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#Color Fest 43 - Utopia modulare
Insufficiente (1-4) 25%  25%  [ 5 ]
Mediocre (5) 5%  5%  [ 1 ]
Accettabile (6) 15%  15%  [ 3 ]
Buono (7-8) 35%  35%  [ 7 ]
Ottimo (9-10) 20%  20%  [ 4 ]
Voti totali : 20
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 Oggetto del messaggio: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: mer ott 19, 2022 10:59 am 
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Iscritto il: mar ott 19, 2004 2:43 pm
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L’ORRORE DI UNA REALTÀ MODULARE, DI UNA GELIDA, ASETTICA, IMPERSONALE ESISTENZA…


Immagine


DYLAN DOG
COLOR FEST
N° : 43
UTOPIA MODULARE



Soggetto: Recchioni Roberto, Sicchio Dario
Sceneggiatura: Sicchio Dario
Disegni: Pontrelli Giorgio
Colori: Algozzino Sergio
Copertina: Bacilieri Paolo


L’Indagatore dell’Incubo si ritrova a vivere nell’universo Ideak, dove anche i comportamenti, le relazioni, i sentimenti e le pulsioni appartengono a un catalogo predefinito e dove, non a caso, la Bodeo di Dylan è stata sostituita da un trapano!


--------------------------------------------------------------------------------------------------
Per rendere il topic più consultabile da chi volesse avere pareri in anteprima, tutti i commenti relativi all'attesa dell'albo, fatti prima di avere comprato e letto l'albo, andranno spostati nei topic dell'area ANTICIPAZIONI in modo che, almeno le prime pagine, siano una serie abbastanza pulita di commenti.

Se qualcuno continua qua non è grave, ma sappia che dopo qualche tempo i suoi post saranno spostati senza preavviso.

Inoltre si ricorda a tutti di segnalare gli SPOILER, ove presenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: mer nov 09, 2022 11:30 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
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Pontrelli , è tra i miei disegnatori preferiti attualmente su dylan dog , c’ha un po’ dello stile Stano, e a colori va bene perché ha un tratto pulito. in questo albo si conferma, solo che le scene d’azione risultano statiche non danno il senso di quello che accade , non facendo capire bene le sequenze.

la storia secondo me ha un’idea interessante , che sarebbe il soggetto di Recchioni , la realizzazione di Sicchio è altalenante.
SPOILLERSSS
carina l’idea delle tante “ministorie” da una vignetta ,
alcuni dialoghi danno per scontato che si sappia dove si è e il contesto,
cioè siamo all’esatto opposto dello spiegazionismo, o della ripetitività .
Altre cose non hanno spiegazione o non si capisce il significato , o almeno non l’ho capito.
le chiavi che poi servono per il muletto ?! che significato avrebbero ?
visto il marchio della scatola starebbe a significare che dylan è uno strumento del dio e quindi prende e va col muletto ? e fa cose ?
il finale mi ha sorpreso , non lo metto neanche tra spoilers , ma non me l’aspettavo proprio.
poi l’inserimento di elementi magici a giustificare alcune cose che non sarebbero spiegabili secondo me è interessante . cioè niente di già visto. neanche su martin mystere ad esempio o almeno per quello che ho letto, per cui mi è sembrato originale e mi è piaciuto.

FINE SPOILLERS
per cui secondo me è un albo che ha la sua importanza , potrebbe sembrare una cagata per alcuni , o avere elementi interessanti per altri. io lo promuovo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: sab nov 12, 2022 12:03 am 
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Iscritto il: dom dic 29, 2019 12:06 pm
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Mia madre mi dice sempre una frase: nella vita bisogna provare tutto almeno una volta, tranne il sesso. Che non ho mai capito se intenda dire che il sesso non bisogna provarlo mai, o che bisogna provarlo più di una volta. A giudicare da come se la ride quando la dice, propenderei per la seconda ipotesi.

Mi sono sempre tenuto alla larga dai Color Fest perché odio l'uso del colore in casa Bonelli, e perché quelle storie che ho letto (a iniziare dalla celebratissima storia di Bilotta che ha dato inizio al Pianeta dei Morti) mi sono sembrate nè belle nè brutte, ma semplicemente inutili.


SPOILER
SPOILER
SPOILER

Inutile dirlo, odio il modo di disegnare di Pontrelli che è più vicino alla fissità dei fotoromanzi che alla dinamicità del fumetto, odio il modo di colorare di Sergio Algozzino, odio come alla Bonelli stampano i colori, odio il modo in cui scrive Recchioni, odio le sue idee, odio John Ghost e la sua spocchia ridicola, odio vedere Bacilieri in Dylan Dog, e odio vedere Bacilieri colorato, specialmente colorato da Vincenzo Filosa, e soprattutto odio buttare i miei soldi per cose che mi fanno arrabbiare.

E allora perché dannazione ho comprato questo albo?!? Perché nella vita bisogna provare tutto almeno una volta. E perché mi sono fatto fregare dal fatto che senza leggere questo non avrei capito qualcosa dell'inizio dell'inizio dell'inizio dell'inizio. Ben mi sta!

Questo albo per me è un incubo. Disegnato da incubo, colorato da incubo, scritto da incubo.
Ma la cosa peggiore è che -orrore totale!- è pure AUTOIRONICO e AUTOCRITICO, le due cose che Recchioni ignora di più in assoluto.

L'autocritica

Spoiler!
del ciclo della meteora (con quell'orrenda comparsata di Mr. Recchioni in persona) e del ciclo 666 (con l'infelicissima frase di Ghost "ti sei anche tagliato quella stupida barba")


è - passatemi il termine, per favore, che ci tengo molto - vomitevole. Il rigiramento di frittata da EVENTI DEL MILLENNIO a ABBIAMO SOLO SCHERZATO è raccapricciante, e perfettamente in linea con il Recchioni-pensiero. E la didascalia di pagina 89 è da GALERA!

Detto questo, questo albo è tutto da buttare, nei suoi singoli elementi? Ovviamente no. L'albo è pieno di bellurie vignettistiche che lo rendono un unicum sicuramente (tutte cose che la Bonelli ovviamente non ha nessuna idea di come stampare adeguatamente: basti vedere il Dylan delle pagine 54 e 55, di cui per forza di cose, per via di come si stampa da SECOLI un fumetto, non si vede tutta la parte CENTRALE della faccia, a meno di spalancare il fumetto peggio di Basic Instinct!), c'è una (leggasi UNA di numero, che il resto sono le solite scimunitaggini che gli mettono in bocca, che veramente viene da dire VIVA SIMEONI!) battuta geniale di Groucho, l'uso del colore è comunque giustificato da alcune scene, diciamo che non è semplicemente una storia normale colorata, e poco altro.

Il rapporto tra cose meritevoli e cose criminali è di 1:20. Quando entra in scena
Spoiler!
Ghost
è un precipitare inesorabile.

Voto: ultra zero. Ma chi se ne strafrega che questo albo è stato "concepito in un letto d'ospedale"?!?!?!?!?

Quando poi ho scoperto che il "passato" a cui si ritornava era la meteora, veramente mi si sono tagliate le ginocchia...


Per la serie "refusi mica da ridere", nell'edittoriale Recchioni scrive ColorFest tutto attaccato, mentre dappertutto (copertina, costina, tamburino) è scritto staccato.

_________________
"You should be ashamed of yourself".
"I am. 24/7".


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: sab nov 12, 2022 1:29 am 
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Iscritto il: mer ago 19, 2020 11:52 pm
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Località: Salerno
Keanu Coen ha scritto:
Mi sono sempre tenuto alla larga dai Color Fest perché odio l'uso del colore in casa Bonelli, e perché quelle storie che ho letto (a iniziare dalla celebratissima storia di Bilotta che ha dato inizio al Pianeta dei Morti) mi sono sembrate nè belle nè brutte, ma semplicemente inutili.


Leggo sempre le tue recensioni. A volte le trovo prolisse e forse un po maniacali, ma sono sempre interessanti. Inutile dire che anche quest'albo purtroppo lo salto per via dell'autore. Non mi va di buttare i soldi e mi sa che ho fatto bene anche a sto giro.
Quindi mi sono imbucato per leggere te e altri ovviamente e solo per dare questo mio pensiero sulla questione color che hai evidenziato. Si è vero Bonelli col colore non è precisa ma la qualità dei color per me è calata quando hanno cambiato carta. I primi avevano una carta più lucida e "plasticosa" se si può definire così. I colori risultavano più accesi e performavano meglio almeno per me all'epoca.

_________________
Potrei vivere nel guscio di una noce, e sentirmi re dello spazio infinito.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: sab nov 12, 2022 10:29 am 
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Località: Valsesia
A me non è dispiaciuto anche se più che rompere la quarta parete, la sfonda. Però su una pubblicazione come il Color Fest lo posso accettare. Ci sono comparsate di personaggi più o meno noti, anche di albi passati. I disegni di Pontrelli li trovo valorizzati dalla colorazione di Algozzino.

La storia si affloscia parecchio nella parte finale quando
Spoiler!
entra in scena l'insopportabile John Ghost che comunque ha la funzione di anticipare la teoria, già suggerita all'inizio, che Dylan è sempre uguale a se stesso in qualunque multiverso viva. E anche se cambi le cose intorno a lui o di lui, in breve tempo tornerà sempre quello di prima. C'è pure un cameo dello stesso Recchioni.



Insomma è chiaro in che direzione si andrà a parare. E tre albi della regolare per arrivarci mi sembrano pure troppi.
Anche se è una sorta di antipasto all'"inizio di un nuovo inizio", può essere tranquillamente fruito così com'è.

_________________
https://lastoriadidylandog.blogspot.com


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: sab nov 12, 2022 10:32 am 
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Non so da dove iniziare... Vabbè inizio dal voto: mediocre. Mediocre perché tanto per cambiare non si riesce a fare il passo in più che avrebbe reso il tutto se non altro divertente. Quest'albo è trash, ma mica in senso negativo, è proprio una trashata fatta di proposito, il che è un bene. Però però però...non ha la voglia o il coraggio o quel che serve per andare fino in fondo e regalarmi un albo che rileggerei con piacere per farmi due risate. Perché c'è da collegarsi ad altro, perché bisogna prendersi almeno un po' sul serio...
L'intreccio è minimale, ma non per forza banale, anzi nonostante tutto fino a 2/3 dell'albo mi stavo pure divertendo (a parte qualcosina, ahemm...pagina 16).

Poi c'è il mio limite personale: Pontrelli. Per me Pontrelli è proprio l'ostacolo definitivo, abbassa la media del gradimento di tutto, non riesco proprio a capire, mi piace zero, ma zero. Ho passato tutte le 96 tavole a pensare "madonna ma che bello sarebbe sto fumetto disegnato e colorato da David Aja?!?" e invece...

La storia è anche carina, purtroppo manca dei tempi comici necessari e di dialoghi veramente nonsense, o pieni di doppisense, che avrebbero proiettato il tutto nell'ultra-trash, e invece...

Poi vabbè RR va oltre (stavolta sì) l'umana decenza quanto tira fuori il suo
Spoiler!
John Ghost
e tutto il discorso meta-editoriale, non bastava il metà-narrativo, no no, si arriva al metaverso... E qui mi censuro da solo, che sennò divento volgare.

Copertina non di mio gusto, di certo non memorabile a racchiudere il tutto in un "preso, letto, scaffale, addio".


V

_________________
-Capo, stai uscendo?
-No, sto entrando all'indietro camminando a ritroso.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: mer nov 16, 2022 3:33 pm 
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Finché non partono le solite atroci meta-menate alla ricerca disperata dell'ennesimo pretesto per azzerare ogni timeline e mandare goffamente a passeggiatrici quanto escogitato pro-meteora, Dylanbarbuto, etc... sarebbe anche una storia buona, se scollegata dal resto. Diciamo fino a p.70 più o meno :| .

Poi ennesimo svaccamento spiegonesco (con una vaga infarinata di mitologia nordica) e tutto come prima. Perché peggio non si può fare, a livello di manipolazione del personaggio e del suo contesto, come dimostra la retromarcia ad U che sta andando in onda sull'inedito da qualche mese, dopo 8 anni di iniziative cialtronesche ed inconcludenti, ammobiliate da parte del Sommo Falegname di Segajolerie autoreferenziali. Un'Ideak buona sarebbe bastata. Yuk :!: - a proposito di pippe e pippo (cosa?)

Testi 6
Disegni7 -



S
P
O
I
L
E
R




Parto dai disegni che in linea di massima mi hanno soddisfatto :wink: .
Pontrelli in veste rigida ed asettica: meno tremolante (v. recente CF L'orrore delle armi) e meno nevrotico-fantasmoso (v. Anna per Sempre) della sua media, ma in una storia dove dominano le gelide squadrature scandinave stile IKEA e le inquadrature di personaggi stralunati nel semi-autismo stordito ci può ampiamente stare.
Ritorna al suo stile un po' più fabuloso nella fabbrica di segatura (p.73 e seguenti), e forse omaggia Mana Cerace con l'essere viscido-resinoso che esce dal muro (p.21) davanti a Mina. Credo ci siano anche delle citazioni nei due clienti iniziali di p.22 o nella "band" di p.61 ma non sto qua a quizzeggiare.

Male la splash page di pp.66-67, il fatto che Mina versione bionda perda le lentiggini tra p.25-26 (per poi recuperarle in seguito), ed i primi piani di Dylan, sempre stra-calcati nei contorni, inespressivi e carichi di sopracciglia. Meglio sicuramente il Dylan di Bacilieri in copertina, anche per l'aspetto goliardico che s'addice al clima della pubblicazione, ma quello sfondo total-white in un CF provoca una tristezza come pochi :cry: .

[...]

Passando alla storia, come dicevo prima si difende abbastanza bene per 2/3.

Ci cala in un buon incubo di perfezione estraniante e cospiratoria da GF, dove l'utopia del tutto-che-funziona con sorrisi a 74 denti in gabbia dorata si paga con la distopia progressiva dell'alienazione, dal sentirsi a momenti in un contesto sbagliato di identità artificiose, parecchio annebbiati e confusi, da un "prima" ed un "fuori" difficili da definire, specie se costretti a non pensare/ricordare o a non "sof-fermare" su carta (v. diario di Dylan, p.46 e 51) i propri pensieri. Anche Carpenter verrà assorbito (p.33) da questo da questo idillio tarocco all'insegna consumistica del monobrand Ydeak che accoglie e realizza tutti i tuoi bisogni (p.84), regalandoti una dimensione migliorata su misura... di mobilio, in base ai tuoi gusti, polpette svedesi incluse :P

Peccato che questa Ydeak non sia l'ACME dei Toons, e non fornisca per principio armi o altre suppellettili che invece alimentano i sogni più intimi ed occulti, i desideri di squasso più torbido e lacerante, le pentole diaboliche senza coperchi... come invece fa il brand competitor Valkyrie, quello con l'arcobaleno per intedenderci, proprio per far saltare questo "sistema" esaltato ed alienante, recapitando direttamente a casa di ciascuno il detonatore letale, la scintilla personalizzata a favore del rogo di questo teatrino di cartapesta&segatura.

Non ho capito sinceramente l'abuso insistente dei grassetti nelle prima pagine - 'zzo vuoi enfatizzare le orchidee? (p.10) - , cosa avesse seppellito il tizio in giardino per meritarsi un pippone simile da Dylan (pp.12-13), e cosa c'entra il riferimento alla Lancia di Longinus (p. 15, forse il mio avatar ne sa qualcosa, visto che sta per beccarne una in faccia :tc: ). Mi sembra chiaro invece il doppio cameo parodico (p.14) di Wendy (da Il Buio #34) che risolve materialisticamente la sua paura dell'oscurità con delle lampade alogene, mentre Petulia Blendings scaccia la fifa dal Castello della Paura (DD #16) appena ereditato, riammobiliando le sue stanze ormai ammuffite fino all'incubo.

Come ripetuto in precedenza comunque, fino all'escalation di violenza stragista in ammucchiata causata dai "doni" della Valkyrie (verso p.66), l'albo mi aveva convinto piacevolmente, anche se non saprei come dividere i meriti tra Sicchio e Recchioni, perché il soggetto può contare fino ad un certo punto se non gli dai un costrutto, anche senza istruzioni dall'IKEA. Poi si svacca di brutto, nel consueto cul de sac paraculogeno, asfittico e pretestuoso :x:


Dylan si avventura molto ispirato su un ganzissimo muletto, sfonda il recinto delle segheria - con quello della metafiction - ed il pasticcio per il New Boy smemorato è servito, senza marmellata di camemoro (tipica svedese), ma con parecchia resina colante, a vantaggio di taluni automi schiavizzati - distorsione derivativa dei draugr dal folklore scandinavo.
Quindi si butta nella mischia un po' di mitologia norrena random, profanando Yggdrasill e Jormungandr (potenziale sprecato, soprattutto per quest'ultimo) per le minchiate dell'ennesimo spiegone ari-resettante del miliardario visionario Ghost Musk, di cui nessuno avvertiva la mancanza - se non il Sommo, che deve autopromuovere a ritroso (da ripensamento) un senso alla sue manovre termonucleari - il quale come sempre straparla in ambito di gombloddoni & progggettoni tecno-magicosi per rattoppare le ennesime pezze (da culo) onde giustificare la carnevalata proliferante dei multiversi dylaniati messi in circolo nell'ultimo decennio :evil: .

Si sfiora il ridicolo con la famosa didascalia di p.89, che si para il culo dove averci preso per il medesimo; si sfiora la tamaraggine da bimbominkia politically correct - magari fosse trash! :? - con l'arrembaggio dei riders dall'arcobaleno che chiudono la faccenda vergognosamente in frett&furious, mentre il buon John saluta tutti in prode ritirata infilando la chiave nonsicapiscedove, e dichiarando amore incondizionato per il Caos :* .

Io so solo che per provare ancora amore verso DD dopo tutto questo caosino, l'unica chiave utile è quella per rinchiudere un certo supervisore fuori dalle stanze delle scelte editoriali/redazione. Magari con in dotazione un bel modellino IKEA tutto suo del salotto di Dylan da montarsi su misura, giochicchiando e smanettando mentre gli cresce la barba o cerca meteore sul soffitto :g: .
I nostri bisogni non corrispondono ai suoi sogni, s'era capito, no?
Spoiler!
... come i nostri sogni non corrispondono ai suoi bisognini e bisonanismi

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: mer nov 16, 2022 11:41 pm 
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Ho votato buono, è una lettura che mi ha preso e, in parte, soddisfatto.

wolkoff ha scritto:
Ci cala in un buon incubo di perfezione estraniante e cospiratoria da GF, dove l'utopia del tutto-che-funziona con sorrisi a 74 denti in gabbia dorata si paga con la distopia progressiva dell'alienazione, dal sentirsi a momenti in un contesto sbagliato di identità artificiose, parecchio annebbiati e confusi, da un "prima" ed un "fuori" difficili da definire, specie se costretti a non pensare/ricordare o a non "sof-fermare" su carta (v. diario di Dylan, p.46 e 51) i propri pensieri. Anche Carpenter verrà assorbito (p.33) da questo da questo idillio tarocco all'insegna consumistica del monobrand Ydeak che accoglie e realizza tutti i tuoi bisogni (p.84), regalandoti una dimensione migliorata su misura... di mobilio, in base ai tuoi gusti, polpette svedesi incluse :P

E' la parte migliore dell'albo, è un genere di situazioni che "intrippano" sempre e funzionano alla grande. Anche in qusto caso è molto avvincente... anche se per la prima volta l'ho avvertita anche rindondante. E' dalla Zona del crepuscolo, passando per il quartiere borghese di Lama di rasoio o per le più recenti Oasi degli immemori sul Pianeta dei morti (e chissà quanti altri che non mi vengono in mente su due piedi) che incontriamo villaggi all'apparenza perfetti, dove gli abitanti che svolgono una vita idilliaca in realtà hanno segreti indicibili o nascondono cose terribili.
Rispetto a quelle situazioni, qui l'orrore è il consumismo/conformismo èd stato reso bene. In tempi recenti l'avevo apprezzato maggiormente su Grande distruzione organizzata, però ci sta: l'Ydeak nella sua perfezione è claustrofobica e, fornendo la soluzione pronta a qualsiasi problema (belli i camei evidenziati da wolkoff) porta a regredire a "zombie".
Sull'ultima parte ho un grande punto di domanda, nel senso che messo così lascia un pò perplessi... :roll: Spero che il prossimo numero della serie mensile faccia chiarezza e dia un senso compiuto al tutto.


Ultima modifica di harveyburton il gio nov 17, 2022 1:18 am, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: gio nov 17, 2022 12:34 am 
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harveyburton ha scritto:
E' dalla Zona del crepuscolo, passando per il quartiere borghese di Lama di rasoio o per le più recenti Oasi degli immemori sul Pianeta dei morti... che incontriamo villaggi all'apparenza perfetti, dove gli abitanti che svolgono una vita idilliaca in realtà hanno segreti indicibili o nascondono cose terribili. Rispetto a quelle situazioni qui l'orrore e il consumismo/conformismo è stato reso bene. In tempi recenti l'avevo apprezzato maggiormente su Grande distruzione organizzata.


Infatti, anche io avevo apprezzato di più un setting simile (v. mega centro commerciale) in GDO di Cavaletto.

Invece non ho votato 7 a questo CF perché sinceramente gli spunti potenzialmente buoni collegati all'ambientazione ed alla "comunità estraniante" (v. sopra, e ci metto anche il conflitto implicito col marchio Valkyire che alimenta in modo dirompente i sogni, a metà tra divino e diabolico... e forse ci aggiungo qualche elemento da saga nordica in coda, di serpe... bianca 8-) ) finiscono in un malmesso scaffale sbilenco di altre priorità, quando nella parte finale della storia - diciamo da p.70 in poi - prevale l'ennesima ricombinazione di tasselli di meta-compensato per compensare i soliti discorsi sul meta-verso multiplo dylaniato, il "sei sempre tu dovunque ti trovi", le alternative reboottananti in coda, post-meteora o post-barbuto#666, etc.

Tutto ciò per intavolare uno sbilenco antipasto dei costrutti di ciò che verrà assemblato a breve sull'inedito.
Ma se marcio è il legno di partenza, c'è poco da marciarci sopra... :?

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MessaggioInviato: gio nov 17, 2022 1:39 am 
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Vediamo a cosa vuole portare l'interruttore di John Ghost... Ammetto che sono curioso e speranzoso di leggere qualcosa di soddisfacente.
Ghost mi è simpatico (sarà la somiglianza con Lex Luthor per intelletto, astuzia, soldi e potere) però l'ho sempre sentito "incompiuto". Sarà anche che dalla meteora ho letto la serie mensile a singhiozzo, però mi pare che non si sia mai arrivati al dunque sui grandi piani di Ghost. :roll:


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare
MessaggioInviato: gio nov 17, 2022 1:57 am 
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Beh, non è che non si è mai arrivati al dunque... è che proprio Ghost sparì completamente dai radar dopo il #400, in una bolla di autoaccortacciamento para-atomizzato nel nulla ipercosmico.
Per non parlare della Regina tentacoluta ed altre amenità finite nell'inconcludenza arraffona e sbidoneggiante tipica del Sommo... :roll:

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Accartocciamento ectoplasmatico, oserei dire


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wolkoff ha scritto:
Parto dai disegni che in linea di massima mi hanno soddisfatto :wink: .
Pontrelli in veste rigida ed asettica: meno tremolante (v. recente CF L'orrore delle armi) e meno nevrotico-fantasmoso (v. Anna per Sempre) della sua media, ma in una storia dove dominano le gelide squadrature scandinave stile IKEA e le inquadrature di personaggi stralunati nel semi-autismo stordito ci può ampiamente stare.


Per quanto riguarda la questione Pontrelli c'è anche un altro problema, anche questo annoso: a pagina 33 entra in scena Carpenter, che come tutti sappiamo è ispirato a Idris Elba. In questo albo per Pontrelli i personaggi sono TUTTI deformi, Dylan in primis, TRANNE Carpenter, che invece è sempre bello ricalcato da una qualche foto di repertorio appunto di Idris Elba.
Che senso hanno tavole come appunto pagina 33, dove Dylan, povero a lui, sono tre linee messe in croce, e Carpenter invece è tutto bello dettagliato (e grazie al cabbaso!)? O pagina 52/iii, in cui Dylan sembra disegnato dal piede sinistro di Pratt, o da Ivo Milazzo sotto speed, e invece Carpenter è tutto carino, tutto preciso, tutto pettinato, fresco fresco di photoshop??? Ma che senso ha???

La coerenza del tratto ne viene leggermente danneggiata. Lo sfacelo di Pontrelli su "L'uccisore", con quei dannati sosia malamente fotocopiati da internet, d'altra parte, grida ancora vendetta!

Per quanto riguarda pagina 22, ho riconosciuto solo il primo, il personaggio della Bellezza del demonio, e mi è bastato questo per invocare la lesa maestà: è ironico un personaggio storico come quello che ha la tosse per colpa di un deumidificatore?!? Secondo me è lesivo, non ironico! L'ironia, lo ripeto, non è nelle corde del curatore, e infatti tutta la pagina 22 è mortifera.

Per tacere, poi (ma è solo un dettaglio), della terza vignetta di pagina 37, in cui il balloon di Carpenter COPRE quasi completamente l'onomatopea del cellulare che suona!
O del fatto che Carpenter riceve TRENTADUE chiamate perse da Rania nel tragitto tra la casa di Creedence e la centrale di polizia...

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Comunque queste sono le copertine che svettano di più in edicola e fanno vendere più copie, secondo me


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Keanu Coen ha scritto:

Per quanto riguarda pagina 22, ho riconosciuto solo il primo, il personaggio della Bellezza del demonio, e mi è bastato questo per invocare la lesa maestà


:dito:
Giusto, è Larry Varedo col suo assoldatore nano. Manca solo l'altro tizio più anziano e barbuto, ma anche lui sarà roba dei primi albi, penso.

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Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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