Dopo anni che mi tenevo alla larga dalla serie regolare sono riuscito a recuperare questa mini-saga "della Restaurazione", più che altro per capire cosa c'entrasse con lo special di Bilotta: spoiler
Per forza di cose questa storia non può essere giudicata singolarmente, poiché va a chiudere un progetto che coinvolge uno Speciale (...), il color Utopia modulare (che purtroppo non ho letto) e ben tre albi della regolare.
Per me
Due minuti a mezzanotte, pur con tutti i difetti della scrittura recchioniana (battute sulla cacca, citazioni decontestualizzate, metatesto sbattuto in faccia a cazzo durissimo) è stata una lettura piacevole, fresca, e che in più sequenze mi ha dimostrato che Recchioni (di cui non sono un fan, assolutamente) ha colto quello che è lo spirito di Dylan Dog, anche se poi da curatore ha scelto una strada differente: il riferimento metatestuale al fatto che Dylan un tempo era più spensierato e simpatico mi ha colpito in modo particolare perché sono reduce da una rilettura recente di quel capolavoro che è
Il signore del Silenzio, con un Dylan cretino come non mai. La sequenza con gli abitanti di Londra che crollano addormentati sembra più che altro una citazione decontestualizzata a Dark City di Poyas, pellicola paranoica che riflette sul tessuto della realtà, e fa il paio con l'altra citazione cinematografica importante, quella a Matrix (c'è anche Jurassic Park ma direi che non c'entra); un albo insomma che fa delle riflessione metanarrativa sull'essenza della realtà il proprio punto di forza. Mi aspettavo che si proseguisse su una strada simile, e invece...
...invece
Non con fragore e
Ma con un lamento sono state per me una martellata sui coglioni, a parte un paio di sequenze molto indovinate (
); l'impressione è che, al contrario di Rrobe, la Baraldi non si sia sforzata neanche un po' di cercare di cogliere lo spirito di Dylan Dog. Il risultato è una bilogia pesante, con alcune contraddizioni gravi: il personaggio dell'incappucciato e gli uomini vuoti cambiano carattere, poteri e caratteristiche da un albo all'altro, e il tema portante che passa dal metatesto a un generico "tema del sogno", il tutto senza un raccordo credibile che riesca a fare da collante fra il primo albo e i successivi. Molti misteri restano irrisolti facendo sì che buona parte degli spunti di Due minuti a mezzanotte finiscano nel vuoto. Il tutto sembra abborracciato, attaccato con lo sputo, arrangiato all'ultimo momento solo per chiudere i conti con la minisaga della Meteora che tante aspettative aveva creato. Finite nel nulla. Il risultato è una doppia delusione: deludente la lettura, che finisce con la pesantezza e che promette altra pesantezza e retorica per il futuro; deludente la chiusura di una rivoluzione che ora retrospettivamente appare come una di quelle rivoluzioni finte da comic americano, tipo il clone di Spiderman.
A suo tempo ho odiato il pensionamento di Bloch, Rania, Carpenter, Giongost e tutto quel filone. Sono stato il primo a chiedere una morte dolorosa per i nuoni, odiosi comprimari; eppure la sensazione finale che mi lascia questo ciclo è di
tristezza. Mi rileggo il Signore del silenzio, và.