Per
Enna ho sempre avuto una sorta di predilezione conclamata, dichiarandolo
a più riprese l'autore più affidabile di quelli rimasti in ambito dylaniato, e forse anche degno di dirigere in futuro tutto il baraccone visto l'individualismo di Bilotta e Ambrosini, i rifiuti della Barbato, e la non-riciclabilità del Chiave
.
Ma qui la fa chiaramente fuori dal (suo) vaso, per metterci la testa dentro, nel vaso stesso, da notte.
Non è il suo genere rispetto all'horror classico, e si vede chiaramente. Fatica, arranca, gira a vuoto, ironizza ma solo per criticare tra i denti le aspettative dei lettori "critici", con la scusa del meta-rosicamento, che è una piaga ormai diffusa tra molti autori, ormai a corto d'idee... iperuranio compreso. Alcuni pezzi sembrano scritti proprio per ribattere quanto scriviamo qui sul forum o in luoghi simili tra
consumatori (NON FAN, cercate di capirlo cari autori, c'avemo la media di 30 anni ciascuno. Non siamo NERD vintage) di DD.
Io non ho nulla in particolare contro la
metanarrazione - per esempio m'era piaciuto parecchio un episodio su un CF recente molto pirandelliano in questo senso, secondo la dimensione del teatro nel teatro - ma se deve esser usata per metter le mani avanti onde prendere per il didietro, la rispedisco al mittente con una serie di
infra-pernacchie alquanto meritate
.
Il titolo mi faceva pensare qualcosa tipo
Verso un mondo lontano, Quando cadono le stelle... con un pizzico di
Zed per i mondi paralleli di astruse impossibilità...
... ma alla fine si rivela poco più che una vacua parabola bonaria à la
Lago nel cielo con pretese fprzose di metafisica applicata al Nostro - meglio lasciarle al Conte queste cose -
e sferzate sulle problematiche della scrittura creativa... che guardacaso già appestavano il numero scorso. Sembra come se gli autori lancino un grido (risentito) d'allarme contro i lettori stessi... perché in pratica nunjaaafanno ad arrivare a 94pp di sceneggiatura, in crisi compositiva prima che creativa
Con tutta la buona fede possibile alla fine comunque
ho votato 6 (stentato) perché i disegni mi sono piaciuti parecchio, e non mi pare una roba così pesante, per quanto la parte conclusiva sia parecchio irritante, non tanto per il modus in cui è rappresentata quanto per la finalità, moooolto cringe.
Qualche dettaglio
S _ P _ O _ I _ L _ E _RComincio dal top, che per me sono i disegni di
Genovesi, poco al risparmio nonostante il suo cognome
Ha lavorato parecchio sulle figure geometriche, l'apparato tecnologico della base, etc senza caricare troppo il tratto. Oceano e pioggia quanto basta, forse qualche mascellone di troppo, o Dylan un po' troppo ringiovanito, ma alla fine la qualità è sempre molto alta, dettagli compresi.
Unici due appunti: alcuni urti/magnetismi all'interno della piattaforma non tanto si capiscono per come vengono resi, e poi... posso capire una sexy lady che s'infila prima le calze e poi la gonna, con/senza le mutande bypassate (pp.12-13)... ma Dylan che nelle stesse pagine s'infila i
jeans smutandato la vedo dolorosetta come pratica, evirazione escludendo. Non oso immaginare un giro in bici a seguire, cavallo-masochismo a tutto trotto
Cestaros un po' più convincenti della loro (bassa) media, ma solo perché i toni fantastici fanno parte della storia, non perché loro c'entrino qualcosa con le ambientazioni cupe ed inquietanti di DD.
La storia vive di 3 tronconi in pratica: il rapimento (fino a p.33); la base Nemo sotto squasso (fino a p.65); l'incontro con Elon-azar Musk in dis-Guise (fino a p.98) che tttanto ci dirà sul versante del meta-racconto come concept.
La prima parte per quanto vista e stravista almeno incuriosisce. Il ritmo tiene, nonostante succeda poco, e mi dispiace contraddire la voce fuori campo metacommentante - che sarebbe del prof Travel che vediamo in chiusura? - ma la presenza di Eva c'azzecca eccome nella logica degli eventi, contrariamente alla riserve banalizzanti di p.28 e p.36 che la fanno passare per inserto inutile e macchinoso. La tizia non solo aggiunge un po' di pepe in più vederla tra i tecnici della piattaforma, ma mi sembra anche lo starter più probabile per il raggiro
.
Sono lieto di dissentire a livello narrativo anche da quanto si mumbleggia a p.46 sul fatto che meglio far passare la convocazione di Dylan per la solita solfa collegata al suo sviluppato quinto senso e mezzo... piuttosto che ai sogni intercomunicanti che partono come stimoli dalla navicella sommersa. Anche qui la soluzione scelta è la più banale e meno suggestiva, non so se a detrimento (indiretto?) delle lezioni di Travel in chiusura, o perché deve predominare il (falso)concetto che più si appiattisce la forma del contenuto più quello si dilata con disinvoltura. Di certo verrei espulso nel giro di un quarto d'ora da un corso simile di scrittura per divergenze conclamate. Spero mi rimborsino la quota
.
L'intera faccenda dei rottami satellitari e della base oceanica mi è piaciuta, come ispirazione di base. Mi ricorda un paio d'albi citati sopra, senza metter in mezzo
Goliath o quello sulla piovra gigante di De Nardo. Speravo anche in un'eco da
Alfa&Omega con la scimmia imprigionata nella navetta durante un lungo viaggio galattico, ma così non fu.
Peccato, perché per come viene confezionata questa sezione sembra più consona ad un episodio di
Martin Mystere e/o
Nathan Never che del nostro non-troppo-Old-Boy. A questo contribuiscono soprattutto i disegni iper-tecnologici, il mad doctor visionario di turno, lo sconquasso da disaster-movie, e le geometrie impossibili venute da mondi lontani.
Un fanta-mystery non proprio azzeccato in parole povere. In cui tra l'altro succede quasi nulla, tenuto conto che Travel non fa altro che dare spiegazioni di cui non è neanche troppo convinto, mentre Dylan deve solo calarsi passivamente nel modulo subacqueo fino al patatrac. Blub
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Sulla sezione finale poco da dire. Scadente e (s)caduta su se stessa. Proprio un "finalino", come detto dall'alunno di pagina 93.vi, c'è poco da girarci attorno. Fanalino di coda in zona retrocessione, tra le prove meno illuminate nella classifica di Enna.
Il racconto del cccenio Elon-azar Musk in dis-Guise è di una banalità disarmante, col suo lambiccarsi di astrattismi concettuali che non vogliono dire nulla... e che per darsi un tono di concretezza devono sbrodolare nel mielosismo più patetico, con la storia d'amore incompiuta nei secoli dei secoli multiversali.
Saccarosio minimalista e neoplatonismo posticcio sono due dei peggiori ingredienti se combinati assieme: segnatevelo, se non per un corso di scrittura creativa, almeno per uno di cucina venusiana.
Il tutto districato rapidamente con Dylan che lancia fulmini a destra e sinistra con la massima nonchalance onde consegnare una scatola metaforica ad un vecchina gallese. I postini di Maria de Filippi sono più convincenti
.
Sulla ultime 9 pagine vorrei sorvolare.
Meglio il dolore di una piccola critica (p.95) o lo sguazzare in alibi confortevoli nel tentativo di prevenirla
Capisco come sia difficile trovare idee nuove (p.96), ma se uno è più proteso a rincorrere la rivoluzione ellittica della propria coda di paglia tentando mordente, è più probabile che queste gli sfuggano verso altri pianeti, facendo roteare le balle meteoriche dei proprio compagni di viaggio cosmico
.