Non mi consolerà molto pensarlo, ma alla fine dei conti questo è il miglior inedito dell'anno finora (su sette pubblicati).
Pensate come semo messi...
Paola sa comunque scrivere (ancora?) meglio dell'80% degli autori rimasti in scuderia, anche quando non sforna una prestazione particolarmente in palla come questa, o rifrulla sull'impostazione del sequel non richiesto da nessuno... e giocoforza inferiore al prequel, più ispirato e smagliante. Per me, nonostante la iper-verbosità e le solite acrobazie cervellotiche, è una storia che intrattiene bene, che non banalizza troppo i dialoghi, e che presenta qualche spunto degno di nota.
Ben accompagnata da un valido
Piccatto ben ripulito con criterio dai suoi assistenti, e di cui avvertiremo gravemente la mancanza (
). Mi sono piaciute particolarmente le scenette immaginarie nella mente di Rimbaud: forse è la prima volta che apprezzo la mezzatinta su certi lidi, e ho trovato molto divertenti le capigliature da belle époque dei Signori Keller (pp.34-37).
Alla fine, come
Alek, oscillo pure io come
voto tra il
7 -- ed il
6 1/2...
...anche se c'è da dire, sulla valutazione al ribasso, che mi pesano molto tutte
le falle squassate nella tenuta rattoppata del giallo/thriller... ma temo che in questo caso la Barbato più che ai suoi romanzi... si sia adagiata sulla falsariga di quelli della Baraldi a sfavore di DD. Ed il nuovo marchio di fabbrica adattato incombe
S 火 P 火 O 火 I 火 L 火 E 火 R Dei disegni ho già parlato, sulla
copertina posso constatare che la realizzazione è molto buona, il concept no. Nullo, vuoto, di pura circostanza, slegato anche dal titolo, non intriga su nulla né comunica nulla oltre che la banalità di un normalissimo incontro all'indirizzo di CR7, cannando pure quella "pura circostanza", dato che i figuranti nell'albo non si troveranno di fatto mai a casa di Dylan per ragioni specificate e non casuali. Ma d'altronde non sono i Cestaros a volerle così... è la redazione che le impone...
L'inizio della matusa-recluta Dylan (da nonnizzare?) non mi è dispiaciuto, mentre il pretesto per avviare il duo d'indagatori composto da lui ed Angelique mi fa cagliare il latte sotto le ginocchia, da provolame: ma come è possibile credere
che la polizia si faccia ricattare (Sovraintendente compreso
) braghe in terra da una tizia del genere per risolvere un caso simile, aggiungendo al duo un maniaco schizoide+scorta per arrivare al quartetto di squilibrati in gita per
crime scenes senza arte né parte, figuriamoci un qualsiasi metodo
Purtroppo su questo genere d'impianto la Barbato colleziona una serie di svarionate logiche abbastanza clamorose per cercare di far quagliare il suo soggetto arziGogol-esco. Per cui più che ad una
suspension of disbelief, o
suspension of judgement... tappatevi il naso e preparatevi ad una
suspension deep inside idiocy per immergervi cap&ppiedi nelle semi-fessate da tracannar giù onde farsi combaciare (senza lingua, poi vedrete) tutti gli elementi dello pseudo-giallo altrimenti già impan(t)anatisi verso metà albo. Una cotoletta taroccamente indigesta è dir poco.
Senza contare che possiamo capire il fesso Dylan, ma un sedicente genio come Angelique ed un primario di neuropsichiatria come Peter, che non riescono a capire chi sia il reale colpevole degli omicidi, dandosi grottescamente la colpa l'un l'altro prima del ritorno arminpugno di Mike, quando il lettore lo sospettava da p.30 grossomodo, e loro ce l'avevano (avuto) sotto il naso da anni, come personaggio e personalità... è offendere sin troppo il suddetto lettore medio.
Molte altre incongruenze in questo senso le ha già rilevate Keanu in modo analitico, per cui non mi va tanto di infierire, e riguardano soprattutto la dinamica delle coincidenze davvero indecenti che ajutano Peter nel suo morboso (e culone) piano di eliminazione delle personalità parallele di Rimbaud. Inoltre in linea di massima trovo proprio difficile digerire il fatto che (pp.44-47), alla presenza di un ultra-pericolo pubblico a neurone libero quale Rimbaud dormano tutti angelicamente a casa di Angelique
senza impostare turni di guardia che conoscono anche le Giovani Marmotte...
Credo poi sia una tara della vetero-impostazione della storia (concepita in origine almeno 10anni fa) che i cellulari spariscano inverosimilmente senza batter ciglio e senza provare a comunicare con la pula-questa-sconosciuta durante tutti i sopralluoghi del famigerato trio(+Mike part time).
Male tutta la faccenda del navigatore satellitare su imbeccata subliminale, come il rischio elevatissimo di morire schiantati con una non-patentata tipo Rimbaud-feat.Barbie.
Un'altra cosa che non ho davvero sopportato, fino all'orticaria nei denti, è
tutto il valzer psichedelico delle (3) pistole che ora sono qua, ora là, ora finiscono qui, ora si posano lì, nel frattempo le impugnano costì, mentre costoro le trovano colì, etc. Mi sembra davvero sconfortante da parte di Paola impostare in modo peggio che forzoso più della metà dei meccanismi di snocciolo dell'azione in base alle minacce da canna-puntata-contro, che tracimano nel disonorevole ridicolo (p.58) quando Dylan ed Angelique si consegnano imbelli a Rimbaud-feat.Frank sapendo che
LUI GLI STA PUNTANDO CONTRO UN'ARMA SCARICA ! Tra le curiosità posso dire che l'albero (p.8) coi cartelli
HURT / AGONY / PAIN / LOVE-IT è una citazione dal
Silenzio degli Innocenti (il film), mentre mi stupisco di come Paola non sappia citare il proprio retroterra visto che l'
anagramma del termine "diciassette" qui viene fatto in lingua italiana (p.79), mentre nel #191
Sciarada erano impostati tutti sull'anglico idioma...
Mi sarebbe piaciuto che fosse emerso qualcosa in più della "sesta" (quella originale) personalità di Rimbaud, ma da come tratta come una cagna Angelique in un raro sprazzo di lucida-self-identity (p.44) non credo si trattasse di un bel personaggino a modo e come detto prima magari si trattava di un emulo di Charles Manson aut similia.
Sulle cose di gradimento posso spendere qualche parola buona, oltre al giudizio complessivo di sopra, anche sul modo di gestire l'idea sperimentale delle personalità multiple di Rimbaud, e su come queste creino sempre qualche siparietto interessante, a livello d'interazioni e responsi. Henrietta e Frank sono i suoi miglior alter(ati)ego, mentre il più scarso per inutilaggine me pare l'isterico giovinastro matematico dalla sniffata facile, che infatti fa la fine più puzzosamente banale dei quattro
.
Ecco... la "fine"... in conclusione tutto è dovuto ad una sorta di sbandata amorosa tri-direzionale, in cui ognuno dei 3 coinvolti s'invaghisce in modo malato/feticista di chi non se lo caga, finendo per suppurare tutto nelle paranoje più squinternate, costellate di (dis)illusioni e gelosie senza rimedio. Mi è piaciuto il discorso del ventriloquismo tra cuori non corrisposti (o per contumacia)
à la Cyrano, mentre non ho gradito affatto il commiato lassista ed inane di Mike, che dopo tutto il putiferio curato maniacalmente per ammazzare 5 innocenti a casaccio, scopiazzando l'idolo della sua idol per (p.92) "
renderla di nuovo felice" (tramite che, un rispolvero della di lei vena per le indagini crimenigmistiche???
)
... la consegna idealmente ad una fuitina amorosa proprio con lo stesso affidabilissimo Rimbaud.
In pratica un malinconico ruffiano nnamurato, alquanto sportivamente altruista, col vizio delle scie di sangue pur di non recarsi a
Temptations Island per una seconda chance
.