Comunque, visto che alla fine l'ho pur letto, qualcosa potrei anche aggiungere nei dettagli... strafatti di meta-done.
Done. Finito, game over
.
Un altro gettone o vai a giocare nei giardinetti Vvobevto, per trastullarti col diorama di Dylan e Groucho ed il galeone dell'isola pirata. Non prima di aver soffocato con la plastica della confezione il patrigno Sclavi con qualche edipica citazione nerdofila.
S
P
O
I
L
E
RAlbo appena passabile che ha il pregio di passare in fretta. In pratica si legge in 30 minuti ad andarci piano. Non è malvagio né urticante, in sé, ma temo che sarà il meglio della trilogia, se il resto del meta-pipponeggiare verrà lasciato nella mani della Baraldi per i prossimi due episodi con l'ennesima storia SU Dylan per non arrivare a nulla
.
Pontrelli dal tratto un po' troppo "robusto" per i miei gusti ma ad ogni modo di qualità, netta e precisa.
Ha perso alcuni tremolii col tempo e certe volte sembra calcare il Dall'Agnol "squadrato" della fase intermedia.
Dylan cambia continuamente fisionomia ahinoi, e non mi è piaciuto quel poco di horror-splatter che voleva ficcarci: gli
hollow men * in concerto neri-non-per-caso (pp.56-57) , o Kaplan spappolato in albergo tantoper (pp.27-28).
Per il resto Ghost sembra da subito (p.10) mettere già le mani avanti, onde pararsi le metaterga, sul problema delle narrazioni incoerenti lungo l'era di scafessaggine che contraddistingue DD dalla sua comparsa (oltre 8 anni mi pare). Troppo telefonati fino al didascalico gli altri meta-interventi sullo sfondare la quinta vignetta (e mezzo) dopo che le pareti ti hanno abbandonato in attesa di qualche condono edilizio ma non redditizio - per noi lettori.
Lo sappiamo che ormai
DD (p.73) viene sovrascritto per camuffarsi da sé entro dei parametri definiti: il problema è che certi autori non riescono né a farsene una ragione, né a creare qualcosa di alternativo in modo convincente.
L'unico fuori campo è quello delle nostre balle meta-lanciate stile
home run fuori da ogni orbita con una legnosa e segajoloide mazza di nulla quagliato in questi anni, per tornare indietro, tra l'altro. Il Gattopardo che si finge leone per scoprirsi coi sorci in testa mentre si morde la coda, di paglia
.
Parlando della storia... interessanti solo alcuni spunti sparsi nella prima metà - merito del ghostwriter
Lanzoni amicodelcugginodellabadantedelcanedeivicini di Sclavi
I suppose...
... come il pacco spedito con analogia dall'ultimo CF, il mysterioso Kaplan made in Hitchcock, la duplice tizia dell'albergo/agenzia col cagnetto, gli sfarfallamenti da (meta?)realtà sotto pixel in conflitto, fino allo svenimento collettivo intorno a mezzanotte con Londra che sembra l'ora di punta.
Malaccio in generale Dylan che iper-mumbleggia a zonzo per tutto il tempo senza concludere nulla, stordito ed inverosimile nelle domande che si pone e come tenta di (re)agire. Un esempio su tutti la camera d'albergo di Kaplan... ma ne avete già parlato voi: ormai in questo universo dovrebbe essere un ex-ex-ex poliziotto per comportarsi in quel modo immemore di un benché minimo di logica del mestiere
.
Non sono un fan di
Matrix né del
metal anni '80 per cui tutta la parte della fuga slanciata sui tetti ed i riferimenti agli Iron Maiden nella seconda metà dell'albo mi creano l'effetto di contorno concettuale ai margini di un piatto senza sostanza, non pervenuto come portata principale - se avete visto
The Menu al cinema ultimamente forse capirete a cosa mi riferisco
.
Al posto di una pillola blu+rossa (verrà la combo viola, funebre?) ci sarebbe voluto qualcosa di azzurro per dare il viaAgrassi prospetti narrativi di eccitante degustazione, e invece...
Sono ancor meno un fan del penoso #400 per cui tutta la patetica e sbrodolante parte della ciurma all'arrembaggio verso l'isola di Londra ha allargato solo la odonto-prospettiva dei miei sbadigli.
Se la Baraldi mi risveglia da questa dimensione tra 3 settimane, avvisate il mio alias dall'altra parte di spegnere le luci dell'albero di Natale, perché di questi tempi(?) grami bisogna risparmiare anche in senso multiversale.
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