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Come preannunciato, dopo disegni/copertina/titolo e considerazioni generiche sulle autori, una ripassata alla storia (parola enorme) in quanto tale.
Voto 4 su tutta la linea... fino a perderla, all'ingrasso delle vaccate che ci ho letto
.
※ S ※ P ※ O ※ I ※ L ※ E ※ RNon so cosa volessero fare, ma il risultato è pessimo
.
Certe volte (v. redazionali su famiglie disfunzionali) mi è sembrato si andasse a parare verso il
closet drama a tesi in ambito domestico, in claustro-clausura: una pièce teatrale minimalista piuttosto che un episodio di DD. La resa in questo senso è scadente, banale e ridicola,
ma la cosa più inquietante sono le 94pp spese per svilupparla. Al massimo una cosa del genere, come sceneggiatura, poteva esser buona (altra parola enorme) per una breve da CF,
tipo la recente Amor(t)e tanto per citare qualcosa di non eccezionale ma almeno con una sua funzionalità.
E invece no... sbrodolate su sbrodolate, per rattoppare una storiella concepita anni fa, rimaneggiata dal marchio del Sommo (v. bottanata autoreferenziale sulla questione imprescindibile dei remake, pp.44) alla menochepeggio e d'una insulsaggine come poche
.
L'albo è diviso spudoratamente in due tronconi + un tronchetto dell'infelicità (narrativa) risolutivo nelle ultime 20pp. Roba da seconda media dello script per sviluppi.
La prima parte è prolungata fino all'inverosimile per far succedere poco più che nulla e presentare i personaggi. Atmosfera zero, interesse ancora di meno. Lascio perdere l'idiozia del comportamento di Dylan perché ci sono già post-fiume in merito qua sopra. Aggiungo solo che nonostante i frullati nel cesso di roba organica (pp.58-60) non è possibile conservare tanta fetida monnezza in casa senza che l'ambiente vada in putrefazione e l'ufficio d'igiene locale non se ne accorga a sei isolati di distanza, a naso. Senza parlare di una denuncia alle autorità sulla condizioni in casa di una disabile come Hilary, da cui comunque si recano dei medici regolarmente.
Poi trovo ridicolo come tra p.31 e p.32 George sia ad un palmo di naso da Dylan in soffitta, e in una nanosecondo quest'ultimo ripone la scala retrattile in alto, chiudendo la botola, come se fosse una cosa di pochi istanti da maneggiare.
Nonostante tutto questo, la prima parte è quella meno urticante, perché i fuochi di cialtroficio devono ancora scoppiettare
.
La seconda parte è tutto un flashback che più qualunquista non si può. Una lagna di
mediocritas vivendi come poche, buona solo a coniugare il sonno. A suscitare qualche squillo (in negativo) il solito tono moralizzante da impostazione socio-educativa, col dottorone stronzo&cinico, la paturnie silenziose di Mara, il suo litigio (?!) buttato là con Dylan in nome delle causa, e soprattutto il fondamentale tamponamento per strada, che tanto ci illumina sulla gggenta di questo malo tempo (p.55)
Quando si prova a creare un po' di concitazione nella casa dei disgraziati l'esito è scadente. Quando si prova a rendere l'appeal delle interazioni papy-figliolo tra Bloch & Dylan l'esito è cadente sulle balle.
Notare anche come si sbizzarrisca
Raimondo nel caratterizzare i figuranti, con la barista (p.55) che è un incrocio tra Hilary e Mara
Sulla sezione finale vorrei davvero evitare commenti seriosi.
Siamo proprio alla ciofecaggine dichiarata, anche se lo spunto del padre che diede di matto facendo una strage immotivata (in apparenza) poteva trovare risvolti migliori.
Tutta la colluttazione finale (a proposito di drammoni domestici, tutti crepati
) con X che ferisce Y mentre Z viene accoppato da W è una delle cose più miserabili che abbia letto nella goffaggine balorda con cui la scena viene diretta e rappresentata. Con l'aggravante della polizia presente che fa l'ennesima figura di palta.
Neanche la scena madre di una telenovelas trucida brasileira. Imbarazzante è dir poco
In chiusura consigli per autori in erba (da brucare, ce n'è tanta ancora, tra caproni...
)
Se proprio si voleva trarre ispirazione o citare qualcosa sull'argomento di inquietanti famiglie recluse dal "male" del mondo, invece che rifilarci nei redazionali rrobe che non c'entrano nulla come
Texas Chainsaw Massacre, bastava vedersi un piccolo
capolavoro del grottesco delirante come questo film, uscito dopo 11 anni in Italia nel 2020.
Il regista è lo stesso di
The Lobster. Ma temo che la cultura cinematografica del Sommo si fermi ai blockbuster o i remake di n(erd)icchia
.