sottolineare che anche in "Jenny" Dylan: 1) incontra un VECCHIO, 2) che questo vecchio è INCATENATO, 3) che Dylan prova invano a liberarlo (e vuole anche liberare gli ALTRI, come succede qui), e 4) che la sequenza del vecchio incatenato finisce con una INONDAZIONE! e 5) che terminata l'inondazione Dylan si trova catapultato in un'altra location.
Mi sembra evidente che l'associazione depressione/inondazione deve essere tipo a pagina 18 del manuale della depressione,e a pagina 19 c'è il vecchio incatenato! Così come a pagina 8 del manuale dello sceneggiatore dylaniato c'è il lavoratore depresso dentro il suo cubicolo o l'ormai proverbiale impiegato del catasto invisibile ai più. Ecco perché dico che non è un albo particolarmente originale. Mizzica, addirittura la discotecara che sniffa nel bagno!
Ora, mi perdoneranno Porretto & Mericone se le ho messe a paragone con la Baraldi, con la quale in genere non hanno nulla a che spartire (e infatti Gli indifferenti finisce malissimo, giustamente, mentre Jenny finisce più a tarallucci e vino!), però è innegabile che la questione "depressione" è affrontata dal duo in modo molto poco originale, con l'aggravante di quella svolta action finale che ci sta veramente come i cavoli a merenda.
Volendo andare ulteriormente a scavare: - in "Jenny" Dylan viene tentato dal mangiare carne, ma si dimostra coerente fino in fondo (Jenny, pagina 12 "mi puoi tenere prigioniero, ma non rinuncerò a quello che sono"; la stessa cosa succede ne Gli indifferenti, pagina 71 "almeno morirò fedele a me stesso");
- pagina 45, Jenny, il vecchio: "il tuo posto non è qui". Gli indifferenti, pagina 41, il vecchio: "non dovresti essere qui";
- pagina 27, sempre Jenny: "odiare significa non essere INDIFFERENTI". What?!?
Anche questa cosa dell'indifferenza, dev'essere roba da prontuario del perfetto depresso.
Ripeto, "Jenny" per me è illeggibile sotto tutti i punti di vista, repleto com'è di peruginismi, mentre "Gli indifferenti" ha comunque il pregio di essere più asciutto e più crudo, e conserva qualche spunto interessante, ma non parliamo di originalità, per favore, perché siamo anche qui al bignami sulla depressione. Problema enorme, ovviamente, e che non ho nessuna intenzione di sottostimare, o di denigrare, sia chiaro, ma trattato in questo modo mi lascia del tutto insoddisfatto. Vogliamo dire "più se ne parla, meglio è?", diciamolo pure. Quest'anno ho dovuto leggere in classe un libro sul bullismo che faceva PENA, ma chiaramente più se ne parla, e meglio è, lo so. A prescindere spesso da come se ne parli.
Per quanto riguarda il lato grafico, ho poco altro da aggiungere: nella mia sensibilità personale, percepisco il tratto digitale come qualcosa di poco empatico, come qualcosa in cui mi viene difficile immedesimarmi, e in un albo così capirai che l'effetto per me è letale, perché mi fa perdere tutto il lato emotivo della storia. Armitano ha fatto un lavoro prodigioso? Ovvio, ma l'albo ha più in comune con un artbook o con un tutorial sulle infinite possibilità offerte dal digitale, che non con una storia sequenziale. E in più ha anche dei momenti proprio buttati via (già esemplificati da Wolk) o stampati malissimo (tipo lo scambio di battute col meccanico, che a malapena si vede!).
Per la questione off topic sul black humor, io sono strenuamente a favore, di salda scuola gervaisiana, secondo la quale si può dire assolutamente tutto. In questo caso, poi, la cattiveria del manifesto è secondo me un'accusa contro gli schifosi che si lamentano dei suicidi che fanno ritardare i treni, certo non è una presa in giro a scapito dei suicidi. Un'accusa violentissima contro una società malata che incolpa il suicida del ritardo del treno, e non incolpa invece la società che ha portato quel poveretto a suicidarsi. Classico esempio di dito/luna. Lo humor nero purtroppo è spesso stigmatizzato, ma è anche quello che riesce ad andare sempre dritto al punto. Anche per me alcune battute risultano pesantissime, ma che ci possiamo fare?!?
Ultima cosa: non è che mancano, oltretutto, gli errori o i non sequitur pure qui, eh, solo che mi secca! Una cosa però la devo dire: scomodare addirittura il mio mito Virgilio per questo personaggio che compare per tre vignette per dire solo banalità, non gliela perdono.
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