Cravenroad7

Ma gli scrittori non crescono sugli alberi, come ho già detto più volte. Se l'Italia non va ai Mondiali da 8 anni è perché mancano i talenti e agli Europei abbiamo avuto più culo che anima (rigori, supplementari, ancora rigori). Non è colpa di Mancini. Mancano i Totti, i Del Piero, i Cannavaro, i Buffon... Non ho capito dove stanno sti scrittori talentuosissimi che Recchioni non chiama per autolesionismo. Fate i nomi. Io ricordo un certo Dario Argento, tra gli altri.

Tutti gli editori hanno come obiettivo principale vendere il loro prodotto e su questo siamo tutti d'accordo, spero.

Io sono fermamente convinto che: 1) potevano essere scritte storie eccelse con Rania e Carpenter; 2) la qualità delle storie non si eleverà solo perché hanno smesso di usare Rania e Carpenter, o perché reboottano tutto; da cui ne consegue che 3) le vendite non si impenneranno solo perché hanno riportato il personaggio a quella che rischia di essere un'ulteriore primavera gualdoniana ammantata di mediocritas neanche troppo aurea.

Storie di qualità non sono state scritte perché mancava una o più tra: volontà, possibilità, capacità.
Fermo considerato che mi sembra illogico pensare che mancasse la volontà di scrivere storie decenti e mi rifiuterò di credere a chiunque cercasse di convincermi , o mancava la possibilità, ossia non si avevano mezzi fisici per permettersi sceneggiatori adeguati, oppure non esistono sceneggiatori sufficientemente in sintonia col personaggio E col pubblico da partorire storie di qualità.

Io non sono l'esperto mondiale di fumetto seriale da edicola, ma non mi pare che ci siano 'sti sceneggiatori geniali che NON lavorano per la Bonelli, in Italia visto che il mercato continua a essere sostanzialmente monopolizzato da loro. Per anni si è parlato di Bilotta salvatore della patria e, beh, Bilotta ha scritto cose egregie per lo speciale, meno sulla regolare, ma il suo feeling col pubblico non mi pare eccelso, anzi. E la verità è che neanche Recchioni, pure intriso di cultura pop, si è rivelato salvatore della patria. O Poretto&Mericone, le cui storie ho sempre peraltro gradito. E stiamo parlando di quelli che, escluso Ortolani, hanno fatto la storia degli ultimi vent'anni di fumetto seriale italiano, gli unici per cui il passaparola si è speso su internet o nella vita reale di recente. Tutti finiti su Dylan Dog, nessuno che ne ha veramente risollevato le sorti.

Quindi, a mio parere, mancano le capacità. E non sto ad addentrarmi in un campo minato dicendo che "non ci sono più gli sceneggiatori di una volta". Cosa che magari sarà anche vera, per l'amor del cielo, dovrei aver letto dieci volte tanto per azzardarmi ad avallare una tesi del genere. L'impressione è che non ci siano più sceneggiatori capaci di scrivere un Dylan Dog che piace ai lettori. E ci hanno provato in così tanti negli ultimi 250 albi che è quasi commovente che ancora la Bonelli non abbia ancora alzato bandiera bianca. Sono almeno 250 albi che Dylan Dog vive di lampi nella notte, di albi improccati da sceneggiatori sostanzialmente a caso su cui vengono riposte speranze di solito disattese dalla successiva sceneggiatura dello stesso autore. Quando imbroccano tre albi di fila è perché sono fuori dal discorso della serialità e scrivono senza l'assillo della consegna (v. Ambrosini).

Quella che, paradossalmente, ci sta riuscendo più di tutti è la Baraldi, il cui Dylan Dog a me piace pochissimo con le sue tinte tra il teen e il goth degne di feuilleton rosa. E' l'unica interpretazione di Dylan Dog che piace per quello che è e che mantiene il suo livello (qualunque esso sia) stabile negli indici di gradimento, almeno da quello che percepisco. Rimane una qualità, a mio parere, mediocre, ma tant'è.

Questi i miei pensieri su Dylan Dog. E ho come un deja vu perché mi sa che ho scritto cose simili l'ultima volta che ne ho parlato. Sto diventando come Carson, una vecchia pentola di fagioli.


A latere, non necessario a capire il discorso generale, un appunto sulla gestione dei fumetti per ragazzi in Giappone e perché non mi sembra pertinente al tema Dylan Dog.

Bilotta è sopravvalutatissimo. Per il resto sono d'accordo, pensare che ci siano scrittori geniali non chiamati da quel cattivone di Recchioni è abbastanza ingenuo. Pure in altri paesi i geni sono pochissimi. Tezuka era un genio, Walt Disney era un genio. I lettori di oggi non sono più i lettori di una volta, nel senso che sono invecchiati e ovviamente sono diventati più esigenti. Stupire un 45enne non è come stupire un 18enne. Siamo d'accordo almeno su questo? Spero di sì, sennò è grave.

La Baraldi è perfettamente in sintonia con lo stile di Dylan Dog, secondo me. Ma è un'opinione mia, prendo atto del fatto che a molti lettori storici non piace perché è "teen" (come se Chiaverotti negli anni 90 scrivesse storie per vecchi di 90 anni).

Parlano anche attraverso i sondaggi, ovvio.

Sceneggiatori geniali non ne chiedo nemmeno, perché non è quello che cerco, personalmente.

Mi basta che non mi trovi più tra le mani roba inqualificabile (nel senso letterale) come la bestia nella brughiera, o cavalcando il fulmine, o la morte in palio, o candyweb, o io ti proteggerò, o nulla è per sempre, o i predatori, o Sally, o Albachiara, o Jenny, o l'entità...

Tra il genio e il tema di terza media c'è un oceano in mezzo. Da quasi 45enne non voglio nè essere STUPITO (anche se sparute volte lo sono stato) ma nemmeno essere PRESO PER FESSO (le occasioni qui sono state un po' più che sparute).

Voglio essere INTRATTENUTO, solo questo, con prodotti adatti alla mia età. Se possibile mirando in alto, ma se non si può, per favore, nemmeno svaccando in basso.

L'albo "perfetto", in questo senso? La stanza del guerriero.
Ambrosini che non solo si fa accompagnare da un ottimo Ornigotti, e quindi ci risparmia i suoi, ormai, graffi, ma pure decide di abbassare, e di molto, l'asticella dei suoi ormai manieristici vaneggiamenti. Meglio di così, davvero, io non potrei chiedere. Questo è il livello su cui metterei la firma ogni mese.

Ma bestie nelle brughiere, ecco, quelle no, non me le merito.

A me sono piaciuti quelli, tranne Candiweb, La bestia e il ciclo di Vasco. Basta argomentare e spiegare perché una storia non piace, perché a dire "fa schifo" e basta come ha fatto qualcuno sono capaci tutti. Allora se uno dice che l'albo fa schifo e mette come voto 4 deve pure elencare tutti gli errori oggettivi che ci stanno nella trama e nei disegni, altrimenti sconfiniamo nel reame della soggettività.

Non è compito mio individuare gli autori giusti, anche perché non ho una conoscenza tale del mondo del fumetto italiano da farmi conoscere tutti gli sceneggiatori attivi.

Ti ricordo però che un'autrice come la Barbato (per me geniale) è stata scoperta e formata DA ZERO dall'allora curatore di testata, Marcheselli, che ne ha saputo cogliere il talento benché fino a quel momento lei non avesse pubblicato nulla e fosse un'esordiente assoluta. Con la curatela di Recchioni, che è impegnato in millemila progetti collaterali, un talento sconosciuto avrebbe la possibilità di essere cresciuto e di esordire sulla testata?

Datevi da soli la risposta, che secondo me è negativa.

Questo è molto interessante. Leggevo un articolo che spiegava che i recenti risultatooooni del tennis italiano sono dovuti anche a un cambio sostanziale di strategia a livello di movimento nazionale tennistico. Preciso che non so una mischia di tennis, ma eravamo sulla metafora sportiva, giusto? Potrebbe la Bonelli, o qualche ramo della Bonelli, fare ancora scouting a questo livello? Dopotutto i disegnatori Disney sono formati in modo rigidissimo sul canone. Probabilmente sceneggiare è un'altra cosa (non che disegnare sia imparare a tirare delle righe e studiare anatomia eh) ma impostare un progetto a lungo termine, mettersi d'accordo sulle basi, anche banalmente creare un ambiente favorevole allo scambio di idee... mi sembrerebbe una favola!

Chiaro che siamo tutti qui al bar sport che critichiamo lo schema della nazionale tra un bianchino e l'altro, ma questa è la premessa di tutto il discorso. E fateci divertire!

Dovrebbe!

Credo che tra i problemi del mondo del fumetto odierno ci sia appunto la mancanza di piccoli/medi editori che possano permettere ai giovani autori di fare palestra e di mostrare i muscoli, per così dire. Una volta c'erano dozzine di riviste a fumetti sulle quali si poteva esordire, oggi a parte quei 2/3 editori medio/grandi c'è poco o nulla. Il mercato del fumetto italiano è sempre più asfittico, e meno male che da qualche anno c'è la Bugs. Quante Barbato si sono dovute rassegnare a fare un altro lavoro perché nessuno le ha mai scoperte? Presumo che ce ne siano.

Aggiungo la mia esperienza assolutamente non richiesta sull'argomento:

1) scrivo da vent'anni e editori italiani in grado di fare talent scouting ad oggi non esistono. Nella prosa un tempo c'erano Mozzi, Milani; ma hanno smesso da un po. Oggi chi lavora con editori piccoli al 99% resta nel mondo degli editori piccoli e tendenzialmente il discorso vale anche per le riviste. I motivi potete immaginarli: si produce troppa roba. A un editor mediamente arrivano paccate e paccate di merda ogni giorno, non c'è il personale per valutare tutto e per valutare il lavoro di un autore specifico si deve andare a cercare il "nome": chi ha i contatti gode di una corsia preferenziale e come potrebbe essere altrimenti visto che TUTTI scrivono? Alternativa é pubblicare il libro o il fumetto dell'influencer di turno nella speranza che la fanbase abituata a fruire gratis sia disposta a fare il passo in più, pagando (in genere sono prodotti che svaniscono in fretta).

2) Qualche settimana fa ho inviato una sceneggiatura alla Bonelli. Mi è stato risposto che hanno già tutti gli autori che servono e anche di più. Il tono della mail era accorato e sincero. E d'altronde su dyd lavorano tantissimi artisti, con storie pagate e annate già organizzate: un grande editore come Bonelli l'80% del 2023 lo ha pensato nel 2020, perché i grandi editori funzionano così.

già tempo fa Recchioni disse più o meno la stessa cosa, che gli autori sono tantissimi e sarebbe impossibile per uno che non è già nel giro diventare uno sceneggiatore per la Bonelli. Citò anche l'esempio della Barbato, che già a suo tempo fu una eccezione e non la regola e che, a maggior ragione, oggi sarebbe impossibile un altro caso del genere, di persona presa dal nulla.

Ma infatti. Aggiungerei anche che, sul fumetto seriale, andar a vedere di chi siano le responsabilità fra editore e autori è come chiedersi chi è nato prima, se l'uovo o la gallina.
Io nel mio piccolo, nella impossibilità di recuperare il Dylan-che-fu (inserire motivi vari ed eventuali per i quali non è più possibile scriverlo in quel modo), avrei preferito che si andasse ancora oltre trasformando il Pianeta dei morti nella Regolare e relegare il Dylan del passato su una delle varie testate collaterali. Tanto il Pianeta dei morti è sospeso a tempo indeterminato e ci ritroviamo con questa Restaurazione che ci lascia a domandarci a cosa siano serviti gli ultimi 10 anni di vita della serie.

Barbato "geniale" proprio no. E' bravina, ha scritto anche lei le sue ciofeche come le hanno scritte Sclavi e Bilotta. In genere fa albi da 7. Poi quando leggo una donna mi aspetto qualcosa di diverso, una marcia in più, più focus sull'emotività e sui sentimenti, sull'intelligenza emozionale e sulla psicologia, e invece quando leggo la Barbato mi pare di leggere un uomo. Ripeto, è come dare la colpa a Mancini che non abbiamo talenti, ma i talenti mica li inventano gli allenatori. Se ci fossero prima o poi sbucherebbero fuori, penso. A tennis facciamo cagare perché giochiamo solo a calcio, e ultimamente facciamo cagare pure a calcio. Gli americani perché fanno cagare a calcio, perché non scoprono i talenti? No, semplicemente perché non gliene frega una mazza del calcio. Giocano altri sport. L'industria del fumetto italiano fattura sempre di meno, la crisi del settore è enorme, il numero di copie vendute negli ultimi anni è colato a picco e il risultato è anche questo.

E chi dovrebbe scriverlo periodicamente, Simeoni?
Bilotta ormai vede il PdM come un peso al collo od un ceppo ai piedi. Non è affatto interessato a portarlo avanti (se non da qualche accordo da bar con l'editore), quando ci prova tira la carretta solo di divagazioni digressive fuori-saga, è preso da altri progetti paralleli, e preferisce di gran lunga immergersi nella riscrittura del "cursus" dei primi 69 numeri - non chiedermi perché abbia imposto quel numero come termine ad quem, tipo lapide miliare - immergendosi ben volentieri nel progetto Hicks bros per sospender il PdM a data da destinarsi. Nonostante le vendite in libreria...

Prendo atto della tua opinione ma per me la Barbato, almeno fino all'era Recchioni (in cui sì, si è "normalizzata"), è stata un'autrice sublime, che le ha azzeccate quasi tutte e che ha scritto alcune tra le storie non sclaviane migliori di sempre (assieme a Medda). E non direi che scrivesse come un uomo, proprio no: il suo Dylan era sconquassato, talvolta sopra le righe, generalmente (ma per fortuna non sempre) privo di ironia. Poi è andata com'è andata e ha scritto alcuni degli albi che mi hanno spinto ad abbandonare la testata, ma non dimentico i suoi apici.

Bonelli avrebbe i mezzi, ma non le intenzioni pare, di mettere in piedi una rivista contenitore o un bonelliano di racconti brevi (tipo Le Storie ma meno autoriale) dove far fare palestra ai tanti aspiranti sceneggiatori che gli scrivono e magari tastare il polso del gradimento di quelli che LEI crede già pronti per andare sulle serie da edicola storiche...a volte con risultati disastrosi.

Chiaramente potrebbe essere una iniziativa costosa, forse in perdita (boh, quanto le vogliamo pagare le opere di esordienti pubblicate su rivista ontenitore sperimentale!?) ma il modo di risparmiare si potrebbe trovare:

- usare carta di bassa qualità per la confezione (mai fatto ad oggi in Bonelli)
- accettare presenza di pubblicità di terzi nelle pagine tra storia e storia (Panini?) ecc
- condividere le spese con qualche vattelapesca istituzione che fornisce gli autori\università artistica\dams