Cravenroad7

Invece la storia di La Rosa, per quanto scritta ora, è tutt'altro che camp. in ogni suo elemento ed appeal.

Ed in questo rispetta abbastanza fedelmente il romanzo originale (con poche variabili, a parte il protagonista-qui-Dylan) scritto nel 1940 da uno che all'epoca con la beat generation e col postmoderno non c'entrava un'emerita fava secca sottosale. Al massimo si può parlare di un precoce realismo magico, come del suo amico Borges. Era quello il mio riferimento a quanto sostenuto da Baubau - che temo tu non abbia afferrato, ma tant'è... - sul non camp-izzare qualsiasi percezione/rivalutazione parolonizzata tantoper della storia, perché tale non è.
Anche se fosse ambientata su uno scoglio infestato da drag queens nel 1984.

Travisare per uso strumentale dei termini comporta spesso il travaso dei sensi impropri :
https://style.corriere.it/moda/camp-il- ... gerazione/

l'isola dai due soli
un vero dylan dog, il miglior complimento, visto che negli ultimi anni si è persa spesso la bussola
è dylaniana la storia, triste ma allo stesso tempo divertente, con i personaggi storici gestiti bene
sia dylan che groucho, ma anche morte e lord wells (pensare che recchioni lo aveva eliminato...)
insomma, una storia più che sufficiente sicuramente superiore all'isola di d'yd che era una cagata
saudelli, uno dei miei disegnatori preferiti su dylan dog, sì, invecchiato, ma si fa ancora valere...
copertina semplice ma efficace

voto 6+

Tanti complimenti per dare poi alla storia un voto inferiore al mio?


Qualcosa non torna, anche se a vedere quella sparata contro L'isola di d'Yd (un cameo carino e riuscito del buon Sclavi, in omaggio ai videogiochi tipo Mist che tanto lo affascinavano all'epoca) ... sembrerebbe che tu non riesca a smarcarti da un certo bastiancontraresimo meccanizzato contro quanto da me scritto, a limiti della macchietta - difatti nessun altro ha nominato quel paragone né qui né in altri luoghi forumistici.

Devo comunque ringraziare se non te la sei presa come al solito contro il Chiave, coi consueti insulti al Maestro-dei-controfinali con gli occhiali da sole...

Bravo Davide La Rosa. Una storia forse non originalissima, che scopiazza qua e là, come faceva negli anni 80 il maestro Tiziano Sclavi. “L’Isola dai due soli” risolleva un poco una serie in logorante declino. Il merito è dello sceneggiatore e di un ritrovato Franco Saudelli, artista del fumetto italiano che, nonostante dia un aspetto a Dylan un po’ troppo da maschio alfa, ci regala tavole che si sposano alla perfezione con il lavoro di De Rosa.
Finalmente un Dylan spaesato ma deciso a trovare la soluzione del mistero, un paio di simpatici siparietti di Groucho, il ritorno a sorpresa della Morte e di Lord Wells è una location alienante che fa vivere il mal di testa e la debolezza del nostro indagatore dell’incubo. Che sia un nuovo inizio a cui dare fiducia?

Dopo seconda lettura, voto un 8- per l'esordio di La Rosa sulla regolare (seppur bis); il buon Davide sa scrivere e sa come far agire e pensare DyD.
Saudelli, concessagli qualche fregola qua e là, non delude mai; qui mancano le sue meravigliose donnine dalle generosissime curve ma la trama non si prestava a tanto.
Ambientazione riuscitissima e risoluzione del mistero -un po' buttato lì, ma vabbeh, dai- svolta coi tempi giusti.
Molto bene anche la cover dei Cestaro.
Al momento, e siamo a quota tre, i numeri bis sembrano non deludere.

Buonasera,
questo albo mi è piaciuto; la storia è semplice ma coerente e incalzante, a me non è dispiaciuto affatto il finale con il ruolo che in esso assume Groucho.

Baron Karza