utopia modularealbo che a me è piaciuto neanche poco, sia perché rende onore alla definizione di "color fest" sia per la storia in sé
nonostante il ritorno dell'irritante john ghost direi che è una delle cose migliori uscite fuori dall'universo ghostiano
una classica distopia dylaniana sul consumismo che tutto consuma, un delizioso caos interessante dall'inizio alla fine
gran parte del merito, va detto, va a pontrelli e algozzino, che rievocano il miglior dall'agnol sperimentale
molte le perle: lo specchio a pag.43, il suicidio a pag.31, le scene di massa pag.66-67, 70 da cui parte un crescendo
ma mi è piaciuta anche la storia in sé, a tratti bilottiana, classica ma contemporanea, recchioniana nel midollo
con il solito gioco da dentro o fuori e un ritmo che rende queste storie più gradevoli con una canzone in sottofondo
al netto dell'irritante frasario di ghost ("non spoilerarmi"), perfino divertente: la nota a piè di pag.89, mogol pag.96
le micro-citazioni e il cameo dello stesso recchioni...per gli zagoriani da segnalare anche il ponte dell'arcobaleno
copertina simpatica
voto 7+