Keanu Coen ha scritto:
uno promette l'uscita di archi narrativi e non ci fa la figura di palta del millennio quando poi di questi archi narrativi non se n'è visto NEMMENO UNO: Recchioni aveva presentato un'INTERA annata dylandoghiana facendo nomi e cognomi
Oltre a essere un tipico millanta-imbonitore da bancarella stile "lasparopiùgrossa", venditore di fumo che s'è già fumato...
Recchioni è sempre stato un poerello auto-illuso. Si è persuaso che le dinamiche di pubblicazione di una serie (quella inedita) di
DD fossero compatibili a menate come cicli, saghe, stagioni, e relativi reboot, retcon, team up, etc. Quasi tutta roba ereditata dagli schemi dei comics stellestrisce di cui si culla il suo immaginario nerd-cultofilo.
Invece
DD in quanto testata, per una serie di fattori editoriali e multi-autoriali, è uno dei prodotti più irriducibilmente allergici all'applicazione del concetto di continuity o archi narrativi. E non solo per la questione organizzativa del multi-firma da inquadrare ai testi.
Anche sullo
Speciale, dove
Bilotta può cantarsela e suonarsela da solo nel deliquio senza particolari pressioni, si fatica enormemente a tenere insieme una trama, e sono 6 anni che si vive di divagazioni su divagazioni, pubblicando appena 140pp all'anno
.
Keanu Coen ha scritto:
I Cestaros sono forse i disegnatori più appassionati di Dylan che ci sono alla Bonelli: era logico pensare che avrebbero fatto onore alla tradizione dei copertinisti.
È difficile che un bravo copertinista non sia un buon disegnatore, ma non è detto che un buon disegnatore sia un bravo copertinista.
Quando devi dare tutto in prima pagina, ci sono dei passaggi che devi saltare, ed una personalità che devi dimostrare, non sempre in sintonia con l'abilità della singola tavola sceneggiata da illustrare.
I
Cestaros non mi sembrano adatti alle copertine di DD sinceramente, anche se peggio di
Accardi sul Maxi non possono fare
.
Uno perché difettano nel trovare il concept che enfatizzi il valore della storia, senza cadere nell'insipida banalità o nello spunto da motivi secondari.
Due perché perdono molto col colore, a differenza di
Cavenago che lo impiegava con maestria.
Tre,
che è la cosa principale, e perché anche grazie alle carenze dei punti 1 e 2, c
on l'horror questo tipo di illustrazioni non c'entrano una mazza, difettando di ombre, angolature e senso d'inquietudine macabro che dovrebbe trasudare nell'intimo da una copertina. Come già detto in altre circostanze, buoni per la fantascienza o per il fantasy al massimo, col loro stile impersonalmente statutario, un po' metallico un po' plasticoso.