Cravenroad7

Uno speciale particolare: Dylan è quasi invisibile, silenzioso, vendicativo, freddo e calcolatore. Quando la sceneggiatura va a concentrarsi sui giochi mafiosi/polizieschi diventa un po' noiosina. E poi c'è Francesco Dellamorte, cioè il vero protagonista dell' albo, un doppelanger (come scrivono nel club) di Dylan, ma fino ad un certo punto: Francesco è un killer malinconico e sentimentale, il vero antieroe: politicamente scorretto (e adorabile) degli omicidi .
Stravagante il doppio finale.
Complimenti a Sclavi che non si è di certo risparmiato.
Mignacco è visibile a tratti, guardate per esempio la spiegazione del gioco di parole "il castello di Castello" ... (ne fece di simili nei conigli rosa uccidono) .
8

Doppelgänger. Comunque concordo con Altair quando dice che il vero protagonista non è manco Dellamorte, ma il mafiosetto (e questo, per inciso, ha inciso sulla mia valutazione di quest'albo in negativo).

Non so se rendo, qui dylan pianifica un omicidio e lo porta a termine senza farsi scoprire, adesso non è capace di allacciarsi le scarpe. Gran storia da 8

Proprio quello che non mi è mai piaciuto di questa storia.

SPECIALE N° 3 ORRORE NERO

Altro storico special che ha il merito di portare su inchiostro e china la prima creazione Sclaviana (nonché poi portato su grande schermo dal grande Michele Soavi) ovvero Francesco Dellamorte, custode di un cimitero in Italia, che rispedisce all'inferno i ritornanti appena resuscitati; un vero e proprio "pro-Dylan" nato dalla mente di Tiziano 4 o 5 anni prima dell'indagatore dell'incubo e che condivide quindi con lui molte delle caratteristiche che poi renderanno celebre Dyd. Oltre a questo la storia si incentra sulla scalata al potere di Tony White, sicario senza scrupoli che ha un piano per eliminare il proprio boss e subentrare nel suo giro d'affari. Inutile aggiungere che i rimandi a Scarface sono più che espliciti. Albo che a tratti sembra quasi un poliziesco, ma che non risparmia scene cruentissime (il massacro di paesani di Dellamorte) e si conclude con un finale d'antologia. Da recuperare.

VOTO: 4,5/5

orrore nero
storia nettamente separata in due parti che tra di loro si amalgamano poco, ma non è detto che questo debba essere per forza un difetto
la parte migliore ovviamente è quella ispirata a dellamorte dellamore... la parte rujesca tipo "la iena" è meno brillante anche se ha qualcosa di interessante
uno spietato tony montana (munito di granate) e un dylan che vuole vendicare il bambino e si muove quasi come zagor, finale in stile "gli uccisori"
per me la storia è più di mignacco che di sclavi, comunque rimane sempre di un'altra categoria rispetto a recchioni e al suo ciclo 666
freghieri è diverso da quello che vedremo più avanti, basti pensare al suo dylan che qui è molto più..buffo e meno piacione
battuta di bloch su palermo nell'era delle stragi, e dylan in cravatta, lo si rivedrà in "perderai la testa"
copertina iconica

voto 8+

Forse sarà che l'ho letto dopo aver visto il film, ma non è dispiaciuto. Non ho però ben compreso la soluzione.
SPOILER
Il boss mafioso sapeva di star commercializzando un virus per l'immortalità o una droga? Cosa c'entra il medico apparso nel 1o mensile? Ricordo che lui studiò il caso dello zombie certo. Il dottore che sostituisce quello apparso nel mensile 1 cosa aveva compreso riguardo il virus? Non ho poi capito come si collega questo al cimitero di Buffalora... insomma non ho ben capito granché su questo virus.

La presenza di Dellamorte rende questo albo "speciale" e degno fuoriserie.
La trama poliziesca mi avvince di meno, rispetto a quella dei racconti multipli e del surrealismo dello speciale precedente.
Comunque un protagonista "cazzuto" come lo si vede poche volte. Lo apprezzo

8

In questa storia c'è tutta l'essenza di Sclavi, è un MUST per tutti i lettori di Dylan Dog!

Scrivo una risposta dopo anni dalla domanda con la scusa di non aver letto prima il post: la ricostruzione fatta dalla polizia (riferita da Bloch) è che si trattasse della elaborazione di una droga basandosi su un prototipo ritrovato tra le robe del patologo ucciso da Xabaras.
Secondo Dylan non regge e, tenendo conto che in quell'occasione c'è Xabaras di mezzo (lui per tutto l'albo non aveva idea dell'elemento "patologo morto"), deduce che il perno di tutto non può essere una droga, ma il virus dell'immortalità, il che spiega anche come mai Toni (o Tony, non ricordo) fosse così tranquillo all'idea di morire.

Il legame con Buffalora invece non solo esula da questa trama ma anche dalle idee di Dellamorte (convinto in maniera doppiamente erronea che "non è di qui, non ha il morbo, non tornerà"), e mostra semmai una passione per gli arabeschi del destino da parte dell'autore: Tony White, aka Lobianco, era originario di Buffalora, il paese dei ritornanti, e ivi è ritornato dopo la morte, in modo da "ritornare" lontano da un posto in cui tutti lo conoscevano, mettendosi però senza saperlo tra le mani di Dellamorte, che i ritornanti li uccide (quasi tutti diciamo, almeno secondo il romanzo), e di Dylan che con le ultime tessere del puzzle ha capito di non averlo ucciso abbastanza.