Cravenroad7

Un gradito ritorno della rubrica "Le inesauribili idee di Barbara Baraldi".

Albo 393, "Casca il mondo":



Ovviamente, le due citazioni nei due albi sono prese da due traduzioni diverse.

Sarà di Lanzoni questo titolo, o semplicemente è stato cambiato da Bonelli perché suona meglio.

Non è il titolo, il problema, ma la sequenza onirica al centro del 436 (con la stessa citazione da Eliot), che Barbara Baraldi rivendica orgogliosamente (nell'intervista con Lanzoni) come suo personale apporto all'albo.

E non lo è? Boh non capisco. Comunque ci vuole coraggio a dare 4 a quest'albo, la sequenza finale è molto bella.

Certo che lo è, è infatti come tutte le cose apportate da Barbara Baraldi, si può stare certi che le si ritroverà pare pare in altri suoi albi, perché lei ha da sempre tre idee in croce. Discorso vecchio.

Anche nelle interviste la Baraldi dice sempre le stesse cose "impegno, sofferenza, sudore e sangue" e la nonnina che dà o dava consigli.

Si chiama Carol, la nomina così Dylan con tanto di grassetto a p.15.vi

Per il resto temo anche io che le 94pp del prossimo numero non saranno minimamente sufficienti a raffazzonare illuminandoci su tutte le tracce sfilacciate in questi due albi. Non con chiarore... ma con un accozzamento.

Oooops, svista clamorosa...


V

SPOILER

Da quello che ho capito io, Rania muore all'interno di un'allucinazione e serve a mettere da parte il suo universo per tornare a quello del Dylan 86 che piace di più ai lettori, dopo il calo di vendite post 400. E a proposito del 400, a pagina 92 l'albero madre potrebbe essere Sclavi che ha lasciato indicazioni ai suoi successori. Comunque per capirlo bene bisogna leggere pure il terzo e rileggerli tutti e 3 in fila. Suppongo che alla fine ci sarà una sorta di spiegone, perché così com'è è un po' criptico...

Addio
E grazie di niente
Donna vuota
Torna al tuo mondo di carta
Straccia

Quest'albo dà una spanna al precedente, per soggetto, sceneggiatura e disegni.
Non si capisce quanto sia Lanzoni e quanto Baraldi, ma decisamente uno degli albi che più ho gradito di quest'ultima.
Un albo che si fa leggere con piacere.

"Non con fragore..." prosegue il racconto iniziato con "Due minuti a mezzanotte" con elementi tipici dylandoghiani.

C'è la cliente, il nome che richiama all'albo precedente (Jesper Kaplan), la mad doctor, l'elemento sovrannaturale misterioso e il colpo di scena.

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Ottimo come sempre Sergio Gerasi, specie nelle pagine più oniriche e in quelle splatter con gli sbirri uccisi. Copertina nella media. La storia in sé è leggibile per quanto contorta. Quello che viene da chiedersi è perché? Il 435 scopiazza parecchio dal mitico "Gente che scompare". Mancava giusto Hamlin. Qui sono almeno 4/5 le storie da cui gli autori hanno attinto.